Il nome non
è molto orecchiabile, ma chiarisce subito il focus del progetto biennale, finanziato dai fondi europei (Progetto finanziato con l’European Union's Seventh Framework Programme FP7): trovare le buone pratiche per ridurre e contenere le emergenze generate dai
disastri naturali; favorirne la libera circolazione per prevenire i
rischi e per realizzare piani d’intervento e di gestione del rischio ottimali.
L’aumento delle calamità
naturali a livello globale è sotto
gli occhi di tutti, sebbene esistano zone ad elevato rischio e altre meno
“soggette”.
Possiamo pure dire che
molte catastrofi avrebbero potuto avere esiti meno traumatici, basti pensare a
ciò che negli ultimi anni accade nel nostro paese, sarebbe bastato muovere a
tempo: prima la prevenzione
sistematica; durante la macchina dell’informazione
costante e corretta e l’organizzazione
razionale del sistema di step da
seguire, dal pre allarme alla fase di
soccorso post evento; poi l’analisi del rischio e la conseguente ricostruzione sostenibile per
l’ambiente e l’uomo.
Tutto questo pare utopia.
Le governance ripetono che le difficoltà oggettive, almeno così
“dicono”, più complesse sono legate al monitoraggio
del rischio ed alle azioni preventive efficaci, però, si
potrebbe dire che molte di queste ultime si possono ascrivere alla normale
logica della gestione territoriale, banalmente: non costruire a ridosso degli
argini di un fiume; valutare la tipologia e la portata del corso d’acqua prima
di plasmarne il letto su modelli standard;
non costruire in zone a rischio idrogeologico, come i pendii montani o “sulla
spiaggia”; evitare il disboscamento selvaggio ed incontrollato, le radici degli
alberi trattengono e drenano il terreno; evitare lo sfruttamento indiscriminato
delle risorse; cercare di non snaturare i suoli; etc (l’elenco è infinito).
Per
risolvere il problema, almeno dal punto di vista di buone pratiche condivise
adottabili in tutto il mondo, è nato il progetto Catalyst, creato dalla TWAS,
coordinato da Seeconsult GmbH, in collaborazione con partner istituzionali, organizzazioni
non governative ed enti di ricerca, con durata biennale (2011-2013).
Catalyst è un consorzio che ha come
obiettivo lo sviluppo di un network internazionale per
l’evidenziazione di buone pratiche da adottare in caso di rischio ambientale,
consultabili dai governi per delineare politiche di prevenzione rischi e di
gestione ambientale sostenibile.
Attraverso un sistema di studio, di monitoraggio del rischio, di analisi,
di valutazione, di informazione e di raccolta dati sulla situazione
mondiale dei disastri naturali (tzunami,
alluvioni, terremoti,etc) che
accadono, o sono accaduti di recente nel mondo, si delineano, come da obiettivo,
linee guida corrette, basate sulle buone pratiche, per la pianificazione degli interventi
strutturali per ridurre l’impatto
socioeconomico degli eventi naturali dannosi e della gestione degli step pre,
durante, post evento.
Raccogliere dati,
analizzare gli errori e i comportamenti virtuosi, capire quali sono gli
interventi da attuare per la creazione di una vera e propria cultura del rischio ambientale fruibile
con facilità da tutti i paesi del mondo, senza distinzione fra ricchi e poveri,
è la base per studiare programmazioni razionali ed efficienti volte alla
sostenibilità tout court.
Catalyst lavora con work shop mirati multilevel organizzando i lavori in
relazione ad una carta di rischio
che divide il mondo in quattro grandi
macro aree, particolarmente sensibili ai disastri naturali: Africa Est ed Ovest (WA, EA); America Centrale e Caraibi (CAC), Europa Mediterranea (EM), Asia, Sud e Sud-Est (SEA).
Per ogni subregione
si focalizzano le problematiche di
rischio più diffuse e si analizzano
in dettaglio, per capire quali siano le cause e gli effetti, si mappano le
“uncertainty”, cercando le soluzioni ottimali per ridurre l’impatto socioeconomico che le
calamità naturali inducono sulle zone che vanno a colpire.
Poi dalla
soluzioni mirate subregionali si passa a Think tank di scambio condiviso per facilitare la conoscenza e la circolazione di
informazioni e soluzioni, riassumendo i parametri comuni di riduzione e
gestione rischio per buone prassi valevoli per tutti.
I risultati del lavoro
verranno inseriti in archivi online ad accesso libero per i sistemi
governativi e si provvederà alla diffusione
delle sintesi attraverso la
comunicazione.
L’idea è buona, bisognerà
vedere come si strutturerà in concreto il progetto, soprattutto sui punti
pianificazione e ricerca di soluzioni flessibili, di cui nel contemporaneo i
governi, e non solo, difettano.
Contatti
B. Saccagno
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