Fondatrice, dirigente commerciale e relazioni esterne Erbe
Brillor - Cascina Meira
“Questo luogo è dedicato a tutti coloro che sanno sognare e costruire
con le opere i loro sogni tanto da renderli veri .Una traccia nel presente per
un futuro più bello e sostenibile per tutti. Noi siamo una fabbrica di fantasia
per i figli del mondo…”, dite presentando la vostra azienda agricola
biologica che sorge in un paesaggio incantato.
Quando è scattata la
molla che vi ha spinto ad intraprendere questa meravigliosa avventura?
«Ognuno di noi ha affrontato un
suo percorso articolato, doloroso ed un po' straordinario.
Quando ci siamo incontrati avevamo
forti motivazioni personali per abbracciare questa avventura».
Nella vostra cascina non
coltivate esclusivamente erbe aromatiche ed officinali ma create anche prodotti
altamente innovativi e rispettosi dell’ambiente: gli agridetergenti, ossia detergenti per la casa di derivazione
vegetale che non inquinano le acque.
Cosa sono i fitodetergenti e come si producono?
«Fitodetergenza ed
Agridetergenti sono due marchi
registrati, inventati dalla loro creatrice, la chimica Antonina Maria Botta,
mia socia.
Fitodetergenza è
il grande contenitore che esprime il concetto d’indagare ed impiegare le piante
a scopo di detergere, Agridetergenti
è il nome dei nostri prodotti per la casa, che ci avvicinano all’agricoltura ed
al territorio.
Sono detersivi fatti coi nostri prodotti del campo.
Si producono mettendo a macerare le erbe in alcol bio, aceto bio, grasso di cocco e
facendo un’emulsione che è costata ad Antonina Maria Botta circa 16 anni di
ricerca difficile, dato che non esiste letteratura in merito».
I prodotti bioetici
stanno riscuotendo sempre maggior successo, sebbene siano spesso destinati ad
una nicchia di consumatori colta, preparata, attenta all’ambiente, alla qualità
e molto informata.
Quali sono i vostri target di mercato?
Ritenete che la crisi
possa essere una molla in positivo per accrescere la sensibilità verso i
prodotti ecosostenibili, arrivando a raggiungere un pubblico sempre più vasto
di consumatori?
«Il nostro target
è trasversale.
Infatti la consapevolezza e la coscienza si sviluppano
indipendentemente dal portafoglio, oggi si tratta di scegliere di acquistare
anziché l’ennesimo telefonino o un’altra maglia di cachemire ciò che non ti fa ammalare e non danneggia quello che
avevamo ricevuto gratis e che senza rispetto abusiamo: il magnifico
palcoscenico della natura.
Certo che sì, dove non può l’ideologia
maturata arriva la paura dell’ennesimo cataclisma.
Inoltre è noto che la ristrettezza
rende l’uomo più virtuoso e sensibile, là dove tenderebbe inesorabilmente al
mantenimento delle “aree di comodo”,
come le ha giustamente definite Roy Martina».
La vostra è una
fattoria didattica.
L’educazione, a tutti
i livelli ma soprattutto verso i giovanissimi, è un compito importante perché
può cambiare lo stato delle cose semplicemente con la conoscenza, senza
stravolgimenti ma procedendo con un percorso di apprendimento consapevole ed
etico.
Quali sono i concetti
chiave dei vostri percorsi didattici, cosa insegnate ai vostri discenti,
piccoli e grandi?
«Noi semplicemente cerchiamo di
attivare il ricordo di un’unità tra mondo umano, vegetale ed animale, secondo
il concetto di ecologia di cui
Antonina Maria Botta si è sempre fatta alfiere:
“Ecologia come scambio. I miei diritti non devono essere esercitati a
scapito di tutto il sistema circostante.”
I mezzi che usiamo sono semplici:
guardare, annusare, sentire, toccare.
I laboratori sono un mezzo per
ottenere questo, e sono sul nostro sito».
Oggi la comunicazione
è un elemento imprescindibile per il buon successo di un progetto o di un
prodotto, per crescere bisogna essere presenti su tutti i media, digitali e virtuali; si può dire che è un passaggio
obbligato per trasformare una buona idea in idea vincente.
Voi siete presenti
sulla rete, create eventi aprendo i vostri spazi ai visitatori ed avete
partecipato a trasmissioni televisive a carattere nazionale di grande successo,
quali risultati avete conquistato facendovi conoscere al “grande pubblico”?
«Il risultato è che siamo ancora
qui, con il nostro piccolo fatturato in crescita.
Altrimenti non ci sarebbe nessun
presupposto di sopravvivenza per una realtà sperimentale come la nostra che
crea un prodotto nuovo.
Ma le persone sono bersagliate
dalle informazioni e molto diffidenti.
Diventano nostri fan ad oltranza quando vengono a
trovarci e vedono che, una volta tanto, la realtà supera la comunicazione».
Per far crescere la
vostra azienda avete costruito una solida rete di collaboratori che condividono
le vostre motivazioni e siete parte di un’associazione culturale, Associazione perl’acqua, che si occupa di divulgare le vostre iniziative.
Sapreste
quantificarci il valore aggiunto della “sinergia compartecipata” per la buona
riuscita del vostro business
aziendale?
«Credo nel co-marketing,
nella rete e nella sinergia compartecipata.
A nostro rischio e pericolo abbiamo rifiutato la grande
distribuzione e ci siamo avvicinati alla distribuzione diretta, con canali
talvolta nuovi e sperimentali.
Ci collochiamo tra le piccole, medie aziende agricole
aderendo alla Coldiretti
ed ai Circuiti di CampagnaAmica, che sostengono il rapporto diretto tra produttore e consumatore.
Così il prodotto ci aiuta a divulgare cultura e viceversa».
Si sente parlare
sempre più spesso di “decrescita felice”, un termine che non mi piace
particolarmente perché lo associo ad un’implosione; io preferisco immaginare,
invece, una crescita consapevole e sostenibile, capace di generare un’economia
sociale su vasta scala a vantaggio di tutti.
Un mondo diverso, con
altre strade da percorrere che possono evolversi, semmai, seguendo innovazioni
che nascono da idee ancestrali riviste in ottica contemporanea, per il
benessere ad ampio raggio di tutta la terra e dei suoi abitanti.
Questa è la mia
visione personale, mentre voi come definireste il concetto di innovazione e di
economia della decrescita?
«Concordiamo pienamente e
condividiamo questo pensiero.
Direi che, a questo punto della
nostra evoluzione, “innovazione” dovrebbe essere equilibrio tra i mondi per il
benessere di tutti ».
Voi siete un
bell’esempio di successo, che è il frutto di un lungo lavoro di studio e di
grande professionalità, tutti elementi chiave per riuscire a far emergere una
buona idea anche in momenti difficili.
Sebbene, nel nostro
paese gli ostacoli siano infiniti, a causa della burocrazia, di vuoti
legislativi pesanti e dell’assenza di vero programma di sviluppo economico.
Dal vostro punto di
vista privilegiato, di impresa che funziona, che quadro socio economico e
politico vi trovate ad affrontare?
«Quello che ci siamo costruiti dal
Dopoguerra con ostinata determinazione: una grande abbuffata che lascia
attoniti e con le ossa rotte.
Gli ostacoli sono infiniti, perché
il sistema è fatiscente dalla fine dell’Impero Romano e ci vuole una tenacia
non comune per resistere.
Non è detto che ce la si faccia.
Noi siamo un controcanto talvolta
non gradito ma, sulla nostra strada, incontriamo tanta bellezza e
determinazione nelle persone attorno a noi.
Mi illudo che fare in silenzio,
oggi, sia più significativo che parlare esprimendo inevitabilmente giudizi su
una realtà davvero complessa e difficile da afferrare.
Noi preghiamo e lavoriamo, secondo
la regola benedettina, anche se nessuno di noi è cattolico».
Infine, qual è il
vostro sogno per il futuro?
«Semplicemente continuare ad
esistere, come una piccola luce che illumina e scalda».
B. Saccagno
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