lunedì 12 settembre 2016

Intervista ad Enrico Marone

Vivere Sostenibile Alto Piemonte



Come e quando è nata la rivista gratuita Vivere Sostenibile Alto Piemonte?
Quali sono i valori che condivide, supporta e diffonde?

«L'edizione Alto Piemonte di Vivere Sostenibile ha pubblicato il suo primo numero a marzo di quest'anno. Il titolo naturalmente non è casuale, ma è l'elemento comune dei temi e dei valori che vogliamo trasmettere. In ambito bio-eco ma non solo, ci interessa diffondere la reale possibilità di vivere e far crescere un mondo che si basi su principi di giustizia, solidarietà, partecipazione, consapevolezza, cura del pianeta, eticità e quindi respinga quella visione puramente mercantile che ci ha regalato gli attuali disastri a livello non solo locale, ma planetario. Tutto questo all'interno del territorio del quale ci occupiamo, le province di Novara, Vercelli, Verbania e Biella».

Vivere Sostenibile Alto Piemonte è nata da poco ma ha già una bella diffusione e tanti contenuti interessanti:
Quali sono i vostri sogni per il presente ed il futuro?
Quanto coraggio, resilienza e passione ci vuole per intraprendere una strada coraggiosa e bellissima come la vostra?

«Siamo molto contenti per l'accoglienza che ha avuto tra i cittadini.
È una rivista che viene richiesta e questo è un ottimo segnale. L'impegno necessario per produrre un giornale con contenuti interessanti e vari è notevole, ci lavoriamo in tre ma praticamente a tempo pieno e con pieno intendo anche i giorni festivi. Uno degli elementi più importanti credo sia la curiosità, la voglia di conoscere realtà, persone ed attività che costellano il nostro territorio e che è importante far conoscere senza preconcetti. Saranno poi i lettori che potranno valutare e se interessati approfondire.
Tutto ciò comporta necessariamente una ricerca, il contatto, la comprensione e poi il lavoro editoriale successivo. Sì c'è anche una parte di coraggio in tutto questo, in particolare legato al fatto di essere ciò che sentiamo di essere, esplorare ciò che incontriamo sulla nostra strada, insomma il coraggio di essere veri. Impegnativo ma vi assicuro che ci si sente meglio».

Eco-rivista indipendente e gratuita”, una sfida per nulla facile anzi complessa ma sicuramente intrigante. Oggi tutti i giornali sono in crisi, la carta stampata si legge sempre meno eppure è ancora prezioso strumento di comunicazione e i giornali sul Web, in Italia, stentano a decollare in alta quota.
Quali sono le problematiche che quotidianamente vi trovate ad affrontare nel mondo dell’editoria indipendente offrendo un servizio di educazione e di cultura donato in gratuità ai lettori, che possono anche leggere l’edizione digitale on line o riceverla via mail, e quali invece le opportunità e/o i vantaggi?

«”Eco-rivista indipendente e gratuita” aggettivi che si collegano sicuramente al tema del coraggio. Quando abbiamo cominciato anche noi avevamo un po' di timore a portare sul territorio una rivista cartacea, ma dalle testimonianze e risposte che abbiamo dai nostri lettori, Vivere Sostenibile piace proprio perché è su carta. L'elemento della gratuità è poi un'aggiunta che inizialmente ha colto di sorpresa i lettori, penso per il sospetto che un giornale gratuito avesse poco da dire, ma siccome noi curiamo particolarmente i contenuti, ben presto anche questo ostacolo è stato superato. Come dicevo prima le persone vogliono leggere la rivista è questo per noi è un bel premio. Altro elemento che vorrei far notare è la stampa su carta riciclata che su un formato da quotidiano come il nostro, ha comportato la ricerca di una tipografia con impianti che potessero stamparla con buoni risultati. E purtroppo nel nostro mondo a rovescio, la carta riciclata che è sicuramente più rispettosa dell'ambiente, costa di più di quella standard. Essendo una rivista gratuita per i lettori, la sostenibilità economica passa inevitabilmente dal sostegno pubblicitario che nelle nostre zone stenta a crescere, ma che speriamo ci consenta di proseguire nell'avventura, tenendo conto che ci rivolgiamo ad un pubblico consapevole ed attendo ai temi e che la rivista si trova in distribuzione solo in punti da noi scelti sulla base della compatibilità tra attività e contenuti editoriali. Come piccoli editori indipendenti posso solo dire che ci si trova da soli ad affrontare qualsiasi problema burocratico-amministrativo-fiscale-economico, del resto temo che nonostante il nostro sia uno dei Paesi culla della civiltà, arte e cultura mondiale, non riesco a togliermi dalla testa quello che disse un noto politico anni fa: “con la cultura non si mangia”. Spero che riusciremo ad evolverci in fretta da questo livello così basso».

Vivere Sostenibile racconta il mondo della sostenibilità, un universo in crescita con un pubblico preparato, interessato ad approfondire, a cambiare seguendo un percorso di equilibrio e di rispetto verso il pianeta ma io credo innanzitutto verso sé stessi; prima è necessario consapevolizzare ed assumersi la responsabilità e poi si può affrontare il cammino del cambiamento.
Sebbene molto ci sia da fare, la velocità di crociera del cambiamento sia ancora slow, ci sia ancora tanta confusione e disinformazione o informazione confusa, a me, personalmente, pare che negli ultimi anni ci siano tanti segnali positivi sparsi in tutto il mondo che stanno tracciando delle strade sostenibili per un futuro migliore, a partire già da oggi. Gli esempi, le buone pratiche, le idee e i progetti concreti non mancano, forse c’è ancora troppa frammentazione.
Secondo il tuo personale vissuto qual è il quadro attuale della cultura della Sostenibilità?
E quali sono ancora i punti deboli da rafforzare per far crescere l’attenzione su stili di vita più sostenibili per il benessere diffuso?

«Sono d'accordo in linea di massima con la descrizione che hai fatto della situazione.
Ci siamo posti due obiettivi importanti come Vivere Sostenibile. Il primo è quello di essere una rivista di divulgazione dei temi, dando cioè le informazioni di base ai lettori per avvicinarli e cominciare a far conoscere gli argomenti. L'altro è quello di diventare un punto di incontro tra persone e/o gruppi che portano avanti interessi ed attività differenti, ma che hanno tutte quel filo conduttore, a volte poco visibile, che passa attraverso una visione del mondo e della relazione tra persone e pianeta molto diversa dall'attuale, più etica e giusta, più naturale e solidale.
Nonostante siamo nati da poco qualcosina in questo senso abbiamo contribuito a realizzarlo e spero tanto di poter proseguire in questa direzione, magari coinvolgendo anche le amministrazioni pubbliche che sono importanti gestori di servizi e risorse comuni.
Naturalmente i meccanismi consumistici stanno entrando in modo scomposto e disordinato in questi temi. Non si contano più i prodotti industriali che hanno da qualche parte nel nome i suffissi eco o bio ed anche gli aggettivi solidale ed etico sono a rischio di contaminazione da mercato. Ecco questa è una delle battaglie difficili, dare gli strumenti ai lettori per effettuare con consapevolezza le proprie scelte, senza farsi condizionare o ingannare da mode o pubblicità solo di immagine. C'è molto lavoro da fare, ma vedo che le persone sono sempre più attente».

La fiducia è uno dei valori fondamentali per ritrovare il senso di comunità e di apertura verso l’altro, che non è necessariamente il diverso ma semplicemente un individuo a noi vicino e prossimo, se non a volte il nostro vero “IO” non costretto da schemi sociali…  Oggi facciamo difficoltà a riconoscere ed a intraprendere una cultura dello scambio e della condivisione capace di generare un’energia reciproca che sviluppi il benessere valorizzando ogni singola unità. Ritrovare la fiducia, imparare a confrontarsi e a comprendersi, sommare e moltiplicare invece di dividere e sottrarre ci indirizzerebbero ad un miglioramento tangibile e sostenibile che ci farebbe comprendere quanto questa crisi “a tavolino” è superabile con estrema facilità. Sembra facile eppure la fiducia oggi latita, per fortuna non si fa di tutt’un erba un fascio: Luci vivide ci sono, ma nel generale ancora si stenta a “dare fiducia”.
Qual è la tua, la vostra, personale ricetta per alimentare e diffondere la fiducia e la positività per una transizione che porti ad un cambiamento davvero sostenibile?

«Conoscere diventa cruciale in questo ambito.
La consapevolezza mi permette di avere fiducia molto più facilmente perché mi dà gli strumenti per capire meglio chi mi sta di fronte e la qualità del suo agire. Non a caso i temi dei quali parliamo cominciano solo ora timidamente a fare capolino in Tv e spesso vengono trattati come argomenti folcloristici, risibili. Per esempio dopo la COP21 di Parigi che il nostro paese ha sottoscritto, a parte l'ottimo Luca Mercalli, avete ancora sentito parlare di cambiamenti climatici a livello scientifico e quali progetti ha il governo per contrastarli?
Come dicevo uno dei nostri obiettivi è comunicare e far comunicare tra loro settori, se così possiamo chiamarli, differenti tra loro. Quindi realizzare sinergie, collaborazioni per arrivare a creare catene sempre più lunghe che abbiano quei fattori positivi comuni nell'intero ciclo di un'attività, di un prodotto, di un progetto. Se dalla pianta di canapa coltivata biologicamente posso dare materiale per l'edilizia che realizzerà un centro giovanile, ho messo insieme un gruppo di attività virtuose, sane ed etiche che nessun prodotto industriale potrà eguagliare e nel contempo ho creato lavoro pulito sul territorio, ho diminuito l'impatto ambientale, ho magari evitato lo spopolamento di un paesino, ho dato un futuro ad un gruppo di giovani. Questo è solo un esempio del funzionamento di un mondo nuovo che ci piacerebbe contribuire a creare e dove la fiducia nell'altro diventa più facile, perché gli obiettivi di fondo sono in realtà gli stessi».

Il Web è un contenitore veloce e diffuso che immette contenuti e notizie a passo continuo eppure si può dire di trovarsi all’interno di un’era storica di grande disinformazione, dove il controllo sui contenuti è forte, vi è difficoltà ad accedere alle fonti e all’essenzialità della notizia e non è sempre facile distinguere la notizia vera dalla bufala; un meta mondo che si definisce sociale perché tutti - qui sarebbe da verificare il valore effettivo del pronome - possono accedervi e postarvi contenuti ed idee, sostituendosi o integrandosi ai giornalisti, con il risultato di creare spesso ancora più confusione perché si presta poca attenzione alle verifiche, che andrebbero sempre fatte, sulla veridicità o correttezza di ciò che si dice e viene pubblicato.
Qual è il tuo pensiero sulla comunicazione contemporanea?
E cosa significa oggi essere un giornalista?

«Internet è stata una reale rivoluzione nello scambio di informazioni nel XX secolo. Oggi ognuno di noi può cercare informazioni, talvolta anche scomode o di nicchia senza censure, almeno dalle nostre parti. E naturalmente può contribuire ad arricchire, con sue informazioni, la gigantesca banca dati che è la rete. Il risvolto della medaglia è che ovviamente la “qualità” del dato va sempre verificata con attenzione perché troppa informazione equivale a nessuna informazione. Verificare tale informazione talvolta è più difficile che non trovarla. Questo paradosso è di difficile soluzione.
Inoltre la rete è in continua evoluzione sia tecnologica sia a causa delle continue minacce alla sua indipendenza da parte di vari governi, degli interessi economici e dei mercati in ballo dalla pubblicità, al copyright, ai segreti industriali, fino alla pubblicazione di documenti scomodi, inquietanti e imbarazzanti per ricchi e potenti del pianeta.
Difficile destreggiarsi se non si ha una buona esperienza.
Noi poi siamo un paese dove la libertà di stampa non gode affatto di buona salute e vi invito a verificare sul sito di Reporters Without Borders (siamo al 77° posto!), quindi occorrerebbe un recupero di fiducia negli organi di stampa. E qui l'aggettivo indipendente che è stampato nel titolo della nostra rivista diventa importante e ci costringe ad un impegno anche in questo senso. Insomma da piccoli quali siamo, ci mettiamo la faccia e siamo in prima linea perché crediamo all'obiettivo di avere una informazione vera. Come rivista gratuita, ma di qualità, non ci possiamo permettere mancanze su questo punto, perché nel mondo che contribuiamo a creare ciò che dico equivale a ciò che vivo e le persone che ho di fronte hanno gli strumenti per verificarlo ogni giorno.
Questo crea il legame di fiducia, prezioso ed impegnativo da mantenere nello stesso tempo. Spero che i nostri lettori si accorgano di questo e che usino lo stesso metro per selezionare le informazioni che cercano».

Vivere Sostenibile Alto Piemonte è parte di un circuito di credito reciproco, perché avete fatto questa scelta e quali sono le vostre prospettive per potenziare il valore del vostra rivista attraverso, e con, questi strumenti?
«La sostenibilità per come vorremmo declinarla, comprende tutti gli ambiti ed anche quello economico ne è una parte. Anzi un'economia troppo spesso vista e subita solo come speculazione è all'origine di molti dei problemi che viviamo.
Come rivista siamo un'azienda e quindi siamo all'interno delle attuali regole fiscali ed economiche, ma dopo aver conosciuto Piemex abbiamo capito che potevamo aderire ad un sistema che si svincolava da queste “solite” regole e ci consentiva di mettere in pratica uno scambio di servizi e prodotti molto più interessante. Un meccanismo che escludendo il denaro, secondo me, consente di attivare altri valori più vicini al mondo che ci piacerebbe vivere e lasciare ai nostri figli. E poi ritorniamo al discorso “fiducia”, escludendo il denaro che in certi casi è un ostacolo, diventa più facile avere fiducia di chi ti sta davanti, all'interno di un circuito dove tutti siamo uguali e comunichiamo tra noi.
Credo che questa scelta dia un valore aggiuntivo alla nostra proposta editoriale, anche con questo dimostriamo di essere più veri e di vivere ciò che vorremmo.
Penso che questo contribuirà a migliorare la fiducia nei nostri confronti e con ciò aumentare le future collaborazioni».


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