lunedì 21 luglio 2014

Cultura è economia








Per qualche irrazionale motivo si pensa che economia e cultura, arte e produttività siano mondi incomunicabili che si muovono in direzioni opposte.

In realtà la cultura è tutto ciò che: l’uomo sa, fa, produce, conosce e vive. Siamo noi, l’uno e il tutto. L’oggi, l’ieri e il domani.

I consumatori cambiano, si evolvono, cercano il giusto equilibrio in tempo di crisi e, dopo tanto oblio, tornano a cercare la qualità e il corretto rapporto con l’equo prezzo.

Si erano dimenticati dell’importanza della “conoscenza” del prodotto, del produttore, della filiera e, in tempi di social a-sociali, riscoprono il contatto con i beni che consumano.

La pubblicità non basta più, i modelli standardizzati sono obsoleti e non rispecchiano il mercato, prova ne sono i fallimenti di advertising communication di grandi marchi (Costa, McDonald, Yamamay).
Cosa fare allora?

Ritornare a comunicare i valori e il know how proprio di un’azienda, raccontare al consumatore davvero cosa si è e cosa si fa, attraversando il concetto di consumatore-colui che è consumato per arrivare a -colui che è il motore vero del guadagno economico aziendale.

La cultura e il messaggio culturale sono le basi imprescindibili per raggiungere un valore aggiunto che il nostro mercato può e deve dare: la qualità, vera, al consumatore.

Economia aziendale significa anche, e soprattutto, valorizzare in senso culturale (ossia ciò che: sono, produco, faccio, credo, esporto, guadagno, offro, immagino) la propria essenza produttiva, per integrarla nel sistema di entrate d’impresa vere e proprie.

Gli slogan e la pubblicità passano e non bastano, a volte, pur con costi altissimi, ritornano indietro come boomerang sulla fronte (vedi supra), ma il valore culturale dell’azienda, la sua qualità, la sua “trasparenza” se, raccontati in modo originale, inconfondibile e chiaro diventano un segno positivo spendibile nel presente e nel futuro.

Un processo cognitivo  di conoscenza, Knowledge cultural biz, che può rendere competitive e vincenti le imprese, anche nella sfida con mercati emergenti, dove la qualità e il know how sono, spesso, cancellati dalla logica di una concorrenza che si muove su orizzonti ben lontani dalla tutela del consumo, del prodotto, del produttore e del consumatore.












B. Saccagno



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