Relatori:
Francesco Bernabei e Alberto Gallo
Giornata
splendida, da andare a farsi una passeggiata da qualche parte o un bagno al
fiume, ma non tutti antepongono il dilettevole all'utile, così se l'argomento di un incontro è “La Moneta Complementare” qualche curioso si è trattenuto per partecipare.
Sarà che di questi tempi non è più blasfemo pensare ad altre forme di
pagamento, sarà che l'Ecomuseo che ha ospitato l'incontro è luogo ricco di fascino e di storia… fatto sta che grazie ai partecipanti c'è stato un bel confronto su un tema spinoso: il denaro.
Il tema della moneta complementare è un argomento al quale Francesco
Bernabei si dedica da tempo e che spesso è poco conosciuto dal “grande pubblico”. Prima di raccontare cos’è e quali sono i progetti attivi in Italia è stato necessario fare un excursus
sulla storia della moneta che dal passato ci portato all’adozione dell’Euro.
Da anni conviviamo
con una crisi che paralizza il sistema economico, il denaro non circola, ove e
quando possibile si tesaurizza perché manca la fiducia, c’è stagnazione eppure abbiamo un grande potenziale inespresso che soffoca per mancanza di moneta circolante.
Se il sistema
tradizionale di pensiero, economico e finanziario, non ha risposte efficaci
possiamo immaginare ce ne siano “altre” possibili?
I 65 progetti dedicati alla moneta
complementare esistenti ed attivi ad oggi in Italia dimostrano che vi è la volontà di trovare un sistema di
misurazione efficace del valore di scambio che sia in grado di ossigenare
il sistema mettendo in circolo l’economia sociale, cioè quella che permette ad una comunità, piccola e grande che sia, di sviluppare e potenziare
gli scambi basandosi sulla “fiducia”, perché non è il pezzo di carta ad essere
fondamentale ma il valore che assume
nel momento in cui lo si immette nel mercato azionando una transazione, altrimenti non ne avrebbe di per sé alcuno.
Vi sono ancora
tante domande da porsi e molti passi da compiere ma è sintomatico che nell’aria si senta, pur a fronte di mancanza di risposte assolute - d’altronde chi può mai dire di averle? -, una maggiore consapevolezza
nel sentire il bisogno di un cambiamento.
Alberto Gallo, intervenuto a completamento del
panorama, ha parlato di due iniziative già esistenti ed attuabili: lo Scec ed il Piemex.
Il primo è uno strumento attivo in tutta Italia, a macchia di leopardo, che ha l'ambizione folle di
promuovere una ricostruzione della
comunità (sociale ancor
prima che economica) a partire da un
dono incondizionato, 100 Scec gratuiti al momento dell'iscrizione, che
innesca una riduzione di prezzo
circolare per gli aderenti, che così vedono aumentare il
proprio potere d'acquisto a patto che lo usino per irrorare l'economia di prossimità, con ulteriori
ricadute sul territorio.
In pratica, lo
strumento serve per oliare qualunque iniziativa
socialmente utile che voglia avvalersi di un patto di comunità: la decisione di
usare uno strumento di misurazione del
valore come lo Scec.
Tra aziende con p.iva questo si configura
come uno sconto incondizionato (max
30%), che attira nuovi clienti e che
al contrario dello sconto normalmente inteso non si traduce in un mancato
guadagno, poiché può esser rispeso
dentro al circuito. Ulteriore volano, la
possibilità di scambiarsi cose
al 100% quando si tratta di beni usati (allungandone così il ciclo di vita) o di prestazioni tra singole persone.
Una sorta di banca del tempo non convenzionale, dove è il fornitore di servizi che decide quanto vuole per il suo
lavoro,
e si lascia ai partecipanti la decisione di accedervi o meno.
E poi, come
ulteriore stimolo, il suggerimento: ma perchè non utilizzare gli Scec per dare un valore ad attività che nel mondo Euro non lo sono?
Come i lavori
domestici, o lavori socialmente utili in generale, ma svolti con sempre più fatica dai
volontari?
Il salto culturale è denso: si sta
parlando di ridisegnare il concetto di
benessere inteso in termini più ampi. Quello che
nell'economia solidaria sudamericana è chiamato “buen vivir”.
Insomma, tentativi
per riportare l'economia al servizio e
non a dominio dell'uomo.
Il secondo
strumento, Piemex, ha la
caratteristica di poter lavorare sulla creazione
del circuito con un'efficacia data dall'organizzazione professionale,
mentre ArcipelagoScec è portato avanti da
volontari in tutta Italia, che per quanto si possano impegnare non possono
dedicare energie così consistenti.
La funzione di
Piemex (che replica il successo di Sardex sul territorio piemontese) è quella di metter in
relazione le PMI di un territorio
garantendo loro di poter effettuare scambi
non inquinati dalla finanza, dunque al 100%
in compensazione Piemex. Questo vuol dire che in pratica si creano le
condizioni per un baratto multilaterale
e multitemporale, che di fatto crea un patto
sociale di accettazione di una valuta compensativa, svuotata del suo potere
di riserva di valore e dove viceversa si rafforza la sua funzionalità di mezzo di
scambio. Questo permette ai crediti
Piemex di passare di mano molto velocemente, all'incirca 7-8 volte più velocemente dell'Euro che viceversa
viene tesaurizzato di fatto bloccando l'economia e gli scambi.
Entrambi gli
strumenti dunque hanno in seno la capacità di dare accesso ad
un mercato complementare ed aggiuntivo, con pagamenti certi e da persone di
fiducia.
Una dimostrazione
pratica insomma di come una visione
sociale solidale con opportuni strumenti possa creare valore economico reale
e non solo ideale.
La scommessa dei
relatori è che i due strumenti si possano integrare,
vista l'identità di obiettivi e la
diversità di funzioni che
possono svolgere.
Se siete curiosi e
volete saperne di più potete contattare
Alberto Gallo al numero 347 5860754 o via mail michiamoalberto@gmail.com.
A,Gallo
S B. Saccagno
S SAVE THE DATE _ 21 GIUGNO 2015
Prossimo Appuntamento con Gaia ed il risparmio alimentare
P
Nessun commento:
Posta un commento