Sindaco, ideatore e coordinatore di Veglio CoWorking Project
Gentile Sindaco,
prima di raccontarci il vostro interessante progetto, vorrei chiederle di darci
una sintetica definizione di co-working.
«Ci sono molte definizioni di co-working, quella che più mi
piace è quella che vuole che lo spazio che si condivide per motivi di lavoro
sia anche uno spazio condiviso per idee, collaborazioni e, perché no,
condivisione di una modalità di vita lavorativa e non solo, alternativa ai
classici standard».
Veglio
Coworking Project è un progetto molto interessante che ha ricevuto il primo
premio al concorso nazionale indetto dalla Convenzione
Alpi, nella sezione Progetti per i
giovani.
Com’è nato e come funziona?
«Il progetto è nato abbastanza “per caso” nel momento in cui
sono venuto a conoscenza del bando indetto dalla Convenzioni delle Alpi nell’
agosto 2011 ed è stata la naturale conseguenza di alcuni
elementi/situazioni/esigenze che c’erano
a Veglio, ovvero avere degli spazi vuoti di proprietà comunale e non sapere
come utilizzarli, il sentire di dover fare qualcosa per i giovani sia dal punto
di vista di aiuti per avviamento al mondo del lavoro sia per il fatto di
cercare di contrastare lo spopolamento dei giovani stessi verso altri luoghi e
da una esperienza personale di condivisione di spazi lavorativi tra liberi professionisti
che avevo avuto negli anni precedenti.
Dal mix di queste diverse cose è nato il
progetto su carta, l’ abbiamo candidato al premio e nel novembre 2011 abbiamo
ricevuto la comunicazione ufficiale della vittoria al concorso, da lì, dopo
poco più di 1 anno di lavoro tra progettazione definitiva, lavori di
sistemazione dei locali, promozione, realizzazione del sito web ed arredamento
dei locali, nell’aprile 2013 abbiamo inaugurato gli spazi del Veglio CoWorking
Project alla presenza di 3 coworkers che da subito hanno aderito all’iniziativa.
In breve si tratta di condividere degli spazi lavorativi attrezzati
con postazioni da lavoro e cablati con linea internet a banda larga e con sala
riunioni ed alcune attrezzature comuni, il tutto gratuitamente per quanto
riguarda l’ affitto dei locali e con il solo onere di suddividersi le spese
vive delle utenze, tranne la linea web che è garantita gratis dal Comune e dal
partner MegaWeb di Biella.
Attualmente ci sono 6 postazioni attrezzate e 5 sono
utilizzate».
In Italia, soprattutto nei piccoli centri,
è ancora grande il digital divide; di
fatto lo Stato non ha, a tutt’oggi, preso una direzione chiara ed efficiente
per il sostegno e per lo sviluppo delle tecnologie digitali su tutto il territorio
nazionale, che, purtroppo, ha molti gap
da colmare e situazioni disomogenee.
Voi avete dovuto fare i conti con il
divario digitale?
E se sì, come siete riusciti a superare
l’ostacolo?
«Il divario digitale per i piccoli comuni di montagna è
molto accentuato, a Veglio ad esempio non arriva la fibra ottica ed i cavi
telefonici di Telecom non forniscono banda larga, che però fortunatamente,
anche se non copre il 100 % del territorio, ci sono altri operatori che mandano il segnale Wi-Fi
tramite antenne e che, come nel caso di
MegaWeb che è società a prevalente capitale pubblico e gestita da Città Studidi Biella, nonché nostro partner del progetto, garantiscono banda larga Wi-Fi
di buona qualità.
Il Veglio Co Working Project tra l’ altro è stato inserito
nei mesi scorsi tra le “buone pratiche” nei documenti di programmazione europea
dell’ Agenda Digitale Alpina».
Nel nostro paese è, purtroppo, difficile
puntare su progetti innovativi, perché spesso si deve fare i conti con una
quasi atavica propensione a prendere le distanze dal nuovo, da quello che può
cambiare i parametri e i percorsi canonici verso qualcosa di innovativo o,
semplicemente, differente.
Come è stato accolto il vostro progetto
dagli abitanti di Veglio e dai potenziali fruitori?
«Il solo fatto che il progetto avesse un nome “non italiano”
, in prima battuta non è stato molto compreso, poi, quando lo si è spiegato
bene e soprattutto hanno visto i risultati ottenuti, gli abitanti di Veglio ma
anche i fruitori, lo hanno accolto molto positivamente, proprio perché è visto
come qualcosa che funziona, che si può vedere e toccare e non come un semplice
progetto su carta che, come spesso invece accade, rimane un bel libro dei sogni
oppure una bella dichiarazione di intenti!».
In tempi di crisi
puntare sulla tecnologia e sulla filosofia del downshifting
- parola ostica con un profondo significato: nel lavoro mettere al primo posto
la gratificazione personale invece del profitto - soprattutto nei piccoli
centri, che si stanno depauperando per la mancanza di possibilità e per le
distanze dalle grandi direttrici, può davvero rivelarsi una carta vincente per
cambiare lo stato delle cose in un’ottica più sostenibile e migliore per tutti?
«Sicuramente sì, di downshifting a Veglio se ne è parlato
diverse volte ed ho provato in passato a spingere questa filosofia per cercare
di spingere qualcuno a scappare dalle città e rifugiarsi a Veglio per vivere
meglio e nel contempo per continuare a lavorare, un paio di casi ci sono stati,
ma a volte l’ ostacolo più grande è certamente quello legato alle nuove
tecnologie ed alla scomodità di essere lontani dalle grandi arterie
autostradali e da ferrovie efficienti».
Negli ultimi anni è sempre più arduo
stare al timone dei piccoli comuni, in difficoltà e stretti nella morsa di
direttive centrali che, a volte, non facilitano le politiche territoriali, proprio
quando, invece, sarebbe importante dare ossigeno alle piccole aree per
mantenerle in vita e farle rifiorire.
In un contesto contemporaneo
complesso e complicato quanto coraggio ci vuole a dare vita ad un progetto innovativo
che di fatto è una vera e propria scommessa?
«Il coraggio è più o meno lo stesso che devi avere per
continuare a vivere in questi luoghi di montagna, dove le stagioni fredde
sembrano non finire mai e quelle calde sembrano invece essere troppo brevi e
dove il primo supermercato è a minimo 10 km!
La pace, i colori delle stagioni,
il suono delle campane delle mucche ed il vicino che vuole fare il baratto tra
“pomodori e fagiolini” o che ti porta le uova fresche in cambio di un po' di
zucchine, sono invece i lati positivi che ti aumentano il coraggio e ti fanno
scommettere anche su progetti molto innovativi e basati sulle nuove tecnologie
in luoghi dove tutte queste sembrano non c’entrare nulla, ma è proprio mixando
bene tutti questi aspetti, nuovi e vecchi, che possiamo continuare a vivere in
un paese come Veglio».
Quali sono i punti di
forza e le opportunità del coworking
a Veglio?
«Sicuramente il bassissimo costo per gli utilizzatori è un
grande vantaggio, così come il fatto di avere la libertà di utilizzare lo
spazio assegnato in assoluta libertà, senza vincoli di orari di apertura e
chiusura, ognuno ha le chiavi e và quando vuole; altro punto di forza è la
sinergia che si può creare, essendo uno spazio piccolo, tra i vari coworkers e
di conseguenza possono anche nascere buone collaborazioni.
È quindi una buona
opportunità per chi vuole avviare una nuova attività lavorativa, soprattutto se
è alla prima esperienza».
E quali, se ci sono,
i punti deboli da migliorare?
«La mancanza di quello che in molti spazi di coworking viene
definito il “coworking manager” o
coordinatore, che potrebbe servire nel caso si volessero avviare dei progetti
comuni tra i coworkers, magari rivolti alla collettività, o di sviluppo locale.
La posizione nella quale si trova Veglio, non favorisce l’ utilizzo degli spazi
per persone che provengano da fuori zona, oltre cioè un raggio di circa 10/12
km da Veglio».
Infine, quali sono
gli obiettivi di Veglio Coworking nel medio e lungo periodo?
«Uno degli obiettivi è quello di mantenere per quanto più
possibile tutte le postazioni disponibili sempre occupate, pertanto occorre
sempre fare un po’ di promozione al progetto stesso, l’ altro obiettivo è
quello di cercare di recuperare dei fondi per poter avviare dei progetti per lo
sviluppo del territorio, magari anche solo di promozione turistica e/o in
merito a progetti di promozione della residenzialità, nei quali possano lavorare
insieme i coworkers, il tutto per fare in modo che a Veglio si possa vivere e
lavorare sempre meglio».
Barbara Saccagno
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