Vivere Sostenibile Alto Piemonte
Quali sono i valori che condivide, supporta
e diffonde?
«L'edizione Alto Piemonte
di Vivere Sostenibile ha pubblicato il suo primo numero a marzo di
quest'anno. Il titolo naturalmente non è casuale, ma è l'elemento comune dei
temi e dei valori che vogliamo trasmettere. In ambito bio-eco ma non solo, ci
interessa diffondere la reale possibilità di vivere e far crescere un mondo che
si basi su principi di giustizia,
solidarietà, partecipazione, consapevolezza, cura del pianeta, eticità e
quindi respinga quella visione puramente mercantile che ci ha regalato gli
attuali disastri a livello non solo locale, ma planetario. Tutto questo
all'interno del territorio del quale ci occupiamo, le province di Novara,
Vercelli, Verbania e Biella».
Vivere Sostenibile Alto Piemonte è nata da poco ma ha già una bella
diffusione e tanti contenuti interessanti:
Quali sono i vostri sogni per il
presente ed il futuro?
Quanto coraggio, resilienza e
passione ci vuole per intraprendere una strada coraggiosa e bellissima come la
vostra?
«Siamo molto contenti per l'accoglienza che ha avuto tra i
cittadini.
È una
rivista che viene richiesta e questo è un ottimo segnale. L'impegno necessario
per produrre un giornale con contenuti interessanti e vari è notevole, ci
lavoriamo in tre ma praticamente a tempo pieno e con pieno intendo anche i
giorni festivi. Uno degli elementi più importanti credo sia la curiosità, la voglia di conoscere realtà,
persone ed attività che costellano il nostro territorio e che è importante far
conoscere senza preconcetti. Saranno poi i lettori che potranno valutare e se
interessati approfondire.
Tutto ciò
comporta necessariamente una ricerca, il contatto, la comprensione e poi il lavoro
editoriale successivo. Sì c'è anche una parte di coraggio in tutto questo, in
particolare legato al fatto di essere ciò che sentiamo di essere, esplorare ciò
che incontriamo sulla nostra strada, insomma il coraggio di essere veri. Impegnativo
ma vi assicuro che ci si sente meglio».
“Eco-rivista
indipendente e gratuita”, una sfida per nulla facile anzi complessa ma
sicuramente intrigante. Oggi tutti i giornali sono in crisi, la carta stampata
si legge sempre meno eppure è ancora prezioso strumento di comunicazione e i
giornali sul Web, in Italia, stentano a decollare in alta quota.
Quali sono le problematiche che
quotidianamente vi trovate ad affrontare nel mondo dell’editoria indipendente
offrendo un servizio di educazione e di cultura donato in gratuità ai lettori,
che possono anche leggere l’edizione digitale on line o riceverla via mail,
e quali invece le opportunità e/o i vantaggi?
«”Eco-rivista indipendente
e gratuita” aggettivi che si collegano sicuramente al tema del coraggio.
Quando abbiamo cominciato anche noi avevamo un po' di timore a portare sul
territorio una rivista cartacea, ma dalle testimonianze e risposte che abbiamo
dai nostri lettori, Vivere Sostenibile
piace proprio perché è su carta.
L'elemento della gratuità è poi un'aggiunta che inizialmente ha colto di
sorpresa i lettori, penso per il sospetto che un giornale gratuito avesse poco
da dire, ma siccome noi curiamo particolarmente i contenuti, ben presto anche
questo ostacolo è stato superato. Come dicevo prima le persone vogliono leggere
la rivista è questo per noi è un bel premio. Altro elemento che vorrei far
notare è la stampa su carta riciclata che
su un formato da quotidiano come il nostro, ha comportato la ricerca di una
tipografia con impianti che potessero stamparla con buoni risultati. E
purtroppo nel nostro mondo a rovescio, la carta riciclata che è sicuramente più
rispettosa dell'ambiente, costa di più di quella standard. Essendo una rivista gratuita per i lettori, la
sostenibilità economica passa inevitabilmente dal sostegno pubblicitario che
nelle nostre zone stenta a crescere, ma che speriamo ci consenta di proseguire
nell'avventura, tenendo conto che ci rivolgiamo ad un pubblico consapevole ed
attendo ai temi e che la rivista si trova in distribuzione solo in punti da noi
scelti sulla base della compatibilità tra attività e contenuti editoriali. Come
piccoli editori indipendenti posso solo
dire che ci si trova da soli ad affrontare qualsiasi problema
burocratico-amministrativo-fiscale-economico, del resto temo che nonostante
il nostro sia uno dei Paesi culla della civiltà, arte e cultura mondiale, non
riesco a togliermi dalla testa quello che disse un noto politico anni fa: “con la cultura non si mangia”. Spero che
riusciremo ad evolverci in fretta da questo livello così basso».
Vivere
Sostenibile racconta il mondo della sostenibilità, un universo in crescita
con un pubblico preparato, interessato ad approfondire, a cambiare seguendo un
percorso di equilibrio e di rispetto verso il pianeta ma io credo innanzitutto
verso sé stessi; prima è necessario consapevolizzare ed assumersi la
responsabilità e poi si può affrontare il cammino del cambiamento.
Sebbene molto ci sia da fare, la velocità
di crociera del cambiamento sia ancora slow,
ci sia ancora tanta confusione e disinformazione o informazione confusa, a me,
personalmente, pare che negli ultimi anni ci siano tanti segnali positivi
sparsi in tutto il mondo che stanno tracciando delle strade sostenibili per un
futuro migliore, a partire già da oggi. Gli esempi, le buone pratiche, le idee
e i progetti concreti non mancano, forse c’è ancora troppa frammentazione.
Secondo il tuo personale vissuto qual è il
quadro attuale della cultura della Sostenibilità?
E quali sono ancora i punti deboli da
rafforzare per far crescere l’attenzione su stili di vita più sostenibili per
il benessere diffuso?
«Sono
d'accordo in linea di massima con la descrizione che hai fatto della
situazione.
Ci siamo
posti due obiettivi importanti come Vivere
Sostenibile. Il primo è quello di essere una rivista di divulgazione dei temi, dando cioè le informazioni di
base ai lettori per avvicinarli e cominciare a far conoscere gli argomenti.
L'altro è quello di diventare un punto
di incontro tra persone e/o gruppi che portano avanti interessi ed attività
differenti, ma che hanno tutte quel filo conduttore, a volte poco visibile,
che passa attraverso una visione del mondo e della relazione tra persone e
pianeta molto diversa dall'attuale, più etica e giusta, più naturale e
solidale.
Nonostante
siamo nati da poco qualcosina in questo senso abbiamo contribuito a realizzarlo
e spero tanto di poter proseguire in questa direzione, magari coinvolgendo
anche le amministrazioni pubbliche che sono importanti gestori di servizi e
risorse comuni.
Naturalmente
i meccanismi consumistici stanno entrando in modo scomposto e disordinato in
questi temi. Non si contano più i prodotti industriali che hanno da qualche
parte nel nome i suffissi eco o bio ed anche gli aggettivi solidale ed etico
sono a rischio di contaminazione da mercato. Ecco questa è una delle battaglie difficili, dare gli strumenti ai
lettori per effettuare con consapevolezza le proprie scelte, senza farsi
condizionare o ingannare da mode o pubblicità solo di immagine. C'è molto
lavoro da fare, ma vedo che le persone sono sempre più attente».
La fiducia è uno dei valori fondamentali
per ritrovare il senso di comunità e di apertura verso l’altro, che non è
necessariamente il diverso ma semplicemente un individuo a noi vicino e
prossimo, se non a volte il nostro vero “IO” non costretto da schemi
sociali… Oggi facciamo difficoltà a
riconoscere ed a intraprendere una cultura dello scambio e della condivisione
capace di generare un’energia reciproca che sviluppi il benessere valorizzando
ogni singola unità. Ritrovare la fiducia, imparare a confrontarsi e a
comprendersi, sommare e moltiplicare invece di dividere e sottrarre ci
indirizzerebbero ad un miglioramento tangibile e sostenibile che ci farebbe
comprendere quanto questa crisi “a tavolino” è superabile con estrema facilità.
Sembra facile eppure la fiducia oggi latita, per fortuna non si fa di tutt’un erba un fascio: Luci vivide ci sono, ma nel
generale ancora si stenta a “dare fiducia”.
Qual è la tua, la vostra, personale ricetta
per alimentare e diffondere la fiducia e la positività per una transizione che
porti ad un cambiamento davvero sostenibile?
«Conoscere diventa cruciale in questo
ambito.
La consapevolezza mi permette di avere fiducia
molto più facilmente perché mi dà gli strumenti per capire meglio chi mi sta di
fronte e la qualità del suo agire. Non a caso i temi dei quali parliamo
cominciano solo ora timidamente a fare capolino in Tv e spesso vengono trattati
come argomenti folcloristici, risibili. Per esempio dopo la COP21 di Parigi che il nostro paese
ha sottoscritto, a parte l'ottimo Luca
Mercalli, avete ancora sentito parlare di cambiamenti climatici a
livello scientifico e quali progetti ha il governo per contrastarli?
Come dicevo
uno dei nostri obiettivi è comunicare e far comunicare tra loro settori, se
così possiamo chiamarli, differenti tra loro. Quindi realizzare sinergie, collaborazioni per arrivare a creare catene
sempre più lunghe che abbiano quei fattori positivi comuni nell'intero ciclo di
un'attività, di un prodotto, di un progetto. Se dalla pianta di canapa
coltivata biologicamente posso dare materiale per l'edilizia che realizzerà un
centro giovanile, ho messo insieme un gruppo di attività virtuose, sane ed
etiche che nessun prodotto industriale potrà eguagliare e nel contempo ho
creato lavoro pulito sul territorio, ho diminuito l'impatto ambientale, ho
magari evitato lo spopolamento di un paesino, ho dato un futuro ad un gruppo di
giovani. Questo è solo un esempio del funzionamento di un mondo nuovo che ci
piacerebbe contribuire a creare e dove la fiducia nell'altro diventa più
facile, perché gli obiettivi di fondo sono in realtà gli stessi».
Il Web è un contenitore veloce e diffuso
che immette contenuti e notizie a passo continuo eppure si può dire di trovarsi
all’interno di un’era storica di grande disinformazione, dove il controllo sui
contenuti è forte, vi è difficoltà ad accedere alle fonti e all’essenzialità
della notizia e non è sempre facile distinguere la notizia vera dalla bufala;
un meta mondo che si definisce sociale perché tutti - qui sarebbe da verificare
il valore effettivo del pronome - possono accedervi e postarvi contenuti ed
idee, sostituendosi o integrandosi ai giornalisti, con il risultato di creare
spesso ancora più confusione perché si presta poca attenzione alle verifiche,
che andrebbero sempre fatte, sulla veridicità o correttezza di ciò che si dice
e viene pubblicato.
Qual è il tuo pensiero sulla comunicazione
contemporanea?
E cosa significa oggi essere un
giornalista?
«Internet è
stata una reale rivoluzione nello scambio di informazioni nel XX secolo. Oggi
ognuno di noi può cercare informazioni, talvolta anche scomode o di nicchia
senza censure, almeno dalle nostre parti. E naturalmente può contribuire ad
arricchire, con sue informazioni, la gigantesca banca dati che è la rete. Il
risvolto della medaglia è che ovviamente la “qualità” del dato va sempre verificata con attenzione perché troppa informazione equivale a nessuna informazione.
Verificare tale informazione talvolta è più difficile che non trovarla. Questo
paradosso è di difficile soluzione.
Inoltre la
rete è in continua evoluzione sia tecnologica sia a causa delle continue
minacce alla sua indipendenza da parte di vari governi, degli interessi
economici e dei mercati in ballo dalla pubblicità, al copyright, ai segreti industriali, fino alla pubblicazione di
documenti scomodi, inquietanti e imbarazzanti per ricchi e potenti del pianeta.
Difficile
destreggiarsi se non si ha una buona esperienza.
Noi poi
siamo un paese dove la libertà di stampa non gode affatto di buona salute e vi
invito a verificare sul sito di Reporters
Without Borders (siamo al 77° posto!), quindi occorrerebbe un
recupero di fiducia negli organi di stampa. E qui l'aggettivo indipendente che
è stampato nel titolo della nostra rivista diventa importante e ci costringe ad
un impegno anche in questo senso. Insomma da piccoli quali siamo, ci mettiamo
la faccia e siamo in prima linea perché crediamo
all'obiettivo di avere una informazione vera. Come rivista gratuita, ma di
qualità, non ci possiamo permettere mancanze su questo punto, perché nel mondo
che contribuiamo a creare ciò che dico equivale a ciò che vivo e le persone che
ho di fronte hanno gli strumenti per verificarlo ogni giorno.
Questo crea il legame di fiducia, prezioso ed impegnativo da mantenere nello stesso
tempo. Spero che i nostri lettori si accorgano di questo e che usino lo
stesso metro per selezionare le informazioni che cercano».
Vivere Sostenibile Alto Piemonte è parte di un circuito di credito
reciproco, perché avete fatto questa scelta e quali sono le vostre prospettive
per potenziare il valore del vostra rivista attraverso, e con, questi
strumenti?
«La
sostenibilità per come vorremmo declinarla, comprende tutti gli ambiti ed anche
quello economico ne è una parte. Anzi un'economia troppo spesso vista e subita
solo come speculazione è all'origine di molti dei problemi che viviamo.
Come rivista
siamo un'azienda e quindi siamo all'interno delle attuali regole fiscali ed
economiche, ma dopo aver conosciuto Piemex
abbiamo capito che potevamo aderire ad un sistema che si svincolava da queste
“solite” regole e ci consentiva di mettere in pratica uno scambio di servizi e
prodotti molto più interessante. Un meccanismo che escludendo il denaro,
secondo me, consente di attivare altri valori più vicini al mondo che ci
piacerebbe vivere e lasciare ai nostri figli. E poi ritorniamo al discorso “fiducia”, escludendo il denaro che in
certi casi è un ostacolo, diventa più facile avere fiducia di chi ti sta davanti,
all'interno di un circuito dove tutti siamo uguali e comunichiamo tra noi.
Credo che
questa scelta dia un valore aggiuntivo alla nostra proposta editoriale, anche
con questo dimostriamo di essere più veri e di vivere ciò che vorremmo.
Penso che
questo contribuirà a migliorare la fiducia nei nostri confronti e con ciò
aumentare le future collaborazioni».
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