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mercoledì 10 giugno 2015

Museo Laboratorio del Mortigliengo_Mezzana Mortigliengo, 07 giugno 2015. Aperitivo culturale: “Moneta complementare”







Relatori:
Francesco Bernabei e Alberto Gallo

Giornata splendida, da andare a farsi una passeggiata da qualche parte o un bagno al fiume, ma non tutti antepongono il dilettevole all'utile, così se l'argomento di un incontro è La Moneta Complementare qualche curioso si è trattenuto per partecipare.
Sarà che di questi tempi non è più blasfemo pensare ad altre forme di pagamento, sarà che l'Ecomuseo che ha ospitato l'incontro è luogo ricco di fascino e di storia fatto sta che grazie ai partecipanti c'è stato un bel confronto su un tema spinoso: il denaro.

Il tema della moneta complementare è un argomento al quale Francesco Bernabei si dedica da tempo e che spesso è poco conosciuto dal grande pubblico. Prima di raccontare cos’è e quali sono i progetti attivi in Italia è stato necessario fare un excursus sulla storia della moneta che dal passato ci portato alladozione dellEuro.
Da anni conviviamo con una crisi che paralizza il sistema economico, il denaro non circola, ove e quando possibile si tesaurizza perché manca la fiducia, c’è stagnazione eppure abbiamo un grande potenziale inespresso che soffoca per mancanza di moneta circolante.
Se il sistema tradizionale di pensiero, economico e finanziario, non ha risposte efficaci possiamo immaginare ce ne siano altre possibili?
I 65 progetti dedicati alla moneta complementare esistenti ed attivi ad oggi in Italia dimostrano che vi è la volontà di trovare un sistema di misurazione efficace del valore di scambio che sia in grado di ossigenare il sistema mettendo in circolo leconomia sociale, cioè quella che permette ad una comunità, piccola e grande che sia, di sviluppare e potenziare gli scambi basandosi sulla fiducia, perché non è il pezzo di carta ad essere fondamentale ma il valore che assume nel momento in cui lo si immette nel mercato azionando una transazione, altrimenti non ne avrebbe di per sé alcuno.
Vi sono ancora tante domande da porsi e molti passi da compiere ma è sintomatico che nellaria si senta, pur a fronte di mancanza di risposte assolute - daltronde chi può mai dire di averle? -, una maggiore consapevolezza nel sentire il bisogno di un cambiamento.

Alberto Gallo, intervenuto a completamento del panorama, ha parlato di due iniziative già esistenti ed attuabili: lo Scec ed il Piemex.
Il primo è uno strumento attivo in tutta Italia, a macchia di leopardo, che ha l'ambizione folle di promuovere una ricostruzione della comunità (sociale ancor prima che economica) a partire da un dono incondizionato, 100 Scec gratuiti al momento dell'iscrizione, che innesca una riduzione di prezzo circolare per gli aderenti, che così vedono aumentare il proprio potere d'acquisto a patto che lo usino per irrorare l'economia di prossimità, con ulteriori ricadute sul territorio.
In pratica, lo strumento serve per oliare qualunque iniziativa socialmente utile che voglia avvalersi di un patto di comunità: la decisione di usare uno strumento di misurazione del valore come lo Scec.
Tra aziende con p.iva questo si configura come uno sconto incondizionato (max 30%), che attira nuovi clienti e che al contrario dello sconto normalmente inteso non si traduce in un mancato guadagno, poiché può esser rispeso dentro al circuito. Ulteriore volano, la possibilità di scambiarsi cose al 100% quando si tratta di beni usati (allungandone così il ciclo di vita) o di prestazioni tra singole persone. Una sorta di banca del tempo non convenzionale, dove è il fornitore di servizi che decide quanto vuole per il suo lavoro, e si lascia ai partecipanti la decisione di accedervi o meno.
E poi, come ulteriore stimolo, il suggerimento: ma perchè non utilizzare gli Scec per dare un valore ad attività che nel mondo Euro non lo sono?
Come i lavori domestici, o lavori socialmente utili in generale, ma svolti con sempre più fatica dai volontari?
Il salto culturale è denso: si sta parlando di ridisegnare il concetto di benessere inteso in termini più ampi. Quello che nell'economia solidaria sudamericana è chiamato buen vivir.
Insomma, tentativi per riportare l'economia al servizio e non a dominio dell'uomo.

Il secondo strumento, Piemex, ha la caratteristica di poter lavorare sulla creazione del circuito con un'efficacia data dall'organizzazione professionale, mentre ArcipelagoScec è portato avanti da volontari in tutta Italia, che per quanto si possano impegnare non possono dedicare energie così consistenti. 
La funzione di Piemex (che replica il successo di Sardex sul territorio piemontese) è quella di metter in relazione le PMI di un territorio garantendo loro di poter effettuare scambi non inquinati dalla finanza, dunque al 100% in compensazione Piemex. Questo vuol dire che in pratica si creano le condizioni per un baratto multilaterale e multitemporale, che di fatto crea un patto sociale di accettazione di una valuta compensativa, svuotata del suo potere di riserva di valore e dove viceversa si rafforza la sua funzionalità di mezzo di scambio. Questo permette ai crediti Piemex di passare di mano molto velocemente, all'incirca 7-8 volte più velocemente dell'Euro che viceversa viene tesaurizzato di fatto bloccando l'economia e gli scambi.
Entrambi gli strumenti dunque hanno in seno la capacità di dare accesso ad un mercato complementare ed aggiuntivo, con pagamenti certi e da persone di fiducia.
Una dimostrazione pratica insomma di come una visione sociale solidale con opportuni strumenti possa creare valore economico reale e non solo ideale.
La scommessa dei relatori è che i due strumenti si possano integrare, vista l'identità di obiettivi e la diversità di funzioni che possono svolgere.
Se siete curiosi e volete saperne di più potete contattare Alberto Gallo al numero 347 5860754 o via mail michiamoalberto@gmail.com.
                                                                                                                                                                                                            A,Gallo

S                                                                                                                                                       B. Saccagno


S                                                               SAVE THE DATE _ 21 GIUGNO 2015
                        Prossimo Appuntamento con Gaia ed il risparmio alimentare


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lunedì 21 luglio 2014

Eunomia dixit




Eccomi di nuovo a voi, mortali, seppure abbandonare l’Olimpo per avventurarmi  nell’uggiosa umanità non mi solleticasse ho voluto accontentare la Vostra richiesta.

Grazie, o divina Eunomia, per aver accettato di raccontarci qualcosa di te.

Zucconi! Ma scuola che vi mandano a fare? Quanta nostalgia dell’istruzione antica. Ma bando alle ciance, per chi non avesse ancora chiaro chi sono – inarcando le sopracciglia a sottolineare il suo sguardo di severo rimprovero – io sono figlia di Zeus, che non necessita certo di presentazioni alcune, e vi sconsiglio di chiederne, onde evitare l’assaggio dei suoi possenti fulmini e del suo carattere burbero e impaziente.

Si conosciamo, certo, il tuo illustre padre…

Ci mancherebbe, ma nemmeno mia madre è da meno, è Temi, colei che governa tutte le assemblee umane e divine, la regola naturale.
Con mamma, io e le mie sorelle, le Ore, assicuriamo il giusto equilibrio naturale, sociale ed economico che governa la terra e l’Olimpo.
Più chiaro di così e non ci vuole certo intelligenza divina per comprenderlo, no?

Ehm, si certo, ma, ecco, sai molti ci chiedono cosa significa il tuo nome, d’origine greca.

Non basta che vi parli in lingua mortale, che abbandoni le mie funzioni per accorrere al capezzale della vostra stupidità per indicarvi la giusta via, che vi faccia l’albero genealogico, no, devo anche tradurvi il mio nome!
Ebbene, vuol dire la buona norma, la corretta prassi. Più semplice di così.

Insomma…

Un tuono si scaglia al suolo illuminando il viso divino di Eunomia.

Insomma?, Santi Numi, invoco pure il nome dei miei parenti invano per voi: che mi tocca sentire! Cosa ci sarebbe di difficile? Ora le domande le faccio io e attendo una risposta.

Ma se ti guardi intorno, nel contemporaneo, l’equilibrio naturale che ci si aspetta latita e allora, in teoria è così semplice, ma in pratica, sembra affare divino.

Questa poi, ma per chi ci avete preso. Voi siete gli artefici del vostro destino, quelli che non sentono, ripetono a ricalco i loro errori e seduti davanti al nulla si lamentano senza cambiare di una virgola, né sono capaci di ascoltare le possibili soluzioni.
Noi possiamo seguire il vostro percorso, lanciarvi un’ancora di salvataggio, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Guardate troppi film americani, di pessima fattura e prendete la letteratura per verità. Noi non scendiamo in campo prendendo le redini del mondo, fate tutto da soli, evitando di assumervene la responsabilità usando l’escamotage delle punizioni divine.

No, non sempre, forse. Scusa, hai ragione.

Certamente. L’equilibrio naturale è semplice e chiaro, è lì, immutato ed immutabile e perfettamente adattabile al cambiamento dei tempi, nessuno, certo, pretenderebbe di farvi ritornare al mesozoico; però, invece di andare all’essenza delle idee per governare il mondo, vi mettete a complicare le cose, creando un sistema fallace e autodistruttivo che non riuscite a sostenere, né vi decidete mai cambiare.
Tutto scivola e nessuno se ne prende la responsabilità, poi, quando le cose volgono al peggio, ci invocate attendendo il miracolo.

Se fosse possibile, no… Non ti arrabbiare scherzavamo. Hai ragione ma cosa possiamo fare?

Pensare in razionale , agire eunomicamente, prendendosi le proprie responsabilità in condivisione.

Pare facile…

Più facile a farsi che a dirsi, ma, ora è tardi, devo andare, il mio tempo sulla terra è scaduto.

Ma tornerai?

Certo, nonostante i vostri limiti umani mi state simpatici e, quindi, tornerò a raccontarvi tutti i segreti di Eunomia.


A presto, allora.


Se è Eunomico… Universale buon governo a tutti






Capita spesso di avere chiaro in mente un concetto talmente semplice e corretto che non necessita di una spiegazione, si potrebbe dire è lapalissiano.

Così, quando si vorrebbe spiegarlo ad altri ci si trova, per contro, in una sottile difficoltà, per un motivo, se ci pensate bene, piuttosto assurdo: è così facile e chiaro che sentiamo una pulsione quasi doverosa a complicare le cose per renderle comprensibili.

Un peccato veniale che porta ad ingarbugliare una matassa avendo un solo filo lineare.
Chissà come mai la nostra mente costruisce leziosi pastiche rococò su architetture di equilibrio naturale, che non hanno bisogno di orpelli ad agghindare la loro bellezza perfetta.
Ed eccoci qui, anche noi, di fronte a questo dilemma: dire.

Se ci pensate che dovremmo dire? “Eunomica” già racchiude tutto, significanti e significati, nella sua definizione etimologica, e quindi, che aggiungere?

Nulla.
Però, qualcosa bisognerebbe pure dire, magari per rassicurare chi si sente in diffidente soggezione davanti a questo aggettivo sostantivato arcaicamente innovativo.

E allora parole, slogan, e “avanti Savoia”, la penna scivola e la mente corre, cerca la meta essenza, ma la sua essenza, atavicamente l’idea dell’equilibrio naturale è parte della catena del nostro DNA, non ha bisogno di trascrizioni complicate.

Semplicemente richiede uno sforzo solo, innescare le connessioni creative per mettere in pratica il perfetto sistema socio economico figlio della cultura, del dire, del pensare e del fare.

L’elica deve mettere in moto la reazione che porta il semicerchio, quando si è fortunati, o la linea, quando i tempi sono carenti come questi, a completarsi in un cerchio, l’universale moto dell’energia creativa e generativa.


Cosa chiedere ad Eunomia, in sintesi a noi stessi? 
Di arrivare al nocciolo della questione per trovare in concreto la giusta via e metterla in circolo, davvero.





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