Coordinatore del progetto “PORTOBELLO” – Emporio Sociale di
Modena
http://www.portobellomodena.it
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Responsabile Area Informazione e Documentazione Centro dei
Servizi per il Volontariato di Modena
http://www.volontariamo.com/
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Portobello
evoca nell’immaginario collettivo la mitica Portobello
Road di Londra con il suo quartiere colorato ed il suo famosissimo mercato
brulicante di bancarelle.
Anche il Vostro vivace logo è legato ad un luogo di
scambio, si tratta però di qualcosa di più particolare ed innovativo: un punto
d’incontro sociale che supera le “normali” logiche di mercato e si apre alla
condivisione attiva di tutta la comunità modenese.
Potete raccontarci com’e nato il progetto?
«Tutto parte dalla constatazione del delicato
momento socio-economico che stiamo attraversando.
La crisi peggiora di giorno in giorno e ci
accorgiamo di come cambino i profili delle persone che si trovano a fare i
conti con la povertà.
Non ci sono nuove povertà, ma nuovi volti. È questa
la grande modifica a cui assistiamo.
Il mondo del volontariato ha pertanto sentito il
bisogno di reagire a questa grave situazione fornendo una risposta concreta ed
efficace alla crisi attraverso il progetto dell’Emporio Sociale di
Modena "Portobello", ovvero un luogo di raccolta e
di distribuzione di beni alimentari, rivolto a famiglie o ad individui in difficoltà
economica a seguito, ad esempio, della perdita del lavoro o del prolungamento
della cassa integrazione.
Finalità del progetto è quella di contribuire a
soddisfare il bisogno di generi di prima necessità a persone e famiglie che
vivono a Modena situazioni di fragilità e povertà, integrandolo con la cura
delle relazioni, l’ascolto e l’offerta di altri percorsi o servizi per favorire
l’uscita dalla situazione di difficoltà».
Come funziona esattamente Portobello Emporio Sociale e a chi si
rivolge?
«Portobello è uno spazio che
negli arredi ricorda un vero e proprio supermarket,
con una scelta di prodotti mostrati sugli scaffali che offrono la possibilità
agli utenti di individuare ciò che più risponde alle necessità familiari.
È fornito di prodotti di prima necessità -alimentari e per l’igiene
personale- e vi hanno accesso, per un tempo definito, famiglie in difficoltà
economica.
Per
accedere a Portobello sono stati
individuati alcuni criteri e parametri, legati a Isee, situazione occupazionale, etc,
e l’accesso al servizio è determinato dai servizi sociali del Comune, perché Portobello è uno strumento del welfare locale integrato con le altre
proposte di aiuto alla popolazione presenti sul territorio.
Ogni
nucleo familiare è dotato di un potere d’acquisto, espresso in “punti”,
caricato su una tessera (il codice fiscale) con la quale è possibile fare la
spesa. Il prezzo dei prodotti esposti non è infatti espresso in euro, bensì in
“punti”e le famiglie mensilmente hanno a disposizione un certo quantitativo di
punti commisurato al nucleo familiare.
I
destinatari target sono: famiglie in
difficoltà economica per mobilità, cassa integrazione, contratti di
solidarietà, licenziamento per chiusura azienda e riduzione personale;
lavoratori autonomi che hanno cessato attività, con un calo di almeno il 30%
del reddito; iscritti al Centro per l’Impiego dopo il 01 gennaio 2011; nuclei
familiari con solo redditi da pensione; famiglie in cui vivono persone con handicap certificati».
La crisi finanziaria sta
stringendo ininterrottamente la sua morsa depauperando sempre più i cittadini
italiani, cancellando, di fatto, la classe media ed aumentando le fasce a
rischio di povertà. I sistemi economici attuali non sono più in grado di
garantire uno sviluppo sostenibile ed è per questo che stanno tornando in primo
piano: la cooperazione condivisa, il ruolo della comunità e il fattore tempo.
Il Vostro progetto si propone di
creare una rete attiva e compartecipata per contrastare la povertà nel pieno
rispetto della dignità umana, come è stato accolto dalla città e dai partner che avete coinvolto?
«Portobello è diventato realtà grazie alla compartecipazione di tanti:
tutti gli attori del progetto, associazioni, aziende, istituzioni e cittadini,
hanno deciso di dar vita al progetto mettendo a disposizione quello che era
nelle loro possibilità, affinché con il libero supporto di molti si costruisse
qualcosa di nuovo, che appartenesse alla comunità.
A noi piace dire che è un progetto che nasce dalla città, nella città.
Diverse aziende del territorio hanno messo a disposizione materiali e
strumenti da utilizzare nel market
(es. Nordiconad ha fornito tutti gli
arredi per il supermercato e il magazzino, Mediamo
ha ideato il marchio e gli strumenti di comunicazione, CNA ha offerto consulenza e formazione,…) mentre volontari con
professionalità adeguate (es. architetto progettista, elettricista, etc.) hanno permesso da un lato
incredibili risparmi e dall’altro hanno
incrementato quella cultura della solidarietà e del “mettere quello che si
può/si sa” a disposizione degli altri che proprio a Portobello è di casa.
Tantissimi sono stati poi i cittadini che si sono candidati come futuri
volontari per la gestione di Portobello
una volta che il supermercato sarà aperto, ancora una volta a dimostrazione che
la nostra è una terra di grande solidarietà».
“Portobello è infatti un progetto con il
quale la comunità modenese aiuta se stessa, è un luogo in cui si produce
solidarietà.”
Quanto è importante innescare nuovamente il processo di solidarietà
sociale che nel nostro paese negli ultimi trent’anni si è un po’ andato
perdendo ma che è un forte volano economico e psicologico, in grado di
sopportare e superare la crisi e l’isolamento personale tipico di una cultura
liquida come quella attuale?
«Avvertiamo in maniera forte, come Associazione Servizi per il Volontariato - l’associazione capofila del progetto - la nostra responsabilità di operare, per
quanto ci compete, al rafforzamento della coesione sociale e di promuovere
l'elaborazione di progetti condivisi, atti a garantire un sistema di strutture
e di interventi ispirati alla solidarietà che diano un sostegno concreto non
solo alla qualità della vita di tutti, ma soprattutto alla tutela e alla
promozione delle persone più fragili e delle famiglie più povere.
La crisi economica ha effetti anche sulle risorse
economiche a disposizione di questi progetti, rendendo ancora più evidente
l'urgenza di questa presa di coscienza comunitaria: siamo, infatti, pienamente
convinti che la risposta ai vecchi e ai nuovi bisogni o la si costruisce
insieme o non ci sarà.
Proprio per questo Portobello è nato anche dall’adesione al progetto dei Servizi Sociali di Modena: il loro
coinvolgimento ci permetterà di arrivare a quei target di “nuovi poveri” che non sono ancora presi in carico da
altri servizi del Comune, e di usare così le risorse in modo efficace ed
efficiente.
Le associazioni promotrici di Portobello hanno voluto poi che all’interno dell’Emporio si
promuovesse la solidarietà e si cercasse di responsabilizzare i clienti del market a fare qualcosa per gli altri,
producendo nuova solidarietà, al fine di innescare quel volano di crescita ed
impegno civico che può davvero fare la differenza in una situazione di
congiuntura economica come quella attuale».
Il progetto Portobello si basa sul “cosa puoi fare tu”, non solo devolvendo denaro
ma anche prestando opera di volontariato, donando il proprio tempo.
In Italia il volontariato è una
realtà concreta, molto attiva e partecipata; è, di fatto, un vero e proprio
sostegno economico per il Paese ma, purtroppo, non sempre ottiene il giusto supporto
da parte dello Stato, a livello di fondi e legislativo, né viene dato valore
economico al Welfare.
Cosa, secondo voi, servirebbe
per poter avere maggiori strumenti e agevolazioni per aiutare il volontariato a
crescere e ad ottimizzare i risultati?
«Il volontariato è chiamato a svolgere un ruolo sempre più importante
nella costruzione del welfare locale
ed è quindi necessario sperimentare nuove modalità di collaborazione tra
istituzioni, imprese ed associazioni e consolidare le buone prassi.
Le sfide sono complesse e richiedono competenze, versatilità,
possibilità di partecipare ed incidere nella discussione politica: sono quindi
importantissimi tanto gli strumenti di supporto e stimolo - come i Centri di Servizio per il Volontariato -
quanto i soggetti di rappresentanza e partecipazione politica, quali il forum del terzo settore, i comitati
paritetici provinciali e gli altri organi di coordinamento tra soggetti del
terzo settore».
Oggi un’azione
culturale necessaria è quella di ridare consapevolezza al consumatore e al suo ruolo
principale, ed essenziale, nel mercato; un ruolo attivo che può cambiare la
direzione attuale verso un sistema di crescita economica sostenibile.
Quanto sarà
importante, per il progetto, affiancare al sostegno “materiale” l’educazione al
consumo consapevole?
«Il nostro desiderio è quello di poter offrire ai
nostri utenti non solo un aiuto materiale, ma anche una serie di consigli e
informazioni che li possano rendere coscienti e consapevoli dei loro consumi.
Vorremmo che Portobello
diventasse un canale di diffusione di buone abitudini: accanto al market, infatti, esiste un punto
d’ascolto per l’accoglienza e l’accompagnamento delle nuove famiglie ammesse,
nonché alcune attività di socializzazione e di orientamento ai servizi del
territorio e altre attività specifiche svolte dalle associazioni per dare alla
famiglia gli strumenti e le competenze necessarie per affrontare e superare il
momento di difficoltà.
Troppo spesso ci limitiamo a consumare e non ci
accorgiamo della responsabilità che ognuno di noi ha e deve saper gestire.
Offriremo ai nostri utenti spunti di riflessione e
momenti di insegnamento che possano aiutarli a condividere con noi l’importanza
di un consumo consapevole».
Alla vigilia della
partenza ufficiale di Portobello vorreste
farci una breve analisi SWOT del Vostro progetto, evidenziando i punti di forza
e le possibili opportunità ancora da sviluppare ed accrescere?
«Tra i punti di forza abbiamo senza dubbio l’incredibile energia dei
volontari, il grande supporto di aziende donatrici e di professionisti del
settore.
Consideriamo positiva anche la collaborazione dei servizi sociali, che
favorisce l’ottimizzazione delle risorse e di evitare sprechi e raddoppi nei
servizi.
Tra i punti di debolezza: l’approvvigionamento del cibo, che
probabilmente sarà sempre più difficile in considerazione della oggettiva crisi
economica che colpisce anche le aziende e dell’alto numero di soggetti che
chiedono donazioni e sostegno.
Speriamo di riuscire a mantenere alto l’interesse dei modenesi e a
persuaderli del fatto che con piccole donazioni in denaro possono garantire una
spesa per i loro concittadini che hanno problemi con il lavoro».
B. Saccagno
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