mercoledì 23 dicembre 2015

Eunomica è parte di Arcipelago Scec

Cari Eunomici come prima novità dell'anno siamo lieti di informarvi che Eunomica è parte di Scec Piemonte.

Un passo importante per una buona economia!
.

Se volete qualche approfondimento sullo Sconto Che Cammina

http://www.scecpiemonte.it/

http://scecservice.org/site/index.htm

https://www.youtube.com/watch?v=j1LK-xtLHTE

http://eunomicaapc.blogspot.it/2015/09/intervista-ad-alberto-gallo.html

lunedì 21 dicembre 2015

Auguri Eunomici

Carissimi Eunomici,

anche quest'anno complesso volge al termine, siamo alle solite, arriva dicembre e si fanno stime, analisi, valutazioni per formulare al meglio impegni, propositi, progetti e sogni per l'anno che verrà...

Noi abbiamo deciso di non fare bilanci, ma possiamo dirvi che abbiamo avuto un 2015 intenso, abbiamo "seminato" idee e progetti che speriamo possano crescere in maniera equilibrata da gennaio prossimo venturo.

Non ci dilunghiamo in lunghi discorsi, quindi...

Vogliamo augurare a voi tutti un 2016 all'insegna dell'Eunomia, certi che potremo davvero incamminarci sul sentiero che porta al cambiamento in positivo, proseguendo con fiducia su questa via.

Auguri!


giovedì 17 dicembre 2015

Electricitas, Step III



Un nuovo step per Electricitas: Luciano Maciotta ha fatto un altro passo sperimentale lungo il cammino di realizzazione della performance artistica.                                                                   

Allineandosi alle intenzioni del progetto Electricitas l'artista ha ripreso il filo interrotto della ricerca pura e semplice, di quel senso della scoperta che avviene testando autopticamente le proprie teorie ed idee, andando a sperimentare in prima persona, nei propri studi, con materiali costruiti da sé; questo era per gli eruditi il primo vero passo di conoscenza empirica e pratica che si avviava dopo studi preliminari ed ipotesi a tavolino e prima di presentarlo alla comunità.
                                                                                                                                                Così, in una giornata di questa caldo ed atipico inverno Luciano Maciotta ha provato a lanciare un piccolo pallone per captare l'energia in aria e collegarlo al motore elettrostatico da lui costruito (cui vi abbiamo già qualche tempo fa 


Volete sapere com'è andata?


Eppur si muove...

Straordinario!

lunedì 2 novembre 2015

Eunomica a Bona Up! La scuola delle imprese



Eunomica a:

IL BONA, LA SCUOLA DELLE IMPRESE
L'Istituto Commerciale Eugenio Bona per il suo 102° anniversario propone la terza edizione dedicata alle Start Up

Bona Up!
LA SCUOLA DELLE IMPRESE
Mercoledì 4 novembre 2015 - 08-30 - 15.00

Giornata finalizzata a promuovere la creatività e l'imprenditorialità tra gli allievi delle classi quarte e quinte dell'Istituto attraverso l'incontro con le start - up avviate da imprenditori prevalentemente under 35.

Le start - up verranno presentate da organizzazioni pubbliche e private che in Piemonte si occupano di favorire l'iniziativa imprenditoriale e diffondere la cultura d'impresa: Provincia di Biella, Camera di Commercio di Biella, Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Biella, GAL Montagne Biellesi, UIB Gruppo Giovani Imprenditori, Confcooperative, CNA, API Biella, Banca Sella/Sella Lab, Intesa San Paolo, PerMicro, Noi del Bona, Coworking StArtwork Cittadellarte, Pace e Futuro, Piemex, Scec, EITW Microcredito, Finanzagevolata.net, Eunomica.

Ci saranno anche lezioni specialistica con Carla Fiorio, Debora Ferrero e Mario Rovetti.



venerdì 2 ottobre 2015

Riso in Terra di Castagne 14 ottobre 2015

Anche Eunomica alla festa di chiusura del Museo Laboratorio del Mortigliengo con la conferenza Agricoltura Residuale, esempio pratico con Riso Giglio, non mancate! 



Come ogni anno si rinnova l’atteso appuntamento della Festadi Chiusura del Museo Laboratorio del Mortigliengo che si tiene la terza domenica di ottobre, dove per un giorno tornano in vita le attività economiche della tradizione locale che incantano grandi e bambini: olio di noci, aceto di mele e tessitura della canapa. Quest’edizione sarà arricchita da un piacevole incontro tra riso e castagne. 

L’appuntamento di chiusura della stagione estiva del Museo del Mortigliengo è un evento che ogni anno attira nella frazione Mino del Comune di Mezzana una folla di golosi, di amanti della cultura, della tradizione e di bimbi che per un giorno possono vedere in moto il frantoio per la produzione dell’olio di noci, prezioso e gustoso condimento che arricchisce in modo sano i nostri piatti, il torchio per  l’aceto di mele, attività economica tipica del Mortigliengo ed imparare come si tesse la canapa, rude tessuto che ha vestito ed arredato le case dei nostri nonni sin ancora alla metà del secolo scorso.

Domenica 18 ottobre, dal primo pomeriggio, il Museo si animerà con la messa in funzione dei macchinari, sapientemente azionati dai volontari dell’Associazione Murceng, che un tempo erano parte della vita quotidiana della piccola frazione di Mino e per la gioia dei bambini ci saranno dei laboratori gratuiti a loro dedicati, “Tessi la tela e Spremi la Mela”, mentre gli adulti potranno visitare il museo e curiosare fra le bancarelle dei produttori locali per degustare e scoprire sapori di un tempo.

Quest’anno la formula tradizionale si arricchisce con un incontro fra riso e castagne, per riportare l’attenzione sull’importanza e sul valore alimentare che questi due prodotti avevano nell’economia di scambio fra pianura e monti; nel tardo pomeriggio ci sarà una conferenza gratuita dedicata all’Agricoltura Residuale del Riso giglio, dove Francesco Bernabei, presidente di Eunomica APC, racconterà un’esperienza reale dedicata alla coltivazione del riso secondo un metodo a minimo impatto ambientale ed energetico

A seguire si potrà degustare un piatto di Panissa vercellese preparato dal Gruppo “Amici della Panissa” di Albano Vercellese, per chiudere in bellezza un pomeriggio di divertimento, gusto e cultura alle porte dell’autunno.

La festa sarà un gioioso tuffo nel nostro passato prossimo che ci permetterà di tornare tutti bambini e di riaprire la scatola dei ricordi, per scoprire e riscoprire la nostra tradizione in uno splendido contesto che ci riporterà indietro nel tempo con incanto e meraviglia.

Domenica 18 0ttobre dalle ore 14.30
Museo del Mortigliengo

Fraz. Mino – Mezzana Mortigliengo

martedì 15 settembre 2015

Intervista ad Alberto Gallo






Presidente dell'Associazione Arcipelago Piemonte 
e CTA presso piemex.net/



Cos’è e come funziona lo SCEC?

«Buongiorno Barbara, e grazie per l'invito a parlare di questo strumento.
Cercherò volentieri di dare qualche indicazione utile, convinto come sono che è sempre più importante riflettere su alcuni concetti chiave come quello del denaro, ma anche e soprattutto sul concetto di valore.
Troppo spesso infatti ho notato che, parallelamente a discettazioni più o meno corrette sul funzionamento del denaro, si affiancano proposte a mio avviso dal respiro corto, nel senso che si occupano di trovare modi alternativi per immetter semplicemente nuovo denaro nel sistema, attualmente asfittico. Le conseguenze di un approccio così inteso rischiano di essere inaspettate dagli stessi promotori: si rischia, in estrema sintesi, di fornire una stampella a un capitalismo che dovrebbe viceversa esser lasciato morire di morte naturale, o meglio riformato dalla radice, a partire dal concetto di valore.
In questo panorama così variegato, che parte dalla critica all'attuale sistema socio-economico, i progetti delle cosiddettemonete sociali” (termine che vuole escludere le monete complementari/alternative/locali di pura vocazione di business), si staglia con nettezza il progetto di Arcipelago Scec, proprio per un'intuizione valoriale che discosta di molto da altre iniziative.

In estrema sintesi, lo Scec è il simbolo di un accordo tra persone, associazioni, aziende, enti locali e istituzioni in generale, che si accordano appunto per utilizzare lo Scec (una sorta di “unità di misurazione di valore” ad adesione volontaria) per agevolare degli scambi economici e sociali che promuovono un nuovo modello di sviluppo, che non è inteso come crescita nella produzione di beni, ma come crescita della convivialità per dirla con Ivan Illich, precursore di ragionamenti fondanti la recente convergenza attorno all'apparentemente tautologico concetto del buen vivir”.
Lo Scec viene emesso a livello nazionale da un'associazione senza scopo di lucro (Ass. Culturale Arcipelago Scec), che è articolata a sua volta in varie associazioni regionali, per avvicinarsi alle reali condizioni di sviluppo del circuito.
Cosa vuol dire emesso?
Vuol dire che esattamente come il denaro, è messo in circolazione per agevolare gli scambi. Solo, il meccanismo di emissione è antitetico al meccanismo usato dal denaro, e anziché esser addebitato alla comunità che lo utilizza (come succede per euro, dollaro e via dicendo), lo Scec viene al contrario accreditato, o emesso a fronte di prestazioni con un valore sociale riconosciuto.
Se il debito (moneta a corso forzoso-obbligatorio) crea sfiducia, e le sue conseguenze (la coperta che si fa sempre più corta, per sintetizzare) creano competizione, il credito viceversa (così come la volontarietà rispetto all'obbligatorietà) crea fiducia e collaborazione.
Accettare lo Scec vuol dire far parte di un patto sociale che ha queste premesse, per cui il suo sviluppo potrebbe portare alla valorizzazione di alcune pratiche come il volontariato e i suoi connessi valori, così come la fiducia e la solidarietà in senso lato.
La portata culturale di questo progetto è enorme, perchè è un ponte verso l'economia del dono, che si concreta quando “vesto” il denaro di un patto sociale diverso. Invece che “sterco del demonio”, il denaro può diventare strumento utile a svilupparci ma sul serio: non quindi uno strumento per costruire più macchine del nostro vicino, ma uno strumento per evolverci umanamente.
Lo Scec, una volta messo in circolazione, viene utilizzato per “misurarelo sconto (fino ad un max del 30%) che le aziende o professionisti con p.iva vogliono riconoscere agli aderenti allo Scec. Lo sconto così viene pagato in Scec e risulta fuori dall'imponibile (essendo un buono sconto fiscalmente riconosciuto come tale), così l'esercente che ha fatto gli sconti non ha perso potere d'acquisto (nel caso in cui riesca a rispendere gli Scec nel circuito) e anzi ha abbassato l'imponibile per ogni singola unità venduta.
C'è da dire anche, però, che con una politica di sconto così impostata, anche nuovi clienti vengono attirati (perchè potranno pagare una parte del prezzo in Scec, che gli son stati regalati, o che hanno guadagnato con un'azione virtuosa), quindi il gettito fiscale complessivo aumenterebbe addirittura, con buona pace di quelli che per partito preso si propongono di difendere il sistema esistente nonostante le evidenti assurdità che comporta. Non apro certo qui il tema fiscale...ma ho fatto questo esempio solo per indicare che il realismo che si ferma fino alla punta del naso, è più pericoloso della cecità totale, per dirla con Dostoevskji.
Gli Scec possono anche esser usati al 100% quando l'accettatore non esercita l'attività con una p.iva associata: si aprono quindi gli spazi per incentivare lo scambio di beni usati (o riparati!), o per dare luogo a scambi di prestazioni lavorative che siano più variegate di quanto normalmente può esser possibile con le BdT (banche del tempo), dove per principio fondante ogni ora di lavoro vale quanto qualunque altra (tagliando però fuori chi ancora non ha raggiunto tale livello di illuminazione...soprattutto se appartenente a mestieri per cui una grande preparazione o responsabilità rende giustificabile un maggior costo orario).
Anche come innesco di una nuova attività, o per agevolare soprattutto le associazioni nello svolgere le loro attività (già in linea con la visione promossa da Arcipelago Scec) lo Scec potrebbe svolgere un ruolo cruciale. Tutto questo, a patto che si venga a conoscere lo strumento e la visione, e che ognuno se ne faccia ambasciatore in prima persona!».

Dacci una tua personale definizione di “costruttore del nuovo”
«Cavolo...non l'ho formulata io, ma la sottoscrivo in pieno.

L’economia del dono viene spesso sottostimata perché misura un valore che si svincola dal sistema finanziario in atto, perché misura qualcosa che non può essere calcolato secondo le regole vigenti poiché non genera reddito e ricchezza, eppure nella realtà sono valori fondamentali per lo sviluppo e la sopravvivenza di ogni contesto sociale. Di fatto ogni comunità, in scala micro e macro, si basa proprio su questa silente economia per continuare ad esistere, basti pensare, ad esempio, al valore tempo che ogni individuo mette a disposizione nelle sue connessioni quotidiane e che, al contempo, riceve in cambio.  Possiamo misurarlo dandogli un giusto valore?
Possiamo definirlo un gesto economico che apporta benefici, che produce qualcosa, che aumenta il potenziale esistente?
Qual è il tuo pensiero in merito all’economia del dono?

«Mi scuso in anticipo per non riuscire a condensare in una risposta il mio pensiero...ma proverò un'operazione di sintesi.
Con la tua domanda hai centrato in pieno gli aspetti che rendono difficile concepire alcuni aspetti della vita quotidiana come portatori di valori economicamente intesi come tali.
La misurabilità ha ipso facto a che vedere con il concetto di quantità, mentre i valori dell'economia del dono sono senza dubbio incentrati sull'aspetto qualitativo del valore. A questo proposito, vorrei ricordare in breve cosa è successo all'utopia di Keynes sulla capacità di redenzione del capitalismo: nel 1928 davanti ad una platea di studenti l'illustre economista dipinse i contorni della sua personale utopia riguardante il capitalismo. Sosteneva infatti che il capitalismo fosse necessario come “fase transitoria” per incanalare le degenerazioni umane in funzione di una produzione efficiente di prodotti e servizi (la vecchia idea di Smith e poi Mandeville, di vizio privato come pubblica virtù). Nel giro di 100 anni l'aumento di produttività avrebbe donato all'umanità la possibilità di vivere in pace, riducendo in modo sostanzioso il tempo dedicato all'attività lavorativa. Le previsioni di Keynes sulla produttività si sono avverate...ma l'uomo non è stato in grado di saziare il suo appetito con i beni a sua disposizione, poiché al di là dei beni “necessari” ad una vita dignitosa si affiancarono ben presto, per poi prendere il sopravvento, i beni “posizionali”, il cui senso è legato indissolubilmente ad un'idea di supremazia su altre persone. Succede così che beni “di moda” (desiderati perché altri ce li hanno), “snob” (desiderati perché altri non li hanno) e dei beni “Veblen” (la cui funzione è quella di esser una sorta di “pubblicità” della ricchezza, perché valutati in base al loro costo prima di tutto) hanno reso impossibile sostenere una crescita in termini di benessere che accompagnasse una crescita produttiva.
È successo invece l'opposto, e non si vede come la situazione potrebbe cambiare, anzi la spirale degenerativa è già ben evidente: se traiamo soddisfazione da una posizione di superiorità invece che da una sensazione di appartenenza e condivisione, siamo destinati ad avere eterne frustrazioni come specie umana. Solo un cambio paradigmatico che porti alla luce i valori più “sottili” e meno grossolani può invertire la tendenza.
L'economia del dono in particolare è strettamente legata al tema delle monete sociali, perchè implica l'instaurazione di un rapporto fiduciario, che è lo stesso che permette all'economia del dono di funzionare, di fatto avvicinando l'umanità a quell'utopia che è alla base della migliore letteratura anarchica: l'uomo svincolato da obblighi che per spirito di amore verso il suo prossimo libera finalmente la sua parte spirituale (se mi si consente il termine) per completare un'evoluzione che sempre più appare urgente non più in termini di crescita materiale, quanto di crescita interiore.
Sciolto il patto faustiano del capitalismo (che in Goethe, in piena rivoluzione industriale ha un lieto fine, ovvero l'anima di Faust che va in paradiso per le buone intenzioni, mentre posteriormente, dopo la seconda guerra mondiale con Mann finisce per impazzire, ovvero la versione laica dello status infernale), l'uomo che vive secondo l'economia del dono può ambire a stringere un patto con la sua parte celeste, dove non ci sono contraddizioni tra mezzi e fini.
Quanto appena scritto credo possa far intuire quanto sia difficile il passaggio cui stiamo tendendo, ma al contempo può mitigare la paura di non trovare un “giusto corrispettivo” per attività che per loro natura hanno poca vocazione a esser quantificate dunque paragonate. Ciononostante, soprattutto in una fase di transizione verso questo modello credo sia di importanza capitale creare modelli di riferimento trasparenti innanzitutto, per raccogliere e modellare il nuovo sistema a seconda del valore percepito dalla comunità di riferimento».  

La crisi ormai cronica che attanaglia il mondo in generale e l’asfissia auto generata del mercato, paralizzato per la mancanza di fiducia che frena la circolazione di denaro, ma anche di idee e di sfide da intraprendere, ci ha spinti a ricercare nuovi sistemi alternativi che possano muoversi in parallelo cercando di cambiare i paradigmi finanziari attuali rimettendo al centro il capitale umano quale punto imprescindibile di partenza per ripartire ricostruendo un’economia capace di misurare il valore in modo equo. Le monete complementari e Arcipelago Scec sono parte di questa evoluzione, tu ne sei profondo conoscitore e parte attiva, per cui hai il polso della situazione, puoi dirci a che punto stiamo oggi?

«Ehm...no.
Intendiamoci, quello che intendo è che la quantità di variabili è tale da rendere pretenziosa a mio avviso qualunque previsione sull'evoluzione di questi strumenti. È possibile tracciare vari scenari, ordinati per probabilità, ma sono certo che questa classificazione per ordine di probabilità potrebbe trovare innumerevoli discordanze.
Ora che ho scansato il ruolo di Cassandra, dico la mia senza pretendere di aver l'ultima parola: l'uomo si muove per soddisfare delle necessità, e le necessità più tradite in questo periodo storico (almeno nel nostro mondo occidentale) sono quelle rappresentate da valori “umani” e non materiali.
Da qui, il mio ottimismo sull'evoluzione di queste dinamiche, che sono in grado di ristabilire un certo equilibrio tra necessità “de panza” e quelle “de core”.
Ora si assiste ad un gran fermento, e anche a livello istituzionale ci sono certe aperture, anche se ristrette a progetti meno destabilizzanti di quanto può esser Arcipelago Scec.
Guardo con interesse anche l'esperimento di Faircoop, che vorrebbe creare una piattaforma cui tutta l'economia anticapitalista mondiale possa convergere e creare valori in grado di sovvertire gli equilibri (precari a dir poco) attuali, anche grazie ad una criptomoneta (Faircoin) che sembra poter eliminare o quanto meno mitigare gli aspetti più contraddittori di Bitcoin e compagnia cantante.
L'Europa e l'Italia in particolare sono in una posizione privilegiata per esprimere con forza alternative percorribili, il cui successo è legato a filo doppio alla capacità che avremo di unire i mille rivoli del cambiamento in una direzione coordinata. Ed il coordinamento passa attraverso il patto sociale necessario a una nuova fattispecie monetaria, in grado di promuovere quanto sopra». 

È quasi sintomatico che quando si parla di gratuità, solidarietà sociale, scambio e persino di fiducia ci sia un atteggiamento iniziale piuttosto diffidente, sovente anche da parte di coloro che più dovrebbero afferrare il concetto, probabilmente molto è dovuto ad una forma mentis che ci è stata inculcata e che ci porta a temere qualsiasi cosa esca dai binari che ci propongono come gli unici possibili. Tutto quello che è semplice, logico e di fatto parte della nostra storia umana oggi ci sembra lontano ed inattuabile, siamo sempre tentati di primo acchito di chiuderci in difesa, evitando di conoscere.  Altre volte, una sorta di chiusura arriva anche da chi propone la condivisione e lo scambio per cambiare il sistema verso chi “non vuole capire”, questo però lascia di fatto dei vuoti che si dovrebbero cercare di colmare, perché acculturare è un passo fondamentale per cambiare. Avendo tu una lunga esperienza, qual è la tua personale ricetta per riportare la fiducia al centro dei rapporti sociali che comprendono ovviamente anche quelli economici e culturali?

«Hai toccato un altro punto cruciale. Un vero e proprio nodo gordiano in realtà, che necessita di un taglio netto con quanto abbiamo appreso, per approdare ad una dimensione nuova, e non semplicemente un nuovo vestito su un corpo malandato.
E' altrettanto vero che un atteggiamento prometeico o giudicante ostacola questo passaggio, per cui credo che il processo ideale sia quello intrapreso dal gruppo de Italia Che Cambia: i ragazzi che hanno iniziato a mappare le realtà del cambiamento in Italia e che ora, caso più unico che raro, hanno guadagnato il rispetto e la credibilità da ogni realtà che hanno toccato.
Come hanno fatto?
Beh, innanzitutto hanno iniziato riconoscendo il buono che c'era nelle realtà esistenti. Questo ha permesso di instaurare un dialogo, che altrimenti sarebbe stato compromesso.
Riuscire a empatizzare con i nostri interlocutori è fondamentale, per cui suggerirei semplicemente di agire in gruppo per quanto possibile, adottando sistematicamente processi di facilitazione per agevolare una comprensione più profonda, e soprattutto perseguire una creazione di reti di supporto che partano dalle associazioni di persone, e da reti già esistenti di persone che si conoscono e si stimano.
La fiducia si instaura con l'empatia e non con il giudizio, ma la nostra mente raziocinante, il nostro emisfero cerebrale sinistro (e maschile...) che è sovra-sollecitato non ha gli strumenti per uscire da questo vicolo cieco.
In pratica, c'è bisogno di dare respiro al nostro emisfero cerebrale destro, emotivo e femminile, capace di intuito e di connessioni profonde. Anche il linguaggio non è adatto a questo (in queste risposte ho spesso parlato di “uomo” per intendere “umanità”, per esempio..), ma se è vero che siamo entrati in una fase di cambiamento astronomico, chissà che non possiamo aprirci anche a questa spaventosissima possibilità: abbandonare l'approccio rapace e predatore tipico di una mente calcolatrice e adottare l'approccio amorevole e di condivisione che fa pur sempre parte di noi, anche se a fatica riusciamo a immaginarcelo come capace di soppiantare il modello esistente.
Ma tornando ai ragazzi de Italia Che Cambia, che cosa hanno fatto loro?
Hanno introdotto concetti (maschio) o ricevuto stimoli (femmina)? “La seconda che hai detto” direbbe Guzzanti...».


Quali sono secondo te i punti più deboli da sviluppare in Arcipelago Scec per potenziarlo e per migliorare la sua diffusione concreta?

«Credo di averli nominati in ordine sparso sopra, ma li riporto qui per comodità: bisognerebbe innanzitutto riuscire a coinvolgere le associazioni, prima di tutto conoscendole e apprezzandone lo sforzo, per poi semplicemente offrir loro la possibilità di adottare uno strumento nuovo nella loro progettazione, che permetta loro di perseguire con più efficacia e coerenza i loro fini sociali.
A cascata, con una maggior partecipazione, crescerebbe anche l'efficacia nella gestione dello strumento stesso, e ci scommetto anche nuove possibilità di utilizzare lo Scec in contesti che magari ancora non abbiamo immaginato.
A livello personale, gli attivisti di Arcipelago Scec vorrei sapessero adottare il sopra citato approccio femminile, anzi materno. Senza di questo sennò come può nascere qualcosa?».

Tu hai conoscenza diretta dei sistemi di economia sociale dell’America Latina, dove sicuramente le condizioni di vita e le risorse sono certo meno “ricche” delle nostre economie occidentali, quali sono le differenze fra il nostro pensiero ed il loro e cosa dovremmo imparare dal loro esempio per riuscire finalmente ad uscire dallo stallo economico che prima di tutto è mentale?

«La dimensione comunitaria sembra esser più vicina a chi non vive nell'abbondanza materiale.
Lo stesso Kropotkin scriveva le sue pagine più alte avendo davanti a sé una società la cui povertà di mezzi rendeva quasi inevitabile una collaborazione, pena la morte.
Quello che ho visto con nettezza è che si riesce in quei contesti a ridimensionare l'ego ipertrofico che inquina la nostra società, che è fondamentalmente individualista.
La dimensione comunitaria assume un valore superiore, che sublima in qualche modo gli sforzi individuali, armonizzandoli.
La nostra società viceversa sembra un'orchestra di virtuosi musicanti...che però suonando senza ascoltare gli altri creano cacofonia e frustrazione per i risultati che ben lungi dal sommare le singole capacità sembrano vanificare degli sforzi individuali notevoli.
Mi piace pensare alla permacultura nei termini più radicali, e per progettare una società secondo le indicazioni che ha dato questa nuova branca di studi, è essenziale utilizzare al meglio le energie a disposizione.
Dunque, è ora di prendere atto di questa semplice constatazione: chi fa da sé...si sta masturbando».


Quanta diseconomia di scala c’è in quello che noi pensiamo economico?

«Rispondo con un'immagine.
In fondo, riassume abbastanza bene il fatto che il nostro concetto di “efficienza economica” è ben distante dall'effetto “a cascata” che ci si ostina a indicare come risolutivo.
In termini più generali poi, la discussione potrebbe esser fuorviante, perchè dovremmo analizzare la gestione delle risorse per rispondere adeguatamente a questa domanda, ma per non cascare in ragionamenti utilitaristici mi limito ad indicare che una società così disuguale non può esser né pacifica né improntata al “buen vivir”.

Neppure per quei pochi in condizione di ricchezza, che al contrario di quanto si possa pensare sono ben lungi dal poter stare rilassati nel loro benessere materiale, costantemente minacciato da chi compete per rubargli un posto  
al sole».                                                                                Immagine tratta da  Illustrazione 1:  
                                                                                                        Fonte: http://utopiarazionale.blogspot.it/2014/08/tra-inquinamento-guerre-fame.html
















Barbara Saccagno

martedì 7 luglio 2015

Electricitas ha ottenuto il patrocinio della Regione Piemonte







Luciano Maciotta

in patnership con 



Per il progetto 

ELECTRICITAS

hanno ottenuto

il patrocinio della


che si aggiunge a quello di


e


                                                                         Ringraziamo il Piemonte, terra di sognatori...

martedì 30 giugno 2015

The usefulness of fetal cells to cure Parkinson´s disease








La grande sfida di questi tempi è trovare il modo per intervenire e curare le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o il Parkinson. I clinical trial deludono, molto probabilmente per una tardiva diagnosi della malattia, che si manifesta con una ventina di anni in anticipo sulla diagnosi rimanendo però asintomatica. 
Un’alternativa al trattamento farmacologico potrebbe essere quello di usare infusione di cellule nel cervello, quindi una nuova strada potrebbe essere percorsa. 
Purtroppo la soluzione è però ancora lontana.

Parkinson’s disease (PD) is a neurodegenerative disorder a. resulting from the depletion of dopamine-producing cells in the area of the brain called substantia nigra.
The progression of the disease foresees the arising of characteristic symptoms as tremors, muscle rigidity, sleep disturbances, bradykinesia, then it leads to cognitive decline and, in the final stages, to dementia.

Around 28 years ago in Sweden a pioneering treatment involved the injection of fetal brain cells into the brain of PD patients. 
Two trials in the US reported that there were no benefits from this procedure within the two first years following the injections, so the procedure was abandoned. 
Actually the patients improved dramatically their cognitive functions, but long time after the trials ended, around three or more years after the implants. 
The reason is that it may take several years for fetal cells to create connections with the resident cells in the brain. 
Only when the connections are created, the implanted cells can start releasing the dopamine, which is the neurotransmitter whose low level is responsible of the symptoms in PD. 

Since the improvements were not noticed, the idea of injecting fetal brain cells was not pursued until now when at the Addenbrooke´s Hospital in Cambridge the procedure was revived. A man received the injection of fetal cells, and physicians are optimistic that he can recover full controls of his movements within 5 years. 
The problem is that the team did not have enough cells to give the man a full treatment, they were only able to inject half of the brain´s man, but they hope to treat the other half soon. Their future plan is to treat 19 people in a cooperative trial between Cambridge and Sweden, but all depends on the availability of fetal cells from women terminating pregnancies.     

If the injection of cells is a potential strategy to cure PD, an alternative to fetal cells could be stem cells, which are undifferentiated cells that efficiently undergo differentiation in order to become specialized. 
Thus, it is imaginable to differentiate stem cells to dopamine-producing cells and then use these cells for the injection into the brain of PD patients. 
The use of stem cells can solve both the supply problem due to the donations of fetal cells and the problem due to a lack of scheduling, since nobody can predict when a donation will occur.

In conclusion, it seems that the scientific community is working hard testing different ways to delay the progression of the disease and/or cure the disease itself.

We all know that the scientific progress is a slow process, nevertheless it will end up with a stunning discovery.

Bibliography:


                                                                                                                                     Livia Civitelli, PhD












  
 Università di Linkoping Svezia - IKE

Credits Image - Brain Vector by Pauldizonr 

mercoledì 10 giugno 2015

Museo Laboratorio del Mortigliengo_Mezzana Mortigliengo, 07 giugno 2015. Aperitivo culturale: “Moneta complementare”







Relatori:
Francesco Bernabei e Alberto Gallo

Giornata splendida, da andare a farsi una passeggiata da qualche parte o un bagno al fiume, ma non tutti antepongono il dilettevole all'utile, così se l'argomento di un incontro è La Moneta Complementare qualche curioso si è trattenuto per partecipare.
Sarà che di questi tempi non è più blasfemo pensare ad altre forme di pagamento, sarà che l'Ecomuseo che ha ospitato l'incontro è luogo ricco di fascino e di storia fatto sta che grazie ai partecipanti c'è stato un bel confronto su un tema spinoso: il denaro.

Il tema della moneta complementare è un argomento al quale Francesco Bernabei si dedica da tempo e che spesso è poco conosciuto dal grande pubblico. Prima di raccontare cos’è e quali sono i progetti attivi in Italia è stato necessario fare un excursus sulla storia della moneta che dal passato ci portato alladozione dellEuro.
Da anni conviviamo con una crisi che paralizza il sistema economico, il denaro non circola, ove e quando possibile si tesaurizza perché manca la fiducia, c’è stagnazione eppure abbiamo un grande potenziale inespresso che soffoca per mancanza di moneta circolante.
Se il sistema tradizionale di pensiero, economico e finanziario, non ha risposte efficaci possiamo immaginare ce ne siano altre possibili?
I 65 progetti dedicati alla moneta complementare esistenti ed attivi ad oggi in Italia dimostrano che vi è la volontà di trovare un sistema di misurazione efficace del valore di scambio che sia in grado di ossigenare il sistema mettendo in circolo leconomia sociale, cioè quella che permette ad una comunità, piccola e grande che sia, di sviluppare e potenziare gli scambi basandosi sulla fiducia, perché non è il pezzo di carta ad essere fondamentale ma il valore che assume nel momento in cui lo si immette nel mercato azionando una transazione, altrimenti non ne avrebbe di per sé alcuno.
Vi sono ancora tante domande da porsi e molti passi da compiere ma è sintomatico che nellaria si senta, pur a fronte di mancanza di risposte assolute - daltronde chi può mai dire di averle? -, una maggiore consapevolezza nel sentire il bisogno di un cambiamento.

Alberto Gallo, intervenuto a completamento del panorama, ha parlato di due iniziative già esistenti ed attuabili: lo Scec ed il Piemex.
Il primo è uno strumento attivo in tutta Italia, a macchia di leopardo, che ha l'ambizione folle di promuovere una ricostruzione della comunità (sociale ancor prima che economica) a partire da un dono incondizionato, 100 Scec gratuiti al momento dell'iscrizione, che innesca una riduzione di prezzo circolare per gli aderenti, che così vedono aumentare il proprio potere d'acquisto a patto che lo usino per irrorare l'economia di prossimità, con ulteriori ricadute sul territorio.
In pratica, lo strumento serve per oliare qualunque iniziativa socialmente utile che voglia avvalersi di un patto di comunità: la decisione di usare uno strumento di misurazione del valore come lo Scec.
Tra aziende con p.iva questo si configura come uno sconto incondizionato (max 30%), che attira nuovi clienti e che al contrario dello sconto normalmente inteso non si traduce in un mancato guadagno, poiché può esser rispeso dentro al circuito. Ulteriore volano, la possibilità di scambiarsi cose al 100% quando si tratta di beni usati (allungandone così il ciclo di vita) o di prestazioni tra singole persone. Una sorta di banca del tempo non convenzionale, dove è il fornitore di servizi che decide quanto vuole per il suo lavoro, e si lascia ai partecipanti la decisione di accedervi o meno.
E poi, come ulteriore stimolo, il suggerimento: ma perchè non utilizzare gli Scec per dare un valore ad attività che nel mondo Euro non lo sono?
Come i lavori domestici, o lavori socialmente utili in generale, ma svolti con sempre più fatica dai volontari?
Il salto culturale è denso: si sta parlando di ridisegnare il concetto di benessere inteso in termini più ampi. Quello che nell'economia solidaria sudamericana è chiamato buen vivir.
Insomma, tentativi per riportare l'economia al servizio e non a dominio dell'uomo.

Il secondo strumento, Piemex, ha la caratteristica di poter lavorare sulla creazione del circuito con un'efficacia data dall'organizzazione professionale, mentre ArcipelagoScec è portato avanti da volontari in tutta Italia, che per quanto si possano impegnare non possono dedicare energie così consistenti. 
La funzione di Piemex (che replica il successo di Sardex sul territorio piemontese) è quella di metter in relazione le PMI di un territorio garantendo loro di poter effettuare scambi non inquinati dalla finanza, dunque al 100% in compensazione Piemex. Questo vuol dire che in pratica si creano le condizioni per un baratto multilaterale e multitemporale, che di fatto crea un patto sociale di accettazione di una valuta compensativa, svuotata del suo potere di riserva di valore e dove viceversa si rafforza la sua funzionalità di mezzo di scambio. Questo permette ai crediti Piemex di passare di mano molto velocemente, all'incirca 7-8 volte più velocemente dell'Euro che viceversa viene tesaurizzato di fatto bloccando l'economia e gli scambi.
Entrambi gli strumenti dunque hanno in seno la capacità di dare accesso ad un mercato complementare ed aggiuntivo, con pagamenti certi e da persone di fiducia.
Una dimostrazione pratica insomma di come una visione sociale solidale con opportuni strumenti possa creare valore economico reale e non solo ideale.
La scommessa dei relatori è che i due strumenti si possano integrare, vista l'identità di obiettivi e la diversità di funzioni che possono svolgere.
Se siete curiosi e volete saperne di più potete contattare Alberto Gallo al numero 347 5860754 o via mail michiamoalberto@gmail.com.
                                                                                                                                                                                                            A,Gallo

S                                                                                                                                                       B. Saccagno


S                                                               SAVE THE DATE _ 21 GIUGNO 2015
                        Prossimo Appuntamento con Gaia ed il risparmio alimentare


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