Regista
GiuseppeVarlotta, “artigiano dell’immagine”,
descriviti in due fotogrammi e
raccontaci come, e quando, hai deciso di diventare un regista di professione.
«Non ho deciso di fare il
regista è avvenuto!
Come direbbe il
grande Alejandro Jodorowsky è un fattore di “sincronicità”.
Un giorno è avvenuto
perché (forse) doveva avvenire, il termine “artigiano dell‘immagine” me lo
diede un parroco in Germania, a Bochum,
tanti anni fa mentre presentavo alcuni miei lavori.
È divenuta professione
nel momento in cui ho incominciato sempre più a lavorare.
Questo è un mestiere che
impari a farlo nel momento stesso in cui
lo fai, è studiare attentamente le forme architettoniche della Vita, non so se mi spiego...
In poche parole non
smetti mai di studiare se lo vuoi fare seriamente.
Altrimenti, come mi disse
Mario Monicelli mentre preparavo la tesi: “O lo fai seriamente oppure lascia
perdere!”».
Nel 2005 hai fondato un movimento artistico trasversale
che percorre e fonde tutte le arti, l’Emozionismo, qual è il nucleo centrale,
l’essenza, che lo caratterizza e qual è stata la molla per dar vita ad una nuova corrente culturale?
«La molla che ha fatto
scattare questo Movimento, l‘Emozionismo,
è stata la totale mancanza di vere correnti artistiche che hanno caratterizzato
quasi tutti i periodi storici.
Mi sono sentito in dovere
di prendere spunto dai grandi artisti dell‘Arte per far capire, prima di tutto
a noi artisti, che l‘arte è uno strumento per evolvere e far evolvere l‘Uomo.
Con alcuni registi ci
siamo ritrovati al Festival di Torino
nel 2005 e ho “buttato” l’idea del Movimento
artistico, subito hanno riso, oggi mi danno ragione.
L‘essenza è “l‘emozione Vera”, non falsa, costruita,
traslata, voglio dire che noi “costruiamo
storie“ e dobbiamo raccontarle
attraverso una “Ricerca della Verità”,
immergendoci fino a quasi soffocare per poi riemergere e accendere la “Luce delle Creatività”.
Se tu ci pensi i grandi
artisti, vedi Leonardo, Caravaggio, Tiziano e tanti altri, per ricercare la “Verità” hanno “ donato“
all‘uomo la loro vita per “Illuminarsi”
verso il Divino.
Mi spiace dirlo ma credo
che solo gli artisti “veri” comprendano veramente il “Misticismo di Dio”, non a
caso quando andiamo a San Pietro , faccio un esempio a caso, andiamo per vedere
le opere di questi grandi Artisti e non dei piccoli uomini di potere che hanno
affossato la Chiesa.
La Spiritualità è Libertà di Potere.
Per concludere l’Emozionismo racchiude tutto questo».
Zoè, il tuo primo lungometraggio,
definito dal Morandini, 2010, “Un film
sulla resistenza in forma di favola non si era mai visto”, racconta uno dei
più drammatici episodi della storia del nostro paese sul filo della poesia
visiva, attraverso la voce e gli occhi della protagonista e dei personaggi che
incontra lungo il suo percorso.
Com’è
nato il tuo progetto e qual è l’elemento, o gli elementi, peculiari che sono la
forza di Zoè?
«La Storia ci racconta
che l‘uomo ciclicamente dimentica i fatti capitati anni prima.
Detto questo, io mi sono
sentito in dovere di non dimenticare
e soprattutto di far riflettere sul fatto che i nostri Sogni hanno un Potere
inimmaginabile.
Ho costruito il mio film attraverso fatti realmente accaduti
in quel periodo e fatti che sono capitati a me durante quel periodo, cioè i
Sogni Premonitori.
Mai nessuno ha sviluppato
questo forte potere del sogno, non a caso la fissione nucleare di Einstein E= mc2 gli venne in un sogno.
Sapersi ascoltare in
questo mondo di confusione e delirante non è per niente facile.
Sai, quando le persone
guardano il mio film non vedono un film “ normale”, vivono un viaggio, un “trip”, che forse nella loro vita non hanno
mai fatto.
Ovviamente, come dico
sempre, nel film ci devi “entrare”.
Cosa vuol dire “entrarci”?
Semplicemente devi
lasciarti trasportare senza pregiudizi.
Tutto qui.
Oggi giorno è difficilissimo “vivere il
silenzio”, anche perché sei bombardato dal vuoto, dal nulla, dal brutto, etc…
Ti devi prevenire con una
“corazza spirituale”, solo così
l’uomo potrà “vedere”».
I tuoi film
hanno partecipato, e partecipano, ad importanti Festival del Cinema, in Italia
e nel resto del mondo, ricevendo consensi e premi.
Secondo te quanto, e se,
sono importanti i festival per il cinema di qualità e per la produzione
indipendente?
«I festival sono
importantissimi, ma comunque sia è il pubblico che deve vedere i miei film.
Per me fare un film è creare un‘opera significativa, ci metto tutta
la mia ispirazione e creatività, spesso sono costretto a limitarmi, a togliere,
perché non ho i mezzi produttivi per fare diversamente.
Questo è castrante, ma,
purtroppo, ora è così, devo lavorare più degli altri se voglio ottenere i
massimi risultati.
Sai, questo è un mestiere
che se lo possono permettere coloro che sono ricchi di famiglia, io non lo
sono, ma voglio dimostrare che se, anche se non sei ricco, lavori costantemente,
tutti i santi giorni, prima o poi i risultati arriveranno.
Ricordo una frase a
riguardo che mi disse Mario Monicelli quando decisi di fare la mia tesi su di
lui: “Giuseppe, vuoi fare veramente
questo mestiere?…Allora FALLO!”».
La produzione
cinematografica indipendente in Italia è in continua evoluzione, produce film
di qualità, riceve apprezzamenti positivi dalla critica, coinvolge attori di
calibro, è fatta da giovani professionisti con le idee chiare, riceve
importanti premi nei festival esteri, ha un pubblico fedele e preparato, però,
rimane, purtroppo, al margine del circuito della grande distribuzione, perché
secondo te?
«Sai, la “democrazia“ è
anche questa.
Una volta non c’erano
tutti questi registi che volevano fare i film.
Oggi siamo tantissimi ed
difficilissimo entrare nel mercato.
C’è una concorrenza
spietata!
Ci vuole anche in questo
caso perseveranza, costanza, pazienza.
Credo che, nel tempo , se
una persona è veramente brava prima o poi sfonda e tutti saranno pronti a dire
“io lo sapevo”, anche i più
invidiosi…».
Oggi, anche in Italia,
il crowdfunding è una possibilità reale per la realizzazione di
progetti filmici indipendenti, che hanno, così, un nuovo spazio per poter
trovare i finanziamenti per produrre “l’idea”, grazie alla compartecipazione
diretta, al minimo sforzo richiesto ai tanti “finanziatori” e all’illimitata
potenza del Web.
Secondo te è uno
strumento efficace per dare fiato e vita alla produzione indipendente?
«Guarda mi fai una bella
domanda.
Proprio in questo periodo sto studiando il crowdfunding.
Ho conosciuto registi che
hanno utilizzato questo metodo e, da quello che ho capito, se il progetto è
veramente valido il film riesci a
realizzarlo.
Dato che il sottoscritto
sta preparando il suo nuovo secondo film,
vediamo se riuscirò anche io ad utilizzare questo nuovo metodo, direi
rivoluzionario ».
Sei presidente dell’associazione culturale Kabiria,
che promuove e produce spettacoli teatrali e opere cinematografiche, fra le
quali Nana e Zoè, perché hai scelto come strumento di lavoro un’associazione invece
di fondare una casa di produzione?
Quali sono i limiti e le potenzialità di
un’associazione in questo campo professionale?
«Ad oggi non ho ancora fondato
una casa di produzione per vari motivi, uno dei quali è l‘aspetto economico.
Costa troppo.
Stiamo, però, lavorando affinché la nostra Associazione
diventi una vera casa di produzione, vedremo.
I limiti di
un‘associazione sono parecchi.
Dalle major a chi fa cinema da molti anni sei
visto come se avessi la “malaria“, i tuoi prodotti sono considerati scadenti,
non professionali, invece, quando poi li vedono rimangono basiti e ti fanno
tutti i complimenti.
Quest’anno l’associazione
compie ben 10 anni, sono orgoglioso di averla fondata e di aver creato prodotti
di ottima qualità, tutto questo grazie ai soci fondatori».
I tuoi film, Nana e Zoè, possono vantare un cast di qualità, composto da personaggi di spicco del cinema e
della canzone, come sei riuscito a convincerli a partecipare in prima persona,
scommettendo su un giovane regista emergente?
«Ho semplicemente fatto
la cosa più semplice.
Li ho chiamati al
telefono e ho fatto capire loro che il progetto che avevano tra le mani era
unico nel suo genere.
Tutto qui!
Il resto viene da sé…».
In ultimo, in questo momento di difficoltà, forse,
più mentale che oggettiva, quale futuro vedi, ed ipotizzi, per il cinema
d’autore in Italia?
«Vedo una sferzata verso
il “Bello“ dopo tanti anni di “Buio“, di oscurità, stiamo vivendo un
momento storico Incredibile, magico, secondo me da questa Italia potranno
uscire veramente grandi autori!
Vediamo e attendiamo il
corso della Vita».
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