Per qualche irrazionale motivo si pensa che economia e cultura, arte e produttività siano mondi incomunicabili che si muovono in direzioni opposte.
In realtà la cultura è tutto ciò che: l’uomo sa, fa, produce,
conosce e vive. Siamo noi, l’uno e il tutto. L’oggi, l’ieri e il domani.
I consumatori cambiano,
si evolvono, cercano il giusto equilibrio in tempo di crisi e, dopo tanto
oblio, tornano a cercare la qualità e il corretto rapporto con l’equo prezzo.
Si erano dimenticati
dell’importanza della “conoscenza” del prodotto, del produttore, della filiera
e, in tempi di social a-sociali,
riscoprono il contatto con i beni che consumano.
La pubblicità non basta
più, i modelli standardizzati sono obsoleti e non rispecchiano il mercato,
prova ne sono i fallimenti di advertising
communication di grandi marchi (Costa,
McDonald, Yamamay).
Cosa fare allora?
Ritornare a comunicare i valori e
il know how proprio di un’azienda,
raccontare al consumatore davvero cosa si è e cosa si fa, attraversando il
concetto di consumatore-colui che è consumato per arrivare a -colui che è il
motore vero del guadagno economico aziendale.
La cultura e il messaggio
culturale sono le basi imprescindibili per raggiungere un valore aggiunto che
il nostro mercato può e deve dare: la qualità,
vera, al consumatore.
Economia aziendale significa anche, e soprattutto, valorizzare in
senso culturale (ossia ciò che: sono, produco, faccio, credo, esporto, guadagno,
offro, immagino) la propria essenza
produttiva, per integrarla nel sistema di entrate d’impresa vere e proprie.
Gli slogan e la pubblicità passano e non bastano, a volte, pur con
costi altissimi, ritornano indietro come boomerang
sulla fronte (vedi supra), ma il
valore culturale dell’azienda, la sua qualità, la sua “trasparenza” se,
raccontati in modo originale, inconfondibile e chiaro diventano un segno
positivo spendibile nel presente e nel futuro.
Un processo
cognitivo di conoscenza, Knowledge cultural biz, che può rendere
competitive e vincenti le imprese, anche nella sfida con mercati emergenti,
dove la qualità e il know how sono,
spesso, cancellati dalla logica di una concorrenza che si muove su orizzonti
ben lontani dalla tutela del consumo, del prodotto, del produttore e del
consumatore.
B. Saccagno
Biblio linkografia
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