lunedì 10 ottobre 2016
Una mela al giorno... un progetto di contorno
Con le prime avvisaglie di uno strano autunno dalla veste estiva, con il profumo dei ricordi di infanzia è iniziata in concreto una collaborazione progettuale, dedicata al territorio ed allo sviluppo di processi di economia sociale compartecipata, fra Eunomica ed Abitare Insieme Odv di Varallo.
Cosa c'entrano le mele, quelle vere, profumate, imperfette e gustose, con Eunomica?
Per strani incroci territoriali Eunomica viaggia ed incontra tante realtà ed è sempre disponibile a collaborare dove c'è il desiderio di sviluppare processi di economia sociale che valorizzino le risorse, cambino il modo di vedere le cose, si avvicinino al diritto naturale ed a modi di vivere che si pongano l'obiettivo di un benessere sociale a tutto campo che non trascuri nessuno.
Oggi tante cose stanno cambiando, nei venti di bufera, nelle buie gallerie, tante piccole luci si stanno accendendo ovunque, tante belle iniziative, tanti progetti, tanti cambiamenti...
E noi ci siamo, sempre pronti a creare sinergie, energie e lavorare sulle risorse partendo da budget zero.
L'importante è avere alla base un buona idea, una progettazione sociale compartecipata e collaborativa, la voglia di fare le cose insieme partendo da valori profondi.
Ed eccoci allora a disegnare un progetto che parte da un semplice pensiero, che è una constatazione di fatto, quante risorse rimangono inespresse e sono gratuitamente disponibili ed inseribili in un circuito di scambio basato su un giusto valore (per tutti gli elementi e gli attori coinvolti nel sistema economico che si genera)?
Moltissime.
Come si fa a metterle in circolo?
Basta molto poco, a volte solo un minimo scambio di valore concreto di attività. Ed, inoltre,
esiste una rete sul territorio nazionale con tante iniziative basate sullo stesso concetto, basta disegnarne una mappa, mettersi in connessione e le risorse possono viaggiare interscambiandosi, seguendo bisogni e desideri in un percorso molto ampio che accresce tutti.
Cosa potrebbe portare?
Tanto, molto purchè si generi un sistema condiviso che superi il concetto caritativo di attesa: tutti gli attori in campo si mettono in una situazione pro attiva, il fare, avendo un ritorno misurabile che è un valore che va oltre il semplice dare/avere ma è una sinergia che innesca un meccanismo più grande che si riflette su tutta la comunità coinvolta.
L'obiettivo è un benessere psicofisico, culturale, umano e sociale che migliora la qualità della vita e ritrova le radici concrete del nostro DNA sociale e territoriale, riancorandoci a rapporti umani, culturali, economici e sociali veri per una crescita equilibrata e attenta ai bisogni di tutti (pianeta compreso).
Così, il primo passo, lo abbiamo fatto, il prossimo è già in programma...
lunedì 12 settembre 2016
Intervista ad Enrico Marone
Vivere Sostenibile Alto Piemonte
Quali sono i valori che condivide, supporta
e diffonde?
«L'edizione Alto Piemonte
di Vivere Sostenibile ha pubblicato il suo primo numero a marzo di
quest'anno. Il titolo naturalmente non è casuale, ma è l'elemento comune dei
temi e dei valori che vogliamo trasmettere. In ambito bio-eco ma non solo, ci
interessa diffondere la reale possibilità di vivere e far crescere un mondo che
si basi su principi di giustizia,
solidarietà, partecipazione, consapevolezza, cura del pianeta, eticità e
quindi respinga quella visione puramente mercantile che ci ha regalato gli
attuali disastri a livello non solo locale, ma planetario. Tutto questo
all'interno del territorio del quale ci occupiamo, le province di Novara,
Vercelli, Verbania e Biella».
Vivere Sostenibile Alto Piemonte è nata da poco ma ha già una bella
diffusione e tanti contenuti interessanti:
Quali sono i vostri sogni per il
presente ed il futuro?
Quanto coraggio, resilienza e
passione ci vuole per intraprendere una strada coraggiosa e bellissima come la
vostra?
«Siamo molto contenti per l'accoglienza che ha avuto tra i
cittadini.
È una
rivista che viene richiesta e questo è un ottimo segnale. L'impegno necessario
per produrre un giornale con contenuti interessanti e vari è notevole, ci
lavoriamo in tre ma praticamente a tempo pieno e con pieno intendo anche i
giorni festivi. Uno degli elementi più importanti credo sia la curiosità, la voglia di conoscere realtà,
persone ed attività che costellano il nostro territorio e che è importante far
conoscere senza preconcetti. Saranno poi i lettori che potranno valutare e se
interessati approfondire.
Tutto ciò
comporta necessariamente una ricerca, il contatto, la comprensione e poi il lavoro
editoriale successivo. Sì c'è anche una parte di coraggio in tutto questo, in
particolare legato al fatto di essere ciò che sentiamo di essere, esplorare ciò
che incontriamo sulla nostra strada, insomma il coraggio di essere veri. Impegnativo
ma vi assicuro che ci si sente meglio».
“Eco-rivista
indipendente e gratuita”, una sfida per nulla facile anzi complessa ma
sicuramente intrigante. Oggi tutti i giornali sono in crisi, la carta stampata
si legge sempre meno eppure è ancora prezioso strumento di comunicazione e i
giornali sul Web, in Italia, stentano a decollare in alta quota.
Quali sono le problematiche che
quotidianamente vi trovate ad affrontare nel mondo dell’editoria indipendente
offrendo un servizio di educazione e di cultura donato in gratuità ai lettori,
che possono anche leggere l’edizione digitale on line o riceverla via mail,
e quali invece le opportunità e/o i vantaggi?
«”Eco-rivista indipendente
e gratuita” aggettivi che si collegano sicuramente al tema del coraggio.
Quando abbiamo cominciato anche noi avevamo un po' di timore a portare sul
territorio una rivista cartacea, ma dalle testimonianze e risposte che abbiamo
dai nostri lettori, Vivere Sostenibile
piace proprio perché è su carta.
L'elemento della gratuità è poi un'aggiunta che inizialmente ha colto di
sorpresa i lettori, penso per il sospetto che un giornale gratuito avesse poco
da dire, ma siccome noi curiamo particolarmente i contenuti, ben presto anche
questo ostacolo è stato superato. Come dicevo prima le persone vogliono leggere
la rivista è questo per noi è un bel premio. Altro elemento che vorrei far
notare è la stampa su carta riciclata che
su un formato da quotidiano come il nostro, ha comportato la ricerca di una
tipografia con impianti che potessero stamparla con buoni risultati. E
purtroppo nel nostro mondo a rovescio, la carta riciclata che è sicuramente più
rispettosa dell'ambiente, costa di più di quella standard. Essendo una rivista gratuita per i lettori, la
sostenibilità economica passa inevitabilmente dal sostegno pubblicitario che
nelle nostre zone stenta a crescere, ma che speriamo ci consenta di proseguire
nell'avventura, tenendo conto che ci rivolgiamo ad un pubblico consapevole ed
attendo ai temi e che la rivista si trova in distribuzione solo in punti da noi
scelti sulla base della compatibilità tra attività e contenuti editoriali. Come
piccoli editori indipendenti posso solo
dire che ci si trova da soli ad affrontare qualsiasi problema
burocratico-amministrativo-fiscale-economico, del resto temo che nonostante
il nostro sia uno dei Paesi culla della civiltà, arte e cultura mondiale, non
riesco a togliermi dalla testa quello che disse un noto politico anni fa: “con la cultura non si mangia”. Spero che
riusciremo ad evolverci in fretta da questo livello così basso».
Vivere
Sostenibile racconta il mondo della sostenibilità, un universo in crescita
con un pubblico preparato, interessato ad approfondire, a cambiare seguendo un
percorso di equilibrio e di rispetto verso il pianeta ma io credo innanzitutto
verso sé stessi; prima è necessario consapevolizzare ed assumersi la
responsabilità e poi si può affrontare il cammino del cambiamento.
Sebbene molto ci sia da fare, la velocità
di crociera del cambiamento sia ancora slow,
ci sia ancora tanta confusione e disinformazione o informazione confusa, a me,
personalmente, pare che negli ultimi anni ci siano tanti segnali positivi
sparsi in tutto il mondo che stanno tracciando delle strade sostenibili per un
futuro migliore, a partire già da oggi. Gli esempi, le buone pratiche, le idee
e i progetti concreti non mancano, forse c’è ancora troppa frammentazione.
Secondo il tuo personale vissuto qual è il
quadro attuale della cultura della Sostenibilità?
E quali sono ancora i punti deboli da
rafforzare per far crescere l’attenzione su stili di vita più sostenibili per
il benessere diffuso?
«Sono
d'accordo in linea di massima con la descrizione che hai fatto della
situazione.
Ci siamo
posti due obiettivi importanti come Vivere
Sostenibile. Il primo è quello di essere una rivista di divulgazione dei temi, dando cioè le informazioni di
base ai lettori per avvicinarli e cominciare a far conoscere gli argomenti.
L'altro è quello di diventare un punto
di incontro tra persone e/o gruppi che portano avanti interessi ed attività
differenti, ma che hanno tutte quel filo conduttore, a volte poco visibile,
che passa attraverso una visione del mondo e della relazione tra persone e
pianeta molto diversa dall'attuale, più etica e giusta, più naturale e
solidale.
Nonostante
siamo nati da poco qualcosina in questo senso abbiamo contribuito a realizzarlo
e spero tanto di poter proseguire in questa direzione, magari coinvolgendo
anche le amministrazioni pubbliche che sono importanti gestori di servizi e
risorse comuni.
Naturalmente
i meccanismi consumistici stanno entrando in modo scomposto e disordinato in
questi temi. Non si contano più i prodotti industriali che hanno da qualche
parte nel nome i suffissi eco o bio ed anche gli aggettivi solidale ed etico
sono a rischio di contaminazione da mercato. Ecco questa è una delle battaglie difficili, dare gli strumenti ai
lettori per effettuare con consapevolezza le proprie scelte, senza farsi
condizionare o ingannare da mode o pubblicità solo di immagine. C'è molto
lavoro da fare, ma vedo che le persone sono sempre più attente».
La fiducia è uno dei valori fondamentali
per ritrovare il senso di comunità e di apertura verso l’altro, che non è
necessariamente il diverso ma semplicemente un individuo a noi vicino e
prossimo, se non a volte il nostro vero “IO” non costretto da schemi
sociali… Oggi facciamo difficoltà a
riconoscere ed a intraprendere una cultura dello scambio e della condivisione
capace di generare un’energia reciproca che sviluppi il benessere valorizzando
ogni singola unità. Ritrovare la fiducia, imparare a confrontarsi e a
comprendersi, sommare e moltiplicare invece di dividere e sottrarre ci
indirizzerebbero ad un miglioramento tangibile e sostenibile che ci farebbe
comprendere quanto questa crisi “a tavolino” è superabile con estrema facilità.
Sembra facile eppure la fiducia oggi latita, per fortuna non si fa di tutt’un erba un fascio: Luci vivide ci sono, ma nel
generale ancora si stenta a “dare fiducia”.
Qual è la tua, la vostra, personale ricetta
per alimentare e diffondere la fiducia e la positività per una transizione che
porti ad un cambiamento davvero sostenibile?
«Conoscere diventa cruciale in questo
ambito.
La consapevolezza mi permette di avere fiducia
molto più facilmente perché mi dà gli strumenti per capire meglio chi mi sta di
fronte e la qualità del suo agire. Non a caso i temi dei quali parliamo
cominciano solo ora timidamente a fare capolino in Tv e spesso vengono trattati
come argomenti folcloristici, risibili. Per esempio dopo la COP21 di Parigi che il nostro paese
ha sottoscritto, a parte l'ottimo Luca
Mercalli, avete ancora sentito parlare di cambiamenti climatici a
livello scientifico e quali progetti ha il governo per contrastarli?
Come dicevo
uno dei nostri obiettivi è comunicare e far comunicare tra loro settori, se
così possiamo chiamarli, differenti tra loro. Quindi realizzare sinergie, collaborazioni per arrivare a creare catene
sempre più lunghe che abbiano quei fattori positivi comuni nell'intero ciclo di
un'attività, di un prodotto, di un progetto. Se dalla pianta di canapa
coltivata biologicamente posso dare materiale per l'edilizia che realizzerà un
centro giovanile, ho messo insieme un gruppo di attività virtuose, sane ed
etiche che nessun prodotto industriale potrà eguagliare e nel contempo ho
creato lavoro pulito sul territorio, ho diminuito l'impatto ambientale, ho
magari evitato lo spopolamento di un paesino, ho dato un futuro ad un gruppo di
giovani. Questo è solo un esempio del funzionamento di un mondo nuovo che ci
piacerebbe contribuire a creare e dove la fiducia nell'altro diventa più
facile, perché gli obiettivi di fondo sono in realtà gli stessi».
Il Web è un contenitore veloce e diffuso
che immette contenuti e notizie a passo continuo eppure si può dire di trovarsi
all’interno di un’era storica di grande disinformazione, dove il controllo sui
contenuti è forte, vi è difficoltà ad accedere alle fonti e all’essenzialità
della notizia e non è sempre facile distinguere la notizia vera dalla bufala;
un meta mondo che si definisce sociale perché tutti - qui sarebbe da verificare
il valore effettivo del pronome - possono accedervi e postarvi contenuti ed
idee, sostituendosi o integrandosi ai giornalisti, con il risultato di creare
spesso ancora più confusione perché si presta poca attenzione alle verifiche,
che andrebbero sempre fatte, sulla veridicità o correttezza di ciò che si dice
e viene pubblicato.
Qual è il tuo pensiero sulla comunicazione
contemporanea?
E cosa significa oggi essere un
giornalista?
«Internet è
stata una reale rivoluzione nello scambio di informazioni nel XX secolo. Oggi
ognuno di noi può cercare informazioni, talvolta anche scomode o di nicchia
senza censure, almeno dalle nostre parti. E naturalmente può contribuire ad
arricchire, con sue informazioni, la gigantesca banca dati che è la rete. Il
risvolto della medaglia è che ovviamente la “qualità” del dato va sempre verificata con attenzione perché troppa informazione equivale a nessuna informazione.
Verificare tale informazione talvolta è più difficile che non trovarla. Questo
paradosso è di difficile soluzione.
Inoltre la
rete è in continua evoluzione sia tecnologica sia a causa delle continue
minacce alla sua indipendenza da parte di vari governi, degli interessi
economici e dei mercati in ballo dalla pubblicità, al copyright, ai segreti industriali, fino alla pubblicazione di
documenti scomodi, inquietanti e imbarazzanti per ricchi e potenti del pianeta.
Difficile
destreggiarsi se non si ha una buona esperienza.
Noi poi
siamo un paese dove la libertà di stampa non gode affatto di buona salute e vi
invito a verificare sul sito di Reporters
Without Borders (siamo al 77° posto!), quindi occorrerebbe un
recupero di fiducia negli organi di stampa. E qui l'aggettivo indipendente che
è stampato nel titolo della nostra rivista diventa importante e ci costringe ad
un impegno anche in questo senso. Insomma da piccoli quali siamo, ci mettiamo
la faccia e siamo in prima linea perché crediamo
all'obiettivo di avere una informazione vera. Come rivista gratuita, ma di
qualità, non ci possiamo permettere mancanze su questo punto, perché nel mondo
che contribuiamo a creare ciò che dico equivale a ciò che vivo e le persone che
ho di fronte hanno gli strumenti per verificarlo ogni giorno.
Questo crea il legame di fiducia, prezioso ed impegnativo da mantenere nello stesso
tempo. Spero che i nostri lettori si accorgano di questo e che usino lo
stesso metro per selezionare le informazioni che cercano».
Vivere Sostenibile Alto Piemonte è parte di un circuito di credito
reciproco, perché avete fatto questa scelta e quali sono le vostre prospettive
per potenziare il valore del vostra rivista attraverso, e con, questi
strumenti?
«La
sostenibilità per come vorremmo declinarla, comprende tutti gli ambiti ed anche
quello economico ne è una parte. Anzi un'economia troppo spesso vista e subita
solo come speculazione è all'origine di molti dei problemi che viviamo.
Come rivista
siamo un'azienda e quindi siamo all'interno delle attuali regole fiscali ed
economiche, ma dopo aver conosciuto Piemex
abbiamo capito che potevamo aderire ad un sistema che si svincolava da queste
“solite” regole e ci consentiva di mettere in pratica uno scambio di servizi e
prodotti molto più interessante. Un meccanismo che escludendo il denaro,
secondo me, consente di attivare altri valori più vicini al mondo che ci
piacerebbe vivere e lasciare ai nostri figli. E poi ritorniamo al discorso “fiducia”, escludendo il denaro che in
certi casi è un ostacolo, diventa più facile avere fiducia di chi ti sta davanti,
all'interno di un circuito dove tutti siamo uguali e comunichiamo tra noi.
Credo che
questa scelta dia un valore aggiuntivo alla nostra proposta editoriale, anche
con questo dimostriamo di essere più veri e di vivere ciò che vorremmo.
Penso che
questo contribuirà a migliorare la fiducia nei nostri confronti e con ciò
aumentare le future collaborazioni».
lunedì 4 luglio 2016
Intervista a Edoardo Ghelma - GAS
«Significa "Gruppo di Acquisto Solidale". Semplicemente è un'associazione che riunisce un gruppo di famiglie con l'intento di acquistare prodotti di qualità, preferibilmente biologici, ad un prezzo scontato, possibilmente a Km Zero e con lo scopo, non secondario, di sostenere e incrementare lo sviluppo dei produttori locali».
Da quali bisogni ed esigenze è nato il Gruppo Acquisto Solidale di Borgosesia e come funziona?
«È nato per un bisogno di divulgare una cultura dell'alimentazione (e non solo) più sostenibile e naturale. Non trascurando il valore di fare cose condivise e socialmente aggreganti».
Ci potrebbe fare un
breve identikit dei vostri aderenti? (Chi è, se c’è, l’aderente tipo del Vs
GAS)
«La platea (circa 90 soci) è variegata. Dal vegano all'onnivoro. Tutti però accomunati principalmente dalla ricerca del "buono", del "sano" e del "territoriale. Ogni socio può proporre prodotti e articoli che, se condivisi, potrà gestire direttamente».
La partecipazione e
la fiducia sono due elementi chiave per tutte le buone pratiche dell’economia
solidale a base condivisa e compartecipata, questo comporta anche, di fatto, un
ruolo attivo di cittadinanza che prevede l’assunzione di responsabilità e di
impegno per la crescita e lo sviluppo di un “modello sostenibile”. Oggi in una
società liquida e spesso superficiale non sembra semplice, quasi utopia, eppure
è una realtà, solida ed in crescita, quella dell’economia solidale e della
condivisione in tutte le sue forme. Quale futuro vede per l’economia della
condivisione?
«Può sembrare un paradosso la crescita di aggregazioni come un GAS, in un mondo consumistico e in una società che si percepisce "galleggiante" nel vuoto. Non è così. Nei momenti di aridità bastano poche gocce d'acqua e i semi sani spunteranno dalla terra producendo germogli che faranno ben sperare in un futuro raccolto. Mai come ora, dal nostro osservatorio, percepiamo l'esigenza di condivisione e di formare gruppo. Senza eccessi di chiusure elitarie, la condivisione e l'esperienza aggregativa, saranno il motore per creare una coscienza collettiva più matura e solidale».
Aderire ad un gruppo
di acquisto solidale non significa solamente dare valore ai prodotti Km 0 ma è
un atto di economia solidale ed è una buona prassi sostenibile che nasce da una
filosofia di vita più attenta alla qualità, alla cultura e alla conoscenza ed
al valore del territorio. Sicuramente richiede un approfondimento delle
informazioni e il superamento del sistema consumistico spinto attuale. Qual è,
secondo lei, l’impatto economico che i GAS hanno sul territorio e sul suo
contesto socio culturale? Vi sono elementi critici da migliorare per diffondere
maggiormente questa buona pratica?
«La nostra dimensione piuttosto limitata incide modestamente sull'economia locale. Certamente ha fornito una boccata d'ossigeno a micro-produttori (per es. apicultori, produttori di formaggi e salumi freschi, produttori di mirtilli, produttori di patate, produttori di detersivi bio, etc.) tutti locali. Questa prassi introduce degli elementi di novità che un poco alla volta produrranno dei frutti. Per esempio: acquistiamo da un allevatore di bovini due capi all'anno per distribuire la carne ai soci. Abbiamo preteso, ottenendo la massima collaborazione, che i manzi allevati fossero alimentati esclusivamente da erbe di alpeggio e fieno, senza aggiunta di altri integratori. Questa operazione, oltre a fornire qualità, ha permesso di "educare" il produttore».
In un GAS molta
importanza ha il produttore e la fiducia che gli si concede in base alla sua
capacità di produrre secondo una logica sostenibile, locale e di qualità. In
che modo scegliete e valutate i vostri produttori e come li fate conoscere ai
vostri aderenti?
«Come ho risposto alla domanda precedente prima di acquistare i prodotti di un nuovo fornitore facciamo una verifica poi testiamo i prodotti e dettiamo alcune condizioni che, fino a d'ora, vengono rispettate. In alcuni casi facciamo testare i prodotti ai soci che riteniamo più "esperti" nel settore e ci atteniamo al loro giudizio. Non è comunque facile trovare il giusto rapporto qualità-prezzo su prodotti non locali quali: olio, agrumi, farine, noci, etc. per cui a volte ci affidiamo all'esperienza di altri GAS e all'affidabilità del fornitore».
Mi può dare la sua
personale definizione di economia solidale e di consumo critico?
mercoledì 4 maggio 2016
Intervista a Riccardo Biasetti
«Dacci la tua personale definizione di “diritto” e di “etica”».
«Il diritto è ciò che si stabilisce
(o si riconosce) essere giusto, l’etica è ciò che è (o dovrebbe o sarebbe
dovuta essere) l’essenza di ciò che si stabilisce (o si riconosce) come
diritto».
«Perché hai scelto di fare l’avvocato e quali prospettive intravedi per il
futuro della professione in un contesto socio economico e culturale liquido che si sta trasformando a
contorni sfuocati verso un cambiamento di rotta che si origina dal ‘basso’, che
è in fermento ma ancora allo stato embrionale per avere delle prospezioni e
proiezioni affidabili per il medio lungo termine?».
«Purtroppo non vedo nessun
cambiamento di rotta che si origina dal basso, soprattutto per quanto riguarda
la mia professione, che ho scelto per passione e inclinazioni personali.
Le prospettive sono quelle
di una bipolarizzazione: da un lato chi ha ampio parco clienti e capitale da
investire, dall’altro chi può principalmente offrire solo le proprie competenze
professionali; con la costante progressione della
gerarchizzazione/subordinazione tra i primi e i secondi e con l’erosione del
numero di avvocati che riescono ad esercitare tenendosi fuori da questa
dinamica».
«Se dovessi rispondere a bruciapelo quali sono le 3 qualità che un ‘buon’
(qui inteso nel senso greco del termine) avvocato deve avere?».
«Equilibrio, intuito,
prontezza».
«Tu come professionista fai parte di arcipelago
Scec, quali ragioni ti hanno portato a scegliere questo percorso per
valorizzare sia il tuo lavoro sia il valore umano all’interno di un contesto
sociale condiviso e compartecipato?».
«Scec è l’acronimo di “solidarietà che cammina” e i principi
etici sottesi alla circolazione degli Scec
uniti alla pragmaticità e convenienza di tale sistema di scambio complementare
sono stati i motivi che mi hanno portato ad aderireentusiasticamente a tale piattaforma».
«Non si può nascondere che il sistema giuridico nei suoi meccanismi ha
diverse pecche, libero di dissentire in
toto ma di fatto migliorie per arrivare a snellire ed ottimizzare le
risorse a vantaggio di tutti se ne potrebbero fare; dal punto di vista di un
professionista quali accorgimenti o correttivi sarebbe necessario apportare
quanto prima per migliorare il lavoro quotidiano nel campo della giustizia?».
«Approssimando
per esigenze di sintesi, credo che occorra distinguere tra “sistema giuridico”
inteso come ordinamento giuridico, nella sua totalità, “sistema giudiziario”
ossia la “macchina che applica la legge” e “funzionamento del sistema
giudiziario” ossia come in concreto questa macchina opera.
Tutti e tre i
livelli possono e devono essere migliorati (non solo in Italia).
Al momento credo
che l’accorgimento “più facile” da attuare e che può dare benefici già nel
breve termine sia l’ulteriore potenziamento della digitalizzazione e delle
comunicazioni telematiche».
«Proverbio dice “fatta la legge fatto
l’inganno” quasi a ribadire che la legge è un incidente di percorso
superabile con l’astuzia, giocando non sempre pulito, probabilmente un retaggio
di esempi negativi che tutti i giorni si hanno sotto gli occhi, dei tanti
divieti limitanti contenuti nelle norme e di casistiche generali che non
colgono le particolarità che seppure piccole sono importanti; questo in un
certo senso crea un clima di sfiducia verso ciò che invece dovrebbe non solo
tutelarci ma aprirci le possibilità ‘di essere e di fare’. Sebbene non sia
facile produrre una norma valida per tutti, così come non è automatico arrivare
a modifiche in ‘positivo’, quali possono essere i processi per arrivare ad una
progettazione del diritto compartecipata non a valore privativo e restrittivo
ma costruttivo e quali sono gli strumenti che gli ‘uomini e donne di legge’
hanno a disposizione per non fermarsi alla mera applicazione automatica quando
ritengono vi siano cambiamenti di apportare alla norma vigente?».
«Gli operatori del diritto
non possono eludere le disposizioni di legge, possono solo applicarle interpretandole
in conformità dei principi sottesi ad esse tenendo peraltro conto della
gerarchia delle fonti normative e dei rimedi previsti in caso di dubbia
costituzionalità o conformità al diritto dell’Unione Europea. In questo
contesto si inserisce altresì la c.d. Interpretazione adeguatrice che non è
elusione ma è applicazione, applicazione sensibile alle esigenze di tutela che
costituiscono la ratio delle disposizioni già vigenti, generali o particolari
che siano.
Una progettazione
compartecipata del diritto (intesa come progettazione di nuove disposizioni o
di nuovi complessi normativi) può avvenire attraverso strumenti di
partecipazione popolare, l’importante è che sia ben chiaro il fatto che
limitatamente agli aspetti tecnici ci può essere un dibattito solo fra tecnici
del diritto e non anche tra coloro che non lo sono».
«Ogni disciplina ha il suo vocabolario tecnico con significati e
significanti ben precisi che ben di rado escono dal circolo elitario degli
‘addetti ai lavori’ e questo gioco forza genera confusione e distanze,
soprattutto quando i termini tecnici vengono utilizzati in modo improprio e
superficiale, come spesso capita. Nell’era digitale, da titoli improbabili e
notizie sempre più frequenti ma di bassa qualità, quali sistemi si potrebbero
sviluppare in modo semplice ed intuitivo per diffondere la cultura tecnica a
favore della conoscenza e della consapevolezza che avrebbe l’indubbio vantaggio
di comprendere senza incappare in errori macroscopici e campagne demagogiche
false e tendenziose?».
«Se è vero che, come dicevo,
un dibattito tecnico può solo avvenire tra addetti ai lavori è altresì vero che
chi non lo è, e ha una cultura/istruzione media, è comunque in grado di
conoscere e capire un glossario giuridico minimo, sufficiente a evitare molti
fraintendimenti.
Occorrerebbe un’opera di
divulgazione mirata (soprattutto nelle scuole) e delle avvertenze
obbligatorie in calce agli articoli di cronaca giudiziaria che molto spesso
giocano sulle ambiguità; un caso frequente è quello in cui l’autore
dell’articolo prospetta come stupro qualsiasi violenza sessuale, la quale, ai
sensi dell’art. 609 bis
codice penale, può consistere anche in un palpeggiamento indesiderato della
coscia (fatto da punire ma non certo assimilabile ad uno stupro) ; altra
ipotesi tutt’altro che rara è quella in cui una sentenza di non doversi
procedere per intervenuta prescrizione viene illustrata come sentenza di
assoluzione».
«Oggi si potrebbe dire che è prassi rivolgersi all’avvocato solo in estrema ratio quando un danno è stato
fatto o subito o per scontrarsi contro altri, sebbene a volte basterebbe buon
senso e pacifica comunicazione, con il risultato di intasare i tribunali;
quando forse la pena spendersi per promuovere la cultura della consulenza
preventiva che permette di evitare processi e contenziosi che potrebbero essere
risolti in maniera molto più semplice e ‘vantaggiosa’, a partire dal minor
spreco di tempo e risorse. La consulenza preventiva potrebbe migliorare il
rapporto diritto/cittadino a beneficio della comunità e favorire un percorso di
dialogo ragionato più oculato?
Ritieni sarebbe opportuno favorire questo tipo di percorso, quali vantaggi
potrebbe portare effettivamente, naturalmente se ritieni ne abbia? ».
«Sicuramente. È il miglior
modo non solo per ridurre il contenzioso giudiziario - evitando di
rivolgersi al legale solo quando si è già ricevuto un atto giudiziario e
pertanto quando un procedimento giurisdizionale è già stato incardinato -
ma anche per migliorare la propria tutela: spesso ci si rivolge
all’avvocato quando è troppo tardi ossia quando poteri che potevano essere
legittimamente esercitati - non necessariamente in sede giudiziaria - si
sono prescritti o non possono più in concreto essere esperiti».
«Ed infine caro avvocato quali sono i valori aggiunti ed il potenziale
esprimibile che il diritto può apportare per partecipare ad una costruzione
sinergica di un processo di riprogettazione sociale a 360° che abbia come
obiettivo l'equilibrio ed il benessere a vantaggio di ogni singolo individuo e
del pianeta?».
«Pensare che il diritto
possa dare un valore aggiunto ad una riprogettazione sociale radicale,
significa pensare che esso si ponga in una relazione accessoria rispetto alla
società, un qualcosa in più che può essere dato ad essa. In realtà si tratta
invece di una totale compenetrazione.
Un brocardo recita ubi
societas ibi ius, ubi ius ibi societas . Non esiste società senza diritto
ma non esiste nemmeno il diritto senza una società, in quanto il diritto è
relazione. Occorre un diritto sano in modo che la società si sviluppi in
maniera sana ed occorre una società sana in maniera tale che essa possa
esprimere un diritto altrettanto sano.
Laddove c’è un accordo
(anche tacito) c’è diritto, laddove c’è consuetudine c’è diritto,
la riprogettazione sociale è essa stessa diritto».
mercoledì 9 marzo 2016
Facciamo il punto
Electricitas, progetto storico di
Luciano Maciotta in collaborazione con Eunomica , è un esperimento d’arte in
continuo divenire sin dalle sue origini; dalla prima presentazione ufficiale a Pria
2013, si è arricchito e trasformato delineando le sue “forme” sulla base dell’acquisizione
di dati che forniscono altri spunti e nuovi pensieri.
In questi anni, in modo costante,
si è proceduto ad incrementare il progetto e a sperimentare l’installazione,
prima realizzando il motore su modello originale Poggendorff del 1870
(modificato secondo le proprie esigenze tecniche), poi testandolo in open air, analiazzando le prestazioni del motore connesso ad pallone
di piccole dimensioni insufflato ad elio e lanciato in aria, questo per comprendere nella realtà
come avrebbe risposto Electricitas: quali problematiche si sarebbero dovute
affrontare aumentano la scala di realizzazione e la salita in quota?
Un’installazione semplice eppure
delicata che richiede tanto studio e attenzioni per arrivare al risultato
artistico e scientifico in piena sicurezza.
Ogni passaggio, ogni piccolo
passo in avanti, richiede per necessità il doversi fermare a ragionare sul
progetto stesso, che come avrete visto si è modificato in corso d’opera,
proprio per adeguarsi al percorso.
Il documento chiave di
progettazione poi deve conformarsi alle linee guida progettuali europee, ben
indicate anche dalla guida ACRI, perché è necessario fare ordine e
razionalizzare al meglio risorse, bisogni e potenziare le opportunità, in due
anni e mezzo molte cose sono cambiate e le revisioni sono quanto mai necessarie
e funzionali.
Naturalmente, in parallelo, si è
costruita la rete amministrativa di partnership
locali, che sono essenziali per un respiro
compartecipato e più ampio, come richiedono i progetti culturali, sempre più
attivamente obbligati a tessere grandi reti, ma ciò vale anche per quelli
industriali e di ricerca: è fondamentale aggiungere tasselli seguendo una
logica di razionalizzazione di risorse.
Le risorse s’intendono non
esclusivamente erogazioni in denaro ma prestazioni di beni e servizi messi a
disposizione per fasi circoscritte e ben delineate di progetto, sulla base di
una costruzione effettivamente compartecipata e sinergica.
Questi sono “valori”
monetizzabili perché accrescono il progetto rendendolo possibile.
Il Comune di Veglio, che è partner progettuale, appoggia i nostri passi
amministrativi, grazie a questa sinergia abbiamo individuato lo spazio,
ottenuto i patrocini a vari gradi (Comune, Provincia, Regione e Atl Biella) e una
collaborazione privata per l’evento in loco.
Ogni singola risorsa messa in
campo diventa valore aggiunto concretamente monetizzabile, prassi assodata in
ambito progettuale perché è potenziatore di valore anche in assenza di moneta,
sempre meno disponibile.
Integrare le risorse attraverso
una rete responsabile è un valore contabilizzabile alla voce cofinanziamento
perché effettivamente aggiunge risorse utilizzabili, senza la compartecipazione attiva
sarebbero costi non sopportabili; per potenziare ulteriormente le risorse
Eunomica ha aderito ad Arcipelago Scec, che è un volano sostenibile e concreto
per la progettualità e l'economia "per tutta la società".
Questa crescita rende più facile
la partecipazione ai bandi, seppure si presentano alcune problematiche legate al
volume percentuale del cofinanziamento, ma questa opzione in fase di valutazione richiede
comunque una nuova revisione del business plan
e del diagramma di Gant, a partire da una revisionata Swot che doveva essere
riaggiornata registrando i passi in avanti e per risolvere nuove questioni.
A fronte dei nuovi dati e della
misurazione delle performance del
motore vi è poi da valutare se continuare sulla strada esclusiva della cultura
oppure aprirsi ai bandi di alta innovazione, questi inseriti nella zona “alto rischio” presentano molte complessità in materia reperimento risorse necessarie, proprio
perché non prevedono erogazioni a fondo perduto e, inoltre, si tratta di un vero percorso
di avviamento imprenditoriale, molto diverso dai progetti culturali e sociali.
Mettere sul piatto pro e contro,
dubbi e valori riteniamo sia importante, ogni passaggio per Electricitas è
stato una svolta, che ha sempre richiesto di fermarsi un attimo a ragionare; il
tempo è fondamentale perché i parametri da valutare sono molti, sebbene non
tutti siano immediatamente visibili ai non addetti ai lavori.
Per questo abbiamo riordinato
azioni, risorse e valutato il valore (ed il valore aggiunto senza il quale non
si sarebbe potuto procedere fino ad ora) di quanto sin qui fatto, inserendo ogni
singolo passaggio sull’asse cronotemporale. Il calcolo di valutazione è uno dei
parametri essenziali per la programmazione futura.
Abbiamo, inoltre, ripreparato una
scheda tecnica per descrivere il progetto evoluto, se ci guardiamo
indietro abbiamo fatto passi da giganti rispetto a quella che era solo “idea”.
Quali passi prossimi?
Analisi.
Delineazione degli obiettivi
strategici aggiornati.
Valutazione.
Intanto, stiamo sempre in
movimento per allargare la rete, siamo in contatto con altri “possibili”
partner di progetto, che siano disposti a partecipare con la loro
professionalità, ma per definire al meglio il “come” stiamo attendendo lo
studio di alcuni dati tecnici da poco acquisiti.
Electricitas è sempre in continuo
movimento, anche ora non è fermo, anzi, è in analisi di check up completa,
presto vi aggiorneremo.
Una cosa certa è che nell’aria
una carica elettrica esiste, si può catturare e portare a terra per generare
energia cinetica, cosa sia davvero questa “elettricità” però, ad oggi, ancora
non lo sappiamo ma possiamo dirvi che è un potenziale che meriterebbe più
attenzione e approfondimenti.
B. Saccagno
mercoledì 23 dicembre 2015
Eunomica è parte di Arcipelago Scec
Cari Eunomici come prima novità dell'anno siamo lieti di informarvi che Eunomica è parte di Scec Piemonte.
Un passo importante per una buona economia!
.
Se volete qualche approfondimento sullo Sconto Che Cammina
http://www.scecpiemonte.it/
http://scecservice.org/site/index.htm
https://www.youtube.com/watch?v=j1LK-xtLHTE
http://eunomicaapc.blogspot.it/2015/09/intervista-ad-alberto-gallo.html
Un passo importante per una buona economia!
.
Se volete qualche approfondimento sullo Sconto Che Cammina
http://www.scecpiemonte.it/
http://scecservice.org/site/index.htm
https://www.youtube.com/watch?v=j1LK-xtLHTE
http://eunomicaapc.blogspot.it/2015/09/intervista-ad-alberto-gallo.html
lunedì 21 dicembre 2015
Auguri Eunomici
Carissimi Eunomici,
anche quest'anno complesso volge al termine, siamo alle solite, arriva dicembre e si fanno stime, analisi, valutazioni per formulare al meglio impegni, propositi, progetti e sogni per l'anno che verrà...
Noi abbiamo deciso di non fare bilanci, ma possiamo dirvi che abbiamo avuto un 2015 intenso, abbiamo "seminato" idee e progetti che speriamo possano crescere in maniera equilibrata da gennaio prossimo venturo.
Non ci dilunghiamo in lunghi discorsi, quindi...
Vogliamo augurare a voi tutti un 2016 all'insegna dell'Eunomia, certi che potremo davvero incamminarci sul sentiero che porta al cambiamento in positivo, proseguendo con fiducia su questa via.
Auguri!
anche quest'anno complesso volge al termine, siamo alle solite, arriva dicembre e si fanno stime, analisi, valutazioni per formulare al meglio impegni, propositi, progetti e sogni per l'anno che verrà...
Noi abbiamo deciso di non fare bilanci, ma possiamo dirvi che abbiamo avuto un 2015 intenso, abbiamo "seminato" idee e progetti che speriamo possano crescere in maniera equilibrata da gennaio prossimo venturo.
Non ci dilunghiamo in lunghi discorsi, quindi...
Vogliamo augurare a voi tutti un 2016 all'insegna dell'Eunomia, certi che potremo davvero incamminarci sul sentiero che porta al cambiamento in positivo, proseguendo con fiducia su questa via.
Auguri!
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