Docucity - Festival Documentario
Docucity è un “festival/rassegna di
cinema documentario” per “documentare la città”, volete spiegarci in breve di
cosa si tratta?
«Docucity
è un festival/rassegna di cinema documentario creato e organizzato a partire
dal 2006 dall’Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Scienze della
Mediazione Linguistica e di Studi Interculturali in collaborazione con il Dipartimento
di Beni Culturali e Ambientali – insieme al CTU, Centro di servizio per le
Tecnologie e la Didattica Universitaria Multimediale e a Distanza.
Rassegna e festival si articolano ogni anno, tra
novembre e maggio, con occasioni didattiche ed eventi pubblici, intorno a un
unico tema: la polis contemporanea,
con le sue topografie in continua trasformazione e la ricchezza di emozioni ed
esperienze di coloro che la abitano, focalizzando l’attenzione in particolare
su due temi di grande rilevanza:
-
la vita nella
metropoli contemporanea in Italia, in Europa e nel mondo;
-
la
multietnicità come realtà culturale, civile ed economica oggi.
La Rassegna si articola in alcune giornate di
conferenze e proiezioni cha vanno da novembre ad aprile. In ogni appuntamento,
i docenti introducono e commentano uno o più documentari inediti in Italia e
spesso vincitori di premi in importanti festival internazionali (Parigi, Sundance, Toronto, Berlino) e
coordinano una tavola rotonda con esperti sui temi trattati.
Il Concorso ha invece, fino ad oggi, una
dimensione nazionale e accoglie solo opere prodotte in Italia».
Quando, come e dove è nato il progetto Docucity?
«Docucity
nasce nel 2006 come rassegna internazionale di documentari sul tema della
città, organizzata in una decina di appuntamenti settimanali all’interno del
calendario accademico dell’Università degli Studi di Milano.
Le proiezioni, introdotte e commentate dai docenti
delle aree culturali di riferimento, sono rivolte prioritariamente agli
studenti ma aperte alla partecipazione del pubblico esterno.
A partire dal 2010, alla rassegna internazionale
si è aggiunto il nuovo progetto Docucity
– Concorso Nazionale per Film e Video che invita filmmaker italiani a incontrare il giudizio di una prestigiosa
giuria di esperti che assegna ogni anno un premio in denaro al miglior film in
concorso».
Docucity è un progetto in progress dell’Università di Milano,
che mette in campo specializzazioni e dipartimenti diversi con un unico
obiettivo di sviluppo e di lavoro, come siete riusciti a creare una rete
interna di successo e quali sono i principali punti di forza e di debolezza, se
ce ne sono, del vostro team di lavoro?
«Docucity ha
un’identità composita come chi ne ha concepito l’idea.
Nella sua ideazione, il festival combina la
specificità documentaria del CTU dell’Università degli Studi di Milano, le
competenze multilinguistiche e culturaliste del Polo di Mediazione
Interculturale e Comunicazione e le risorse di memoria e archiviazione della
Biblioteca del Polo.
Il progetto è in progress proprio perché Docucity acquisisce a poco a poco altre
identità meticce e plurilingui. Infine, sguardi esterni confluiscono di anno in
anno nella rappresentazione, e sono altre angolazioni narrative, altre ruvide
fotografie di città.
La direzione e il coordinamento del festival sono
suddivisi tra Nicoletta Vallorani, docente di Lingua e Cultura Inglese dell’Università di Milano, Marco Carraro produttore
esecutivo, regista e filmmaker e Gianmarco Torri responsabile dell'archivio
video, delle acquisizioni librarie e audiovisive per la mediateca del Polo di
Mediazione Linguistica e Culturale e curatore delle iniziative culturali per il
CTU.
La presenza di molteplici competenze è certamente
il punto di forza dell’organizzazione del festival; l’elemento di debolezza è
forse dovuto alla difficoltà di coordinamento delle diverse figure coinvolte
all’interno di un contesto, quello universitario, molto complesso e articolato
dal punto di vista burocratico e amministrativo.».
Nel contemporaneo la cultura non
naviga in buone acque, pochi fondi e scarsi interventi governativi a sostegno
dell’economia culturale, quanto sono importanti, invece, i festival come il
vostro, per dare spazio, voce, visibilità ed opportunità a produzioni
cinematografiche di qualità ma scarsamente accessibili al grande pubblico?
«Parlare del taglio dei fondi pubblici alla
cultura e alla ricerca è un po’ come “sparare sulla croce rossa” in questo
periodo storico. Nonostante la scarsità delle risorse, Docucity viene realizzato grazie alla volontà dell’Università di
Milano di promuoverlo con il sostegno di alcuni enti pubblici (Comune di
Milano, Comune di Sesto San Giovanni, Istituto Confucio). Sicuramente non sarà
facile garantire la continuità di iniziative come la nostra nel tempo, in
mancanza di politiche strutturali a sostegno della cultura.
La presenza di un festival come Docucity è invece importante perché offre
visibilità ad autori ed opere spesso poco conosciuti al di fuori di circuiti
specializzati, e avvicina al cinema documentario nuovo pubblico che, altrimenti,
difficilmente ne verrebbe a conoscenza.
Proprio per ampliare il possibile pubblico e dare
visibilità ai film, i materiali audiovisivi raccolti attraverso il progetto Docucity nel suo complesso sono
depositati e consultabili in loco
presso la Biblioteca del Polo di Mediazione Interculturale e Comunicazione e
costituiscono una collezione di documentari unica in Italia, accessibile
liberamente da studenti, studiosi e pubblico generico.
Questo ha consentito di creare rapporti di
collaborazione con altre istituzioni italiane e straniere con le quali si stanno
sviluppando progetti unitari».
Docucity offre la possibilità a 50
studenti dell’Università degli Studi di Milano, opportunamente formati, di far
parte della Giuria che attribuirà il premio del pubblico. Quanto è importante,
per un’università, creare delle esperienze concrete, oltre la teoria, per la
conoscenza diretta di una realtà culturale importante come il vostro festival?
«Sì, dal 2011, oltre al premio attribuito dalla giuria di esperti, è stato
creato un Premio del Pubblico assegnato da una giuria di 50 studenti dell'Università preparati attraverso un
apposito Laboratorio di Critica Cinematografica e coordinati da un regista di
fama nazionale che, per le ultime due edizioni, è stato il regista Maurizio
Nichetti.
La possibilità di partecipare ad un progetto di formazione e pratica di
questo tipo rappresenta per studenti e studentesse
un’esperienza unica nel contesto delle università italiane.
L’obiettivo è sia quello
di portare all’attenzione delle giovani generazioni film e produzioni
indipendenti, sia di fornire loro una serie di competenze di base nel campo del
cinema documentario e una consapevolezza, seppure minimale, delle lingue e
culture cui i film in concorso si riferiscono.
Tutti elementi che, certamente,
li accompagneranno nella loro capacità di lettura della contemporaneità e della
realtà in mutamento».
Qual è il vostro target di pubblico e cosa cercano
gli spettatori nel vostro festival?
«L’iniziativa
trova il suo pubblico primario negli studenti dei Corsi di Laurea coinvolti, ma
tutte le proiezioni e gli incontri sono aperti alla città e a tutti gli amanti
di cinema, di documentari in particolare, che abbiano voglia di incontrare uno
sguardo inedito sulle trasformazioni delle metropoli contemporanee».
Quali sono i criteri che vi muovono nella scelta
delle opere selezionate per concorrere ai premi di Docucity? Quali
caratteristiche devono possedere?
«Docucity intende esplorare e promuovere
la produzione documentaria e di non-fiction,
un ambito che comprende forme narrative molto varie e articolate che in Italia
faticano ad avere visibilità.
Dal documentario d’autore al film-saggio, al film
di montaggio, all’animazione, ai film d’artista, ai documentari di ricerca
prodotti nei più vari ambiti disciplinari (antropologia, etnografia,
urbanistica, studi interculturali, sociologia): quello che ci interessa è
incentivare e riconoscere i molteplici approcci con cui il linguaggio
audiovisivo può indagare e raccontare la realtà. Cerchiamo sempre di avere un
occhio di riguardo per le produzioni a basso costo, gli esordi e di
presentare, accanto a documentari di autori già affermati, piccoli esperimenti
di giovani autori ancora poco conosciuti ma già con un loro chiaro percorso di
ricerca.
L’intenzione è quella di offrire una panoramica ampia sulle
potenzialità del cinema di non-fiction
e sulla ricchezza delle sue possibili forme. Il comitato di selezione lavora, a
partire dal tema centrale di Docucity
e secondo questi criteri, per presentare ogni anno al pubblico e alla giuria un
concorso che coniughi la qualità delle opere con un’idea di cinema documentario
molto amplia».
Che valore ha il cinema nel raccontare,
documentare ed insegnare la micro e macro storia contemporanea per chi la vive
e per i posteri?
«Docucity si considera un contenitore
di “sguardi inediti su città contemporanee”, campionati per creare un
palinsesto di quello che è oggi il nostro vivere insieme, un luogo ingombro
delle piccole storie non ufficiali di chi lo abita senza poterlo costruire
a sua immagine.
Docucity
raccoglie opere che raccontano le città del mondo scegliendo documentari come
pezzi di un puzzle costruito un po’
per volta: ogni anno aggiungiamo qualche elemento in più – un minareto accanto
a un’abbazia, una piazza o un canale, un teatro o un museo.
Ci
muoviamo su una mappa sempre più ampia, segnando avamposti di un’esplorazione
che aspira a un obiettivo ambizioso: descrivere una realtà urbana presente
ovunque e diversa in ogni luogo. Nella didattica, nella ricerca, nel cinema
sperimentale e documentario, Docucity
vuole essere un pezzo di storia oggi non raccontata altrove.
Ci sembra
uno dei modi più efficaci per raccontare la complessità della realtà
contemporanea a chi c’è e a chi verrà».
Un bilancio di quest’ultima
edizione del festival?
L'edizione
2012 di Docucity si è svolta nel
migliore dei modi. Siamo molto soddisfatti della qualità delle opere presentate
e del successo di pubblico riscontrato.
Durante
la cerimonia di premiazione, la sera del 0 maggio 2012, alla Mediateca Santa
Teresa a Milano, la Giuria presieduta da Marco Bechis ha assegnato il Primo Premio di
€1.000 offerto dall’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di
Milano ad Andrea Opera prima al
prestigioso festival Cinéma du réel
di Parigi.
Nella
stessa cerimonia, la giuria composta dagli studenti dell’Università degli Studi
di Milano ha assegnato il Premio del Pubblico, offerto dalla
Casa Editrice Musicale Musicmedia e consistente nei diritti di
sincronizzazione per la produzione di un documentario della durata di 60
minuti, a Good buy Roma di Gaetano Crivaro e Margherita Pisano, un piccolo film
autoprodotto con uno sguardo molto originale.
Sul
nostro sito potrete trovare maggiori approfondimenti e le schede di tutti i film presentati
nell’arco delle diverse edizioni di Docucity.
Vi
ringraziamo molto per l’interesse che ci avete dimostrato e vi diamo appuntamento
alla prossima edizione! ».
B. Saccagno
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