Dopo aver
sperimentato la capacità di generare energia dei limoni e delle patate,
l’artista Luciano Maciotta ha provato a testare se anche i pomidoro hanno le
stesse proprietà.
Con un semplice
esperimento, eseguito nel suo laboratorio di Monza, ha creato un sistema acelle, simile a quello voltiano a corona di tazze, per misurare quanta corrente
si può produrre.
Guarda il video
Occorrente
per l’esperimento:
Pomidoro:
Bicchieri
Plastica
Una scatola di
pomidoro pelati da 400 gr.
1 Led rosso
Due Elettrodi
(Rame e Zinco)
Fili elettrici
di Collegamento
1 Tester digitale
Patate e
Limoni:
1 Led Rosso
Due Elettrodi
(Rame e Zinco)
Fili elettrici
di Collegamento
1 Tester digitale
Esperimento:
Ogni bicchiere
è una cella che contiene due elettrodi, uno di rame ed uno di zinco, e della
polpa di pomidoro, ogni cella è collegata in serie all’altra da fili elettrici,
come nel sistema a corona di tazze voltiana.
Idem con patate e limoni, in questo
caso gli elettrodi sono inseriti direttamente nella polpa.
Le 4 celle
alimentano 1 LED rosso.
Prima di
collegare il LED è stata misurata con un Tester digitale la tensione prodotta
dalle tazze, è risultato essercene 3,87 Volt, perché la soluzione acida
contenuta nella polpa dei pomidoro sviluppa una reazione elettrochimica secondo
il Principio di Volta, da lui scoperto nel 1800.
È possibile
concludere che i pomidoro, così come patate e limoni, generano energia elettrica.
Considerato che
c’è energia, le 4 celle sono state collegate direttamente ad 1 LED di colore rosso.
Il LED si
accende.
Quanta corrente passa?
Per capirlo è stata effettuata una misurazione con il Tester digitale: ne risultano 0,65 mA (milliampere), che andrà
lentamente a ridursi fino ad arrivare a zero quando sarà cessata l’energia elettrica prodotta dai pomidoro.
Il LED è
rimasto acceso senza interruzione per più di 100 ore.
Naturalmente non
è più possibile riutilizzare la polpa di pomidoro dopo l’esperimento, questa
deve essere correttamente smaltita.
Considerazioni:
Energia dalla Terra: limoni, patate e pomodori elettrici
Nel contesto attuale associare
della materia vivente (frutta e ortaggi) a del materiale inerte (ad es. due
metalli come rame e zinco) per produrre elettricità si può considerare
un’opportunità straordinaria.
I due elettrodi di metallo vengono utilizzati per raccogliere la corrente
prodotta dalla reazione elettrochimica, mentre l’elettrolita è la soluzione acquosa degli acidi che si trovano in
ogni frutto e verdura.
L’idea è interessante a livello
concettuale, ma non solo.
Le batterie “naturali”, così chiamate
proprio per l’utilizzo di vegetali per produrre elettricità, presentano due
limiti: il deperimento fisico (frutta e verdura hanno un ciclo vitale ben
delimitato che li porta in tempi brevi alla marcescenza); la portata limitata
dell’energia disponibile che producono.
Questa seconda
affermazione però, grazie alla crescente diffusione di utenze elettriche ed
elettroniche a maggiore efficienza e quindi a basso consumo (come, ad esempio,
i LED, ma più in generale tutta l’elettronica – es. lampadine a basso consumo, etc -), può favorire una
riconsiderazione del problema dei “limiti” oggettivi delle batterie “naturali”
e ripensare, grazie anche alle continue e costanti innovazioni dedicate al
risparmio energetico e ad una sempre maggiore attenzione alla riduzione dei
consumi, alla possibilità di un loro utilizzo per determinate applicazioni
progettate per un uso più ampio delle batterie “naturali”, oltre i confini
della didattica o del semplice hobby.
Sotto il profilo
energetico le prove eseguite nel mio laboratorio mostrano che due sono i
fattori di primaria importanza: il frutto; come viene utilizzato nel processo.
Ad esempio, con la patata
bollita si ottengono quantità di energia superiori di 10 volte a quella ottenuta
dai limoni utilizzati al naturale.
Ho potuto
constatare, inoltre, che se si inserisce sull’elettrodo di rame un strato di
sostanza depolarizzante (che assorbe l’idrogeno che si sviluppa in forma
gassosa sull’elettrodo) è possibile aumentare di 7-8 volte l’energia prodotta
dai limoni usati al naturale senza depolarizzante.
Le prove sui
pomidoro in polpa mostrano che l’energia prodotta aumenta di 3-4 volte rispetto
a quella ottenuta con l’impiego dei frutti al naturale.
L’energia
prodotta in tutte queste prove (da 2 a 20 mAh) naturalmente è ancora
decisamente inferiore a quella prodotta dalle tradizionali batterie
commerciali, per fare un esempio: una piccola batteria da orologio, del
diametro 10 mm, possiede un’energia di 170 mAh.
Ma sicuramente
se le industrie si dedicassero alla ricerca e alla sperimentazione in questo
campo le batterie “naturali” potrebbero diventare un’alternativa, almeno per
alcuni settori e per certe applicazioni, alle batterie commerciali.
E potrebbe certo essere un bel risultato per
l’uomo e l’ambiente.
Approfondimenti
Energia dai Limoni. Ennio Bertrand e la
ricerca artistica sull’energia solare, di E. Pagni, in
Architettura Sostenibile, 21/04/2010 http://www.architetturaecosostenibile.it/curiosita/varie/energia-limoni-ennio-bertrand-arte-sole-037.html
Installazione dell’americano Amos Letteier
con patate crude,
Portland (Oregon), 2000 http://latteier.com/potato
Where there a potato, there could be
light, di G. K.
Hoffman, in Israel 21C, 20/09/2010, http://www.israel21c.org/environment/where-theres-a-potato-there-could-be-light/
The israeli potato battery, in
New Energy News, di J. Dacey,
16/01/2011, http://newenergynews.blogspot.it/2011/01/israeli-potato-battery.html
Pomme de
parterre, installazione
realizzata da MoiMoi
Design’s Angela Iarocci and Claire Ironside and David K. Ross, e con Peter
Flemming, Garrett Pittenger e Ted Kesik,
in occasione del International Garden
Festival Jardin de Metis, Quebec (Canada), 2007, http://www.inferstructure.net/Pomme-de-parterre
Capri
battery, installazione realizzata da Joseph Beuys
, http://www.wikiart.org/en/joseph-beuys/capri-battery-1985-1
Come produrre
energia elettrica, di A. De Simone, in Ideegreen,
http://www.ideegreen.it/come-produrre-energia-elettrica-248.html
La pila alla patata, di Zini, http://www.fe.infn.it/u/zini/lezioni/divulgazione/strumenti/batteria
Luciano Maciotta
Barbara Saccagno
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