Founder e CEO di DeRev
Volete spiegarci in
due parole cos’è esattamente De Rev e com’è nato?
«DeRev è un active media e una piattaforma Web che
ti consente di trasformare le tue migliori idee in Rivoluzioni capaci di generare innovazione.
Su DeRev puoi fare crowdfunding,
raccolta firme, streaming web, puoi
interagire con gli altri per lanciare, sostenere, perfezionare, finanziare,
diffondere progetti e iniziative per il cambiamento.
La Social Innovation
si realizza grazie ad attività nei settori di arte e cultura, business e tecnologia, politica e
democrazia, associazioni e gruppi, cause e attivismo, azioni di massa: le
categorie in cui DeRev classifica le
sue Rivoluzioni.
L’idea nasce alla fine del 2011, quando la mia esperienza
nel settore dei social media e i miei
risultati in alcune campagne virali – culminate con due Guinness World Record e altri record
internazionali – oltre alla osservazione del panorama mondiale, con
fenomeni di massa come la prima elezione di Obama e la Primavera Araba, mi
hanno stimolato a cercare di mettere a sistema le immense energie potenziali
del Web al servizio di cause positive e propositive. Quale sistema migliore che
puntare sulle idee – anzi sulle migliori idee degli utenti – e trasformarle in
vere e proprie Rivoluzioni?
Insieme a due Web
developer che sono diventati anche co-founder
(Antonio Mottola e Fulvio Sicurezza) abbiamo cominciato a lavorare sullo
sviluppo della piattaforma. Loro hanno abbandonato il proprio impiego fisso per
tuffarsi nell’avventura.
Mentre si definiva il concept
e la infrastruttura cercavamo finanziatori, e il 3 agosto del 2012, dopo
quattro mesi di trattative agguerrite e cinque offerte da venture capitalist e incubatori, abbiamo chiuso più rilevante
operazione di early stage mai siglata
in Italia, ottenendo 1,25 milioni di euro per una quota di minoranza della
società da parte di Vertis, un
importante fondo di venture capital.
Oltre a ciò abbiamo chiuso anche la partecipazione all'investimento di un
gruppo di prestigiosi business angel,
tra cui Giulio Valiante (Jobrapido,
Buongiorno, Vitaminic, Saldiprivati) e Michele Casucci (Lycos Italia, Certilogo), riuniti nel brand Withfounders. Nell’ottobre 2012 abbiamo
lanciato le preiscrizioni, con 100.000 utenti che hanno aderito; nel novembre
2012 abbiamo creato una landpage per
lo scouting dei progetti e il 31
gennaio 2013 la piattaforma è stata inaugurata».
Il vostro portale è
totalmente gratuito:
Uno spazio dedicato alla creatività che lascia a tutti l’opportunità di poter
proporre, comunicare, sostenere e realizzare un’idea, attraverso le connessioni
interattive e la partecipazione sociale diretta.
Come riuscite a far
funzionare un sistema così complesso gratuitamente?
«DeRev investe
nella capacità degli utenti di immaginare un mondo nuovo e di lavorare con
impegno e passione per realizzarlo, offrendo la possibilità di costruire gratis
la propria Rivoluzione, usufruendo della sua struttura, del marketing che effettua, dei consigli per
rifinire il progetto, di un luogo virtuale dove poter interagire con gli altri
per migliorare l’idea, degli strumenti per raccogliere fondi e firme.
La vera risorsa è l’utente.
Rivoluzioni Generali
e Rivoluzioni Petizione sono
completamente gratuite.
Per le Rivoluzioni
Crowdfunding la pubblicazione è gratuita, e solo nel caso in cui un
progetto raccolga effettivamente i fondi necessari allora l’utente riconosce a DeRev una percentuale che varia dal 3%
al 9%, a seconda della tipologia di crowdfunding
scelta.
Il modello di business
è poi completato dalla pubblicità, ed è quindi legato al traffico generato».
L’idea di poter
iniziare una “Rivoluzione” partendo da un gesto semplice come la registrazione
in un portale dedicato è molto interessante, soprattutto perché agisce su tre
livelli: l’informazione su un canale indipendente; il crowdfunding; la petizione.
In Italia questo tipo
di sistema, imperniato sulla partecipazione attiva sul Web, è davvero, oggi,
una possibilità nuova e concreta per far circolare buone idee e progetti innovativi
in grado di far crescere la creatività?
«In un momento storico come questo - in cui la crisi ha
‘chiuso’ i canali tradizionali del business
legato alla creatività artistica e imprenditoriale - i modelli di revenue si stanno diversificando, come
insegnano libri come ‘Free’ di ChrisAnderson (già autore del celebre La coda lunga, che spiegava come ogni prodotto o servizio potesse trovare una sua
nicchia in un mercato estremamente frastagliato).
Crowdsourcing e crowdfunding – con un accento sul
concetto di crowd, una folla
partecipe e coinvolta – sono i meccanismi elettivi per amplificare la
creatività e i suoi frutti.
Accade in tutto il mondo, quotidianamente. Dobbiamo
solo convincercene fino in fondo».
In Italia esiste una
paralisi creativa e di azioni multilivello che blocca di fatto il sistema,
mentre nel sostrato sociale si muove un fermento attivo di idee che spinge verso
il superamento della situazione critica contemporanea per una crescita
sostenibile, attraverso la compartecipazione attiva e il cambiamento di rotte
consolidate.
Di fatto, però, a
differenza di altre realtà non riusciamo ancora a far diventare le buone idee,
le buone prassi e gli esempi positivi modelli da imitare e da sostenere.
Pensate che DeRev possa diventare uno dei volani per innescare il giusto
cambiamento?
«Gli stimoli a
‘fare’ e gli impulsi a ‘voler fare’ sono molti, anche se in Italia siamo ancora
in una fase di approccio rispetto a una simile filosofia.
Noi crediamo fermamente nella social innovation come volano di sviluppo economico e sociale.
Le tendenze vanno però interpretate e fatte interpretare
nella maniera giusta.
Stiamo predisponendo una serie di progetti per la
divulgazione e la diffusione della filosofia e delle pratiche legate alla
partecipazione.
Si tratta del DeRev Lab,
un laboratorio di progettazione itinerante che andrà nelle Università, negli
incubatori e in tutti i luoghi in cui sarà possibile riunire soggetti interessati a generare cambiamento.
DeRev si propone come la piattaforma
della comunità degli innovatori, in tutti i campi.
Il primo appuntamento è previsto per lunedì 08 aprile
all’Università di Salerno, per un laboratorio-evento con oltre cento studenti
da diverse Facoltà.
L’obiettivo è far loro pubblicare progetti già nel giro di
pochi giorni, se non di ore».
A volte avere una
buona idea è più semplice che sapere come metterla in circolo, farla crescere e
realizzarla.
Il Web offre molte risorse, anche gratuite, ma non sempre si è in
grado di utilizzarle al meglio, o nel modo giusto, si rischia di disperdere più
che di concentrare e di far crescere.
Oppure, non si hanno le idee chiare sul
cosa fare per proporla e farla conoscere.
Potreste, attraverso
l’esempio dei vostri case history più
riusciti, dirci quali sono i passi giusti da fare per proporre nel modo più
funzionale una buona idea perché abbia successo?
«Siamo molto attenti a non generare illusioni in tutte le
aree della piattaforma dedicate all’orientamento e all’assistenza degli utenti.
Ci raccomandiamo con tutti perché non pensino che basti
pubblicare un progetto e lasciarlo a vegetare sulla piattaforma lasciando che
siano gli utenti a ‘fare’ tutto.
Innanzitutto effettuiamo un controllo preventivo sui
progetti per valutarne il grado di innovatività, poi forniamo a quelli più
promettenti delle vere e proprie consulenze informali perché possano affinarli
secondo le modalità più efficaci per garantirne visibilità, attrattività e
funzionalità.
Poi sta a chi pubblica un progetto seguirlo, aggiornare
costantemente gli utenti, coinvolgere la sua comunità di amici, fan, parenti, per costituire la base
necessaria a regalare all’iniziativa una dimensione realmente positiva, tale
che possa poi attrarre e motivare tanti altri.
Lanciare una Rivoluzione su DeRev è un vero e proprio lavoro, da portare avanti con passione e
impegno.
Come tutte le grandi avventure, in particolare quelle che si
propongono di cambiare il mondo».
Quanto e perché è
importante la Cultura per valorizzare l’innovazione e per rivoluzionare un
sistema in crisi?
«La cultura e in generale il settore delle industrie
creative sono la risorsa più importante per la costruzione dell’economia postindustriale,
nei paesi occidentali ancor più che in quelli del resto del mondo. Lo dicono
tutti i documenti ufficiali dell’OCSE, della Unione Europea, dell’UNESCO,
dell’UNCTAD.
Si parla molto dell’Italia detentrice di oltre il 70% del
patrimonio culturale mondiale, ma l’importante è capire come sfruttare questo
immenso giacimento materiale mettendolo a sistema con le energie immateriali
dei tanti creativi che abbiamo nel nostro paese.
DeRev spera di
riuscire a far emergere questo patrimonio trasversale tra il tangibile e l’intangibile
promuovendo la social innovation in
tutte le sue declinazioni».
Sulla base della
vostra esperienza diretta qual è o quali sono gli elementi chiave del successo
di DeRev e quali i suoi punti “critici” da migliorare?
«Su entrambi i versanti l’unica risposta possibile è quella
che dovrebbe dare ogni start up:
impariamo costantemente, ogni giorno, da quello che accade.
Evolvere è un dovere quotidiano.
Fermarsi a decretare il proprio successo anche solo per un
attimo significherebbe perdere tempo prezioso.
Il miglioramento - la tensione al miglioramento - è il
nostro ossigeno e insieme al nostra aspirazione più profonda.
In un mondo velocissimo chi si ferma è perduto».
B. Saccagno
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