Sino a pochi anni fa in
Italia il Crowd funding
era praticamente sconosciuto, oggi, invece, sta diventando una realtà capace di
offrire infinite opportunità per mettere in circolo idee e connessioni senza
limiti. Il fenomeno è in crescita esponenziale e sta attraversando una nuova
fase di specializzazione settoriale che gli permette di raggiungere un numero
sempre più vasto di utenti targettizzando
il servizio per campi specifici di azione.
What is it?
Letteralmente si può
tradurre in “finanziamento da parte della
‘folla’”, o meglio sistema di finanziamento collettivo[1]
che segue una logica compartecipata bottom up.
Il sistema si basa su un
procedimento semplice quanto efficace che si avvale delle enormi potenzialità
del Web: attraverso dei portali dedicati è possibile far circolare idee e
progetti alla ricerca di micro finanziamenti per reperire il capitale
necessario per una start up o
per la realizzazione effettiva del progetto, superando le difficoltà e le
rigidità che si incontrano nei tradizionali canali di finanziamento.
In pratica per realizzare
un’idea servono dei fondi e per raggiungere il risultato ci si avvale della
compartecipazione di un vasto numero di piccoli “finanziatori” che condividono
e credono nel progetto scegliendo di sostenerlo anche con quote irrisorie, a
partire da pochi Euro. Ma la presenza di un vasto numero di persone, coinvolte
direttamente, dà la possibilità di raggiungere risultati importanti.
Il Crowd funding ha come ulteriore elemento distintivo, come si è
detto, internet, la rete Web,che
offre a tutti l’opportunità di poter “mettere in vetrina” le idee; attraverso
un circuito ben oliato e conosciuto si può promuovere i propri progetti in modo
ottimale, avendo la chance di
raggiungere un potenziale pressoché infinito di micro finanziatori, avvalendosi
di un processo virale[2]
di compartecipazione che è, oggi, quasi un bisogno primario dell’uomo sociale
contemporaneo.
Si tratta di un vero e
proprio sistema di micro finanza che
non si ferma solo alla raccolta fondi ma coinvolge direttamente le persone, che
diventano parte attiva di un progetto che conoscono, apprezzano e condividono e
che sentono proprio, per questo possono diffonderlo direttamente amplificando
la cassa di risonanza comunicativa.
Risposta ad un bisogno sociale
Il successo di questo
tipo di finanziamento è dovuta anche alla sua capacità di rispondere ad un
bisogno sociale contemporaneo: compartecipare attivamente, sentendosi parte in
causa di un processo positivo.
Qui, infatti, si
ricercano “finanziatori” consapevoli, a conoscenza del progetto e del suo
percorso di crescita.
L’esserne parte significa
assumersi, seppure con i dovuti limiti, la responsabilità del suo successo, che
è visibile e trasparente, è “tangibile”.
Che sia uno strumento in
grado di rispondere alle nuove esigenze dell’economia contemporanea si legge anche
dai dati pubblicati dal Sole24Ore[3]
(analisi pubblicata on line a novembre
dello scorso anno), a fine 2012 le piattaforme attive in Italia erano 16 con
altre in fase di definizione, non poco visto il ritardo cronico del nostro
paese in materia di innovazione digitale.
Interessante è anche il
dato che riguarda i progetti (sempre in riferimento all’analisi del Sole24Ore), alla diverse piattaforme ne
sono stati inviati ben 35.000 e selezionati, per la pubblicazione, 9.000[4],
numeri enormi che testimoniano quanto oggi sia ritenuto uno strumento
essenziale ed utile per mettere in pista i propri progetti.
Crescono gli utenti e si
amplia il range, se prima erano
essenzialmente progetti culturali e sociali indipendenti oggi anche le
istituzioni più tradizionali si rivolgono alle piattaforme di crowdfounding, esemplare la campagna di
raccolta fondi per la ricostruzione della Cittàdella Scienza di Napoli[5],
oppure declinano su misura il concetto intrinseco per sostenere le proprie
attività, le proprie collezioni o i restauri attraverso la partecipazione
attiva degli utenti[6].
Anche le banche, oggi,
sono entrate a far parte del sistema, segno del suo consolidato peso specifico per
la ricerca di finanziamenti[7].
Criticità
Naturalmente non è tutto oro quel che luccica, pur
avendo un ampio margine di sviluppo e un target
di utilizzatori in trend crescente ci
sono ancora lacune che andrebbero, o andranno, colmate per arrivare ad affinare
in modo ottimale il servizio offerto.
In Italia, per esempio,
manca ancora una normativa chiara che regoli il sistema: si fa riferimento al decreto [8],
convertito in legge “Decreto Crescita 2.0” ,che affronta una materia eterogenea, vasta e
complessa che riunisce in un unico testo una serie di tematiche molto
differenti fra loro, ma non c’è una legge specificatamente dedicata al crowdfounding. Servono regole chiare e
condivise che sostengano lo sviluppo di un organismo competitivo ed efficiente
per facilitare l’accesso ai finanziamenti per idee e progetti innovativi .
A questo possiamo
aggiungere il digital divide che
ancora grava come un macigno sulla competitività del nostro paese.
Il Web è un enorme
risorsa e una carta vincente se utilizzata nella maniera giusta, purtroppo non
esiste una politica chiara a sostegno di una digitalizzazione efficace della
nazione in ottica economica, culturale e sociale.
Ma il gap
è anche culturale, manca ancora in trasversale la conoscenza piena dello strumento
e, quindi, la capacità di utilizzarlo appieno ed in modo ottimale. Spesso si
pensa basti inserire il progetto e lasciarlo vegetare mentre è proprio la
connessione diretta tra progettista e finanziatori a creare il movimento attivo
per sviluppare l’effetto buzz
generato dall’interesse e dall’appoggio condiviso di un’idea.
Arrivare al successo,
anche partendo da zero, è possibile solo se ci sono strategie di sviluppo ben
chiare e si lavora in trasparenza per coinvolgere i micro finanziatori in un
processo compartecipato.
La trasparenza è un
elemento necessario lungo tutto il percorso, così come la puntualità nel
seguire le crono tabelle annunciate e il mantenimento del legame con il proprio
pubblico di sostenitori, la “fidelizzazione”, durante tutte le fasi progettuali
e oltre[9].
Gli esempi di successo
dimostrano proprio questo, purtroppo latita un vero e proficuo spazio comune di
dialogo e di promozione efficace delle best
pratice, la “rete”, tanto invocata per aumentare il potenziale progettuale,
spesso rimane sulla carta invece di trasformarsi in valore aggiunto, culturale
ed economico, da spendere per l’innovazione e per generare un circuito
economico virtuoso a micro e macro livelli trasversali.
B. Saccagno
Biblio linkografia
[1] “Il crowdfunding (il cui significato
letterale è quello di “finanziamento collettivo”) si basa su un piccolo
contributo economico fornito, singolarmente, da un largo numero di individui
provenienti da tutto il mondo per finanziare, con una somma stabilita in
anticipo, un progetto”, tratto da Rete
Forum, la community del sistema
camerale, http://www.reteforum.it/index.php?option=articolo&categoria=7&id=358
[2] Marketing virale: l’utilizzo dei social network, attraverso un semplice sistema di buzz, di passa parola virtuale, per la
promozione e lo sviluppo di un brand
o di un prodotto
[3] Analisi delle Piattaforme diCrowfunding italiane, Daniela
Castrataro, Ivana Pais, Il Sole24Ore,
Novembre 2012
[4] Vedi supra nota 3
[5] Il 04 marzo 2013 un terribile incendio ha devastato la Città della Scienza di Napoli, per riuscire a rimettere in attività
un centro di aggregazione e di conoscenza così importante è stata
immediatamente sottoscritta una raccolta fondi partecipativa che ha avuto un
grande successo. http://www.cittadellascienza.it/notizie/ricostruiamo-citta-della-scienza/
[6] Ad esempio la campagna “Adotta unaGuglia” del Duomo di Milano, o il successo ottenuto da Palazzo Madama a Torino per l’acquisto del servizio
in porcellana della Collezione Tapparelli d’Azeglio
[7] Ad esempio il caso di Terzo Valore diBanca Prossima, piattaforma di crowdfunding per il
terzo settore creata da due banche in partnership,
vedi Due banche si uniscono e nasce ilcrowdfunding sociale, di A.
Spetrino, in Crowdfundingo.it
[8] Decreto Crescita 2.0, D.L. 179/18.10.2012 (G.U. 18.12.2012), convertito in Legge 221/17.12.2012 (G.U.
18.12.2012)
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