lunedì 1 dicembre 2014

Intervista a Marco Pichetto






Sindaco, ideatore e coordinatore di Veglio CoWorking Project

Gentile Sindaco, prima di raccontarci il vostro interessante progetto, vorrei chiederle di darci una sintetica definizione di co-working.

«Ci sono molte definizioni di co-working, quella che più mi piace è quella che vuole che lo spazio che si condivide per motivi di lavoro sia anche uno spazio condiviso per idee, collaborazioni e, perché no, condivisione di una modalità di vita lavorativa e non solo, alternativa ai classici standard».

Veglio Coworking Project è un progetto molto interessante che ha ricevuto il primo premio al concorso nazionale indetto dalla Convenzione Alpi, nella sezione Progetti per i giovani.
Com’è nato e come funziona?

«Il progetto è nato abbastanza “per caso” nel momento in cui sono venuto a conoscenza del bando indetto dalla Convenzioni delle Alpi nell’ agosto 2011 ed è stata la naturale conseguenza di alcuni elementi/situazioni/esigenze  che c’erano a Veglio, ovvero avere degli spazi vuoti di proprietà comunale e non sapere come utilizzarli, il sentire di dover fare qualcosa per i giovani sia dal punto di vista di aiuti per avviamento al mondo del lavoro sia per il fatto di cercare di contrastare lo spopolamento dei giovani stessi verso altri luoghi e da una esperienza personale di condivisione di spazi lavorativi tra liberi professionisti che avevo avuto negli anni precedenti. 
Dal mix di queste diverse cose è nato il progetto su carta, l’ abbiamo candidato al premio e nel novembre 2011 abbiamo ricevuto la comunicazione ufficiale della vittoria al concorso, da lì, dopo poco più di 1 anno di lavoro tra progettazione definitiva, lavori di sistemazione dei locali, promozione, realizzazione del sito web ed arredamento dei locali, nell’aprile 2013 abbiamo inaugurato gli spazi del Veglio CoWorking Project alla presenza di 3 coworkers che da subito hanno aderito all’iniziativa. 
In breve si tratta di condividere degli spazi lavorativi attrezzati con postazioni da lavoro e cablati con linea internet a banda larga e con sala riunioni ed alcune attrezzature comuni, il tutto gratuitamente per quanto riguarda l’ affitto dei locali e con il solo onere di suddividersi le spese vive delle utenze, tranne la linea web che è garantita gratis dal Comune e dal partner MegaWeb di Biella.
Attualmente ci sono 6 postazioni attrezzate e 5 sono utilizzate».

In Italia, soprattutto nei piccoli centri, è ancora grande il digital divide; di fatto lo Stato non ha, a tutt’oggi, preso una direzione chiara ed efficiente per il sostegno e per lo sviluppo delle tecnologie digitali su tutto il territorio nazionale, che, purtroppo, ha molti gap da colmare e situazioni disomogenee.
Voi avete dovuto fare i conti con il divario digitale?
E se sì, come siete riusciti a superare l’ostacolo?

«Il divario digitale per i piccoli comuni di montagna è molto accentuato, a Veglio ad esempio non arriva la fibra ottica ed i cavi telefonici di Telecom non forniscono banda larga, che però fortunatamente, anche se non copre il 100 % del territorio, ci sono  altri operatori che mandano il segnale Wi-Fi tramite antenne e  che, come nel caso di MegaWeb che è società a prevalente capitale pubblico e gestita da Città Studidi Biella, nonché nostro partner del progetto, garantiscono banda larga Wi-Fi di buona qualità. 
Il Veglio Co Working Project tra l’ altro è stato inserito nei mesi scorsi tra le “buone pratiche” nei documenti di programmazione europea dell’ Agenda Digitale Alpina».

Nel nostro paese è, purtroppo, difficile puntare su progetti innovativi, perché spesso si deve fare i conti con una quasi atavica propensione a prendere le distanze dal nuovo, da quello che può cambiare i parametri e i percorsi canonici verso qualcosa di innovativo o, semplicemente, differente.
Come è stato accolto il vostro progetto dagli abitanti di Veglio e dai potenziali fruitori?

«Il solo fatto che il progetto avesse un nome “non italiano” , in prima battuta non è stato molto compreso, poi, quando lo si è spiegato bene e soprattutto hanno visto i risultati ottenuti, gli abitanti di Veglio ma anche i fruitori, lo hanno accolto molto positivamente, proprio perché è visto come qualcosa che funziona, che si può vedere e toccare e non come un semplice progetto su carta che, come spesso invece accade, rimane un bel libro dei sogni oppure una bella dichiarazione di intenti!».

In tempi di crisi puntare sulla tecnologia e sulla filosofia del downshifting - parola ostica con un profondo significato: nel lavoro mettere al primo posto la gratificazione personale invece del profitto - soprattutto nei piccoli centri, che si stanno depauperando per la mancanza di possibilità e per le distanze dalle grandi direttrici, può davvero rivelarsi una carta vincente per cambiare lo stato delle cose in un’ottica più sostenibile e migliore per tutti?

«Sicuramente sì, di downshifting a Veglio se ne è parlato diverse volte ed ho provato in passato a spingere questa filosofia per cercare di spingere qualcuno a scappare dalle città e rifugiarsi a Veglio per vivere meglio e nel contempo per continuare a lavorare, un paio di casi ci sono stati, ma a volte l’ ostacolo più grande è certamente quello legato alle nuove tecnologie ed alla scomodità di essere lontani dalle grandi arterie autostradali e da ferrovie efficienti».

Negli ultimi anni è sempre più arduo stare al timone dei piccoli comuni, in difficoltà e stretti nella morsa di direttive centrali che, a volte, non facilitano le politiche territoriali, proprio quando, invece, sarebbe importante dare ossigeno alle piccole aree per mantenerle in vita e farle rifiorire.
In un contesto contemporaneo complesso e complicato quanto coraggio ci vuole a dare vita ad un progetto innovativo che di fatto è una vera e propria scommessa?

«Il coraggio è più o meno lo stesso che devi avere per continuare a vivere in questi luoghi di montagna, dove le stagioni fredde sembrano non finire mai e quelle calde sembrano invece essere troppo brevi e dove il primo supermercato è a minimo 10 km! 
La pace, i colori delle stagioni, il suono delle campane delle mucche ed il vicino che vuole fare il baratto tra “pomodori e fagiolini” o che ti porta le uova fresche in cambio di un po' di zucchine, sono invece i lati positivi che ti aumentano il coraggio e ti fanno scommettere anche su progetti molto innovativi e basati sulle nuove tecnologie in luoghi dove tutte queste sembrano non c’entrare nulla, ma è proprio mixando bene tutti questi aspetti, nuovi e vecchi, che possiamo continuare a vivere in un paese come Veglio».

Quali sono i punti di forza e le opportunità del coworking a Veglio?

«Sicuramente il bassissimo costo per gli utilizzatori è un grande vantaggio, così come il fatto di avere la libertà di utilizzare lo spazio assegnato in assoluta libertà, senza vincoli di orari di apertura e chiusura, ognuno ha le chiavi e và quando vuole; altro punto di forza è la sinergia che si può creare, essendo uno spazio piccolo, tra i vari coworkers e di conseguenza possono anche nascere buone collaborazioni. 
È quindi una buona opportunità per chi vuole avviare una nuova attività lavorativa, soprattutto se è alla prima esperienza».

E quali, se ci sono, i punti deboli da migliorare?

«La mancanza di quello che in molti spazi di coworking viene definito il “coworking manager”  o coordinatore, che potrebbe servire nel caso si volessero avviare dei progetti comuni tra i coworkers, magari rivolti alla collettività, o di sviluppo locale. 
La posizione nella quale si trova Veglio, non favorisce l’ utilizzo degli spazi per persone che provengano da fuori zona, oltre cioè un raggio di circa 10/12 km da Veglio».

Infine, quali sono gli obiettivi di Veglio Coworking nel medio e lungo periodo?

«Uno degli obiettivi è quello di mantenere per quanto più possibile tutte le postazioni disponibili sempre occupate, pertanto occorre sempre fare un po’ di promozione al progetto stesso, l’ altro obiettivo è quello di cercare di recuperare dei fondi per poter avviare dei progetti per lo sviluppo del territorio, magari anche solo di promozione turistica e/o in merito a progetti di promozione della residenzialità, nei quali possano lavorare insieme i coworkers, il tutto per fare in modo che a Veglio si possa vivere e lavorare sempre meglio».








                                                                                                                                        

Barbara Saccagno


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