Il mondo
moderno invece di progredire verso la cultura e la conoscenza profonda a tutti
i livelli regredisce nel gorgo delle furberie da ignoranza, dando risalto ad
azioni e persone che nulla hanno a che vedere con l’intelligenza umana vera e
propria.
Chi è dotato d’intelletto ragiona
sempre in termini di qualità, per
questo si circonda di persone più capaci
di sé (da cui avrà sempre da imparare) per
ottenere il miglior risultato possibile, o, comunque per tendere al meglio,
e cerca soluzioni razionali e sostenibili nello spazio e nel tempo,
puntando a risultati che coinvolgano il maggior numero di persone possibile.
Una
ristretta cerchia, non me ne voglia la maggioranza ma i risultati sono qui a
vedersi. “Crisi canta” e le migliorie vere sono ancora tutte, o quasi, in
attesa all’isola che non c’è.
I modelli positivi, la razionalità,
il genio e l’intelletto sono oggi merce rara e, ciò che è peggio, derise
dai più e dileggiate a favore di quelli che si pensano “i vincenti”, che a ben
vedere sono, anche qui quasi tutti, ovviamente uno scarto quadratico medio lo
conteggiamo, o nomi noti o presta - qualcosa in cambio di -, a livelli e a pesi
diversi proporzionali alle altezze.
Manca, ma qui pare sia un fattore specificatamente italico impossibile da
cancellare, quasi fosse un nucleotide
fisso del nostro Dna nazionale, molto sovente la concorrenza leale basata sulla
meritocrazia vera, non presunta,
data dalla prova provata, valutata in
modo corretto e scevro da pesi specifici nominali.
Allora, in questa crisi a tavolino, invece di far appello alla dea ragione si gioca ad attenti al furbo, non si tratta né di demagogia né di politica
ma semplicemente è lampante la mancanza quasi totale del concetto di equilibrio sostenibile.
Con mezzucci biechi, elusione
della legge, scarico di colpe e responsabilità su altri e disgregazione
dell’unità compatta per la risoluzione dei problemi si cerca di tirare a campare sulle spalle altrui,
che, poi stringi, stringi sono sempre le nostre, rammentatevene.
D’altronde i modelli che si considerano vincenti, e qui non solo un velo ma
una colata di bitume di elevato spessore ci dovremmo stendere sopra, sono i
peggiori e la stupidità del falso furbo diventa il brillio dell’acume da grande
mente (provate a mutare la disposizione degli spazi fra le due parole e avrete
la vera soluzione).
Usare il cervello per uscire con dignità dalla crisi, innovando ed
evolvendo finalmente la situazione socio economica e culturale del nostro paese,
anche attraverso la consapevolezza del
valore che ogni singolo ha sommato ad altri, potrebbe essere un buon
regalo, non solo per i posteri.
Auguriamoci che quel tempo arrivi in fretta e non
ci si ritrovi a dire“…spèci qua ivo en che me tô sô gh'è una madònain canuttiera che de miracuj ne fà piô…”
B. Saccagno
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