Mercoledì 09 Novembre 2016
Istituto Eugenio Bona, Biella
Vi state domandando cosa ci fa
Eunomica al Bona?
Vi chiederete che ci fanno questi frikkettoni che parlano di Eunomia nella scuola dove regna l’economia?
Vi chiederete che ci fanno questi frikkettoni che parlano di Eunomia nella scuola dove regna l’economia?
A scanso di equivoci, per
incominciare posso dire che io, che sto scrivendo, il mio legame ce l’ho, il
mio vecchio istituto è stato fuso ed accorpato – tecnicamente parlando -, per
cui è un po’ come tornare a scuola (fra l’altro molti dei miei vecchi professori
ci sono ancora…). Poi, ci preme (a tutti noi eunomici) sottolineare che siamo
proprio nel luogo deputato per avviare un dialogo interagente (cioè, che agisce
con gli agenti partecipanti, in “soldoni” noi, persone presenti alla giornata) che
si propone di trovare le giuste domande per avviare un processo di cambiamento
che smantelli obsoleti paradigmi consolidati.
Ma non siamo qui a farvi il
pippone, se è pur vero che Eunomica tiene con particolare cura alla formazione
non abbiamo niente a che fare con ingessati professionisti dalla voce impostata
e dallo sguardo di quello “che la sa lunga, perché le sa tutte”, perciò
tagliamo corto e andiamo diretti al cuore del racconto. Ci piace dialogare
apertamente inter pares, ognuno mette
in campo idee, concetti, azioni, processi, suggestioni e creatività da
condividere, per progettare e costruire insieme possibili percorsi andando a
sommare il positivo, per trovare la via ad oggi migliore dalla quale partire.
Ci piace rompere il ghiaccio con l’empatia,
con una battuta e un sorriso aperto, questo mette tutti sullo stesso piano
creando un’atmosfera rilassata e meno accademica (che metterebbe anche noi in
un certo imbarazzo per mancanza di standing
baronale); dobbiamo esser sinceri noi ci siamo giocati pure una carta in più:
il compleanno della nostra ingegnere eunomico, Claudia. Condividere è anche
questo, non solo progettualità!
Potevate pure farmi notare, interrompendomi prima, che non ho rispettato le 5 W di apertura: avete ragione! Cosa ci facevamo là non l’ho ancora detto.
Riparto da qui: Grazie ad una fortuita coincidenza del destino (o forse sotto
il segno della nostra cara Eunomia, che ci sorveglia benevola dal suo punto di
vista privilegiato a volo d’uccello) ci
siamo interfacciati un anno fa con il Prof. Lannino e dialogando tra noi in
varie occasioni, da prof sopra le righe quale è, si è accollato la responsabilità di invitarci all'Istituto
Bona di Biella (che ringraziamo anche nella figura istituzionale della Preside Raffaella
Miori - scusate la mia vetustà ma ai miei tempi questa era la qualifica -
per averci accolti in questo storico istituto biellese) per partecipare
ad una sessione di un progetto Erasmus Plus dedicato al cambiamento
sostenibile, dove sono coinvolti, in un ciclo biennale, scuole provenienti da 5
paesi europei (Italia, Turchia, Olanda, Lituania, Polonia).
Per noi una splendida opportunità
che abbiamo accolto con piacere e buona energia, superando anche la nostra
titubanza nel riuscire ad esprimere i contenuti eunomici in modo comprensibile
in anglossone idioma. Un po’ perché si era leggermente "fuori uso" nel dialogo diretto in lingua, un po’ perché a
volte dobbiamo anche italica madrelingua pensare con attenzione alle parole da
scegliere per raccontare i valori di Eunomia. La fortuna in questi casi è
proprio quella di dover tutti adottare una lingua comune che non ha le stesse
sfumature - che si colorano di suoni e di costrutti diversi a seconda dei suoni
fonetici della propria nazione di provenienza - si è, perciò, tutti sulla stessa
barca. Se manca un termine, scappa dalla mente proprio quando più servirebbe,
ci si dà una mano per comprendersi e alla fine, quasi per magia, più per
empatia, ci si capisce con un sorriso. Siamo umani su uno stesso piano,
semplici "dialogatori", persone che ascoltano, dialogano, si
confrontano per imparare, non certo per insegnare certezze, reciproci doni che
mettono in circolo idee, punti di vista ed esperienze. Si sta mettendo in una scatola condivisa gli elementi che saranno alla base dei percorsi che si
andranno a costruire insieme, in condivisione, ossia condividendo la visione.
Attorno ad un tavolo, di lavoro e
conviviale, visitando un luogo, mettendoci in gioco, dialogando sono nati tanti
spunti, condivisioni e riflessioni aperte, certamente è per noi un momento
arricchente, di cui facciamo tesoro a livello umano, energetico, progettuale e
di ideazione.
Inoltre, con gioia dobbiamo dire che, nonostante qualche
smarrimento ogni tanto su alcuni punti – dove noi per primi ci siamo smarriti
tante volte e da tanto tempo ci ragioniamo sopra -, abbiamo toccato con mano
che, alla faccia di qualche gap linguistico, il diritto naturale, e i processi di progettazione
eunomici che dà lì si originano, hanno trovato terreno di condivisione comune.
Questo è il segno che c’è voglia di tornare ad equilibri che mettano al centro
il benessere nella sua globalità, ma non il benessere materiale bensì quello di
sinergico di rapporto dell’uno con il tutto.
Questa è di fatto l’Europa vera,
questo spaccato fa emergere la voglia concreta delle persone di cambiare ed
interagire insieme per trovare nuovi percorsi di sostenibilità a partire dal
basso, dalle singole azioni quotidiane e dalla responsabilità personale.
Crediamo che questa sia la via per
tendere ad una direzione eunomica (la buona norma) e sappiamo che non esiste
una soluzione univoca vincente ed universale, non ci sono strade giuste o
sbagliate in assoluto, ci sono tanti percorsi che ci permettono di avviarci
verso un processo di cambiamento, conoscerle e farle interagire è un modo per
imparare a porsi le giuste domande. La domanda giusta è più importante della
risposta.
Insieme, partendo da una base che miscela le nostre: energie, professionalità, idee, azioni singole, possiamo costruire
qualcosa di nuovo, partendo da ciò che sappiamo, da ciò che già c’è di buono, per
tendere verso ciò che non conosciamo ancora, o non del tutto, oppure che ancora
manca e dobbiamo inventarlo.
La creatività, la capacità di
mettersi in discussione ed in gioco per scardinare le gabbie e le rigidità che
la società spesso ci impone non è certo una cosa automatica, sintomatica, nè
veloce (vorrei lodare la saggia lentezza, quanti errori si possono evitare
ponderando le cose senza agire di istinto e in immediatezza), ma quando vi è la
volontà di provarci è un atto eunomico, nel senso di buona prassi, da lì poi,
con pazienza e condivisione, le cose verranno.
Una giornata positiva, benedetta anche dall’energia della natura
mistica d’Oropa oltre all’energia umana che ognuno dei presenti ha messo in
campo, che ci ha dato modo di
interrogarci sul futuro insieme: condividendo si può avviare una riflessione
globale sull'impronta che ognuno di noi, sotto sua responsabilità personale non
cedibile, ha nei confronti di sé e del “tutto”.
A presto!
photos by B. Saccagno
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